Il governo spagnolo taglia. La piazza eplode
Pallottole di gomma contro i minatori. 80 feriti, 18 arrestati

Lo scorso 31 maggio oltre diecimila minatori, arrivati da tutte le regioni minerarie della Spagna, avevano dato vita a una combattiva manifestazione per le strade della capitale, conclusasi di fronte al ministero dell'industria per protestare contro il piano dei tagli al settore minerario previsti dal governo di destra di Mariano Rajoy al grido di "meno banchieri e più minatori". Il governo aveva scatenato la polizia contro i manifestanti, numerosi i feriti e gli arrestati. La scena si è ripetuta quando l'11 luglio i minatori sono tornati a Madrid accolti dalla polizia che ha sparato pallottole di gomma contro i manifestanti, minatori, lavoratori e studenti uniti nella protesta contro il governo Rajoy che proprio lo stesso giorno in parlamento annunciava una nuova serie di pesantissimi tagli impostigli dall'Unione europea (Ue) per avere in cambio 30 miliardi di aiuti a sostegno delle banche in difficoltà.
I tagli previsti dal governo sono una mazzata per le regioni minerarie, ridotti di due terzi gli aiuti alle imprese, eliminati di fatto i fondi per le infrastrutture e per la formazione, azzerati quelli per la sicurezza. Tagli che colpiscono in particolare le miniere delle Asturie e Castilla y Leon.
Dopo la manifestazione del 31 maggio il governo aveva rifiutato qualsiasi contatto formale con i sindacati dei minatori e confermato che avrebbe portato fino in fondo il progetto dei tagli ai fondi di sostegno delle miniere che condannerebbero 8.000 lavoratori, e altri 30.000 dell'indotto, alla disoccupazione. La mobilitazione dei minatori era proseguita con varie iniziative fra le quali una marcia dalla regione mineraria delle Asturie fino alla capitale. La "marcia negra" di quasi 200 minatori, con la divisa da lavoro, casco bianco, cintura e stivali, provenienti da varie località delle Asturie, Leon e Aragon iniziava ufficialmente il 22 giugno.
Nei quasi 400 chilometri a piedi verso Madrid, i minatori ricevevano una larga solidarietà lungo il percorso e arrivavano nella capitale la sera del 10 luglio dove erano accolti trionfalmente da centinaia di altri minatori provenienti dai Paesi Baschi, Castiglia, Aragona e Leon, dagli attivisti del "movimento 15M", gli "indignados", da lavoratori e studenti che formavano una fiumana che bloccava completamente la capitale, dall'autostrada alla piazza di Puerta del Sol.
Altrettanto partecipata era la manifestazione che il 12 luglio partiva da Plaza Colòn e si dirigeva verso il ministero dell'industria dopo l'annuncio dei nuovi pesanti tagli da parte del governo. La sede del ministero era presidiata da centinaia di agenti in tenuta antisommossa che alla prima pressione dei lavoratori sulle recinzioni della "zona rossa" caricavano con violenza con largo uso di lacrimogeni e di proiettili di gomma sparati ad altezza d'uomo. I minatori e gli altri manifestanti fronteggiavano le cariche lanciando pietre e petardi e ingaggiando duri scontri in tutta la zona e fino allo stadio Santiago Bernabeu.
La repressione poliziesca non fermava l'esplosione della protesta che proseguiva la sera dell'11 luglio quando la polizia caricava anche le centinaia di manifestanti che si erano riuniti alla Puerta del Sol. E caricava le migliaia di "indignados" che il 13 luglio, e ancora nella mattina del 16 luglio, manifestavano a Madrid contro i nuovi pesanti tagli annunciato dal governo Rajoy. Contro i quali migliaia di lavoratori del settore pubblico scendevano in sciopero con manifestazioni spontanee in varie città, prima ancora che le principali organizzazioni sindacali annunciassero una giornata di lotta nazionale per il 21 luglio e uno sciopero generale a settembre.
Una risposta di lotta alle misure annunciate l'11 luglio in parlamento dal premier Mariano Rajoy, perché a suo dire "l'unica cosa che questo governo può fare per uscire dalla crisi è soddisfare le condizioni imposte dall'Unione europea". Ricordando le conclusioni del vertice Ue di Bruxelles e le condizioni imposte alla Spagna per la concessione di 30 miliardi di euro per la ricapitalizzazione delle banche spagnole Rajoy annunciava il prezzo che dovranno pagare i lavoratori e le masse popolari, un piano di "risparmi" di 65 miliardi di euro entro il 2014.
Tagli che comprendono l'eliminazione del pagamento delle tredicesime del 2012 per i dipendenti dell'amministrazione pubblica; il compenso sarà recuperato dai fondi pensione del 2015. Per i lavoratori pubblici è prevista inoltre la riduzione dei giorni di ferie. Tagli al sussidio di disoccupazione che dopo sei mesi sarà dimezzato, per "incoraggiare la ricerca attiva del lavoro (sic!!)". Una presa per i fondelli quando non è certo la volontà di lavorare che manca quanto il lavoro, specialmente in un momento di recessione e con il tasso di disoccupazione al 25%.
Fra le altre misure è prevista l'accelerazione dell'entrata in vigore della riforma del sistema pensionistico che porta la pensione a 67 anni per gli uomini; l'aumento dell'Iva dal 18 al 21% e dall'8 al 10% quella ridotta; in programma la privatizzazione delle ferrovie, di porti e aeroporti e la "flessibilizzazione degli orari commerciali".
Il segretario generale di Comisiones Obreras, Ignacio Fernandez Toxo, denunciava che "siamo di fronte a un'aggressione senza precedenti nei confronti dei diritti dei lavoratori, dei disoccupati e dei lavoratori del pubblico impiego. Un'aggressione che colpisce le fondamenta della Costituzione e dunque la democrazia", e annunciava la mobilitazione dei lavoratori dalle iniziative del 21 luglio allo sciopero generale di settembre.

Firenze, 18 luglio 2012