In nome della competitività del capitalismo francese e mentre nel paese sono stati superati i 3 milioni di disoccupati
Hollande si allinea alla politica di lacrime e sangue
Tagli per 30 miliardi, maggiore flessibilità del "mercato del lavoro". "Lo Stato non spenderà nel 2013 un euro in più rispetto al 2012"

A poco più di 100 giorni dal suo insediamento all'Eliseo, il presidente francese François Hollande ha presentato il suo piano per riportare al 3% il rapporto tra prodotto interno lordo (pil) e deficit pubblico nel 2013, come previsto dai parametri europei. Alla politica di rigore del predecessore Sarkozy il socialista Hollande sostituisce la sua con identici obiettivi, che hanno al centro il recupero di "produttività" del capitalismo francese da raggiungere anche attraverso un "patto sociale" tra le parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro, leggi ulteriori liberalizzazioni, e ha garantito che se le parti non raggiungessero un accordo "entro la fine dell'anno" sarà il governo a decidere per conto proprio. La lezione di Monti e del suo ministro Fornero ha fatto scuola anche a Parigi, con metodi adottati anche dalla "sinistra" borghese.
Presentando il suo progetto in televisione lo scorso 9 settembre ha spiegato che "devo impostare il corso e il ritmo per combattere l'alto tasso di disoccupazione, la perdita di competitività è un deficit grave". Partendo da un punto di riferimento significativo: "lo Stato non spenderà nel 2013 un euro in più rispetto al 2012". Promettere una politica di sviluppo e tagliare l'intervento statale vuol dire puntare solo su una politica di lacrime e sangue. Mentre i dati congiunturali dell'economia sono in rapido peggioramento, la previsione di crescita del governo per il 2013 è stata abbassata allo 0,8% e seguirà un 2012 a crescita zero. La disoccupazione è salita sopra alla soglia dei 3 milioni di senza lavoro, oltre il 10% della popolazione attiva e si prevede una ulteriore crescita dei disoccupati a causa di molte pesanti ristrutturazioni aziendali annunciate, da quella del gruppo automobilistico Peugeot che taglierà 8mila posti di lavoro a quella della da Air France.
Hollande giura che con la sua manovra sarà possibile invertire la tendenza alla crescita della disoccupazione entro un anno e il "risanamento" dell'economia entro due anni. Quel che è certo è che questa manovra è la più dura mai realizzata in Francia dal 1983, e anche allora c'era al governo la "sinistra" borghese. "Una cifra eccezionale nella storia della nostra repubblica", ha commentato il presidente francese annunciando che la prossima Finanziaria sarà di 30 miliardi di euro, composti dall'aumento delle tasse per 10 miliardi di euro a carico delle famiglie e altri 10 miliardi di euro a carico delle imprese. Una "divisione" dei sacrifici che peserà notevolmente sul bilancio delle famiglie, molto meno su quello delle aziende che saranno comunque compensate con la riforma del mercato del lavoro, nel senso di maggiori liberalizzazioni e flessibilità a carico dei lavoratori. Per le piccole e medie imprese è previsto inoltre un aiuto finanziario agevolato fornito dalla costituenda Banca pubblica di investimento.
Gli ultimi 10 miliardi di euro della manovra arriveranno dai tagli alla spesa pubblica in tutti i settori ad esclusione dell'istruzione e della sicurezza. Hollande non rinuncia certo alla politica delle espulsioni dei rom e della cosiddetta "tolleranza zero" nelle banlieue, in linea con quella dei precedenti governi di destra. Per quanto riguarda l'istruzione, il presidente socialista ha garantito l'aumento degli effettivi nel settore della scuola, come aveva promesso in campagna elettorale, ma a scapito del taglio di posti di lavoro in altri settori pubblici, ovvero a costo zero.

19 settembre 2012