E' illegittimo il mandato di arresto del presidente del Sudan
Al Bashir può essere giudicato solo dal suo popolo

La Corte Penale Internazionale (Cpi) dell'Aja lo scorso 4 marzo ha emesso un mandato di cattura internazionale nei confronti del presidente sudanese, Hassan Omar al Bashir. La Corte ha accolto la richiesta avanzata dal Procuratore generale, l'argentino Luis Moreno Ocampo, che accusa il presidente sudanese di crimini contro l'umanità e crimini di guerra avvenuti durante la guerra nella regione del Darfur, scoppiata nel febbraio del 2003 e costata la vita ad almeno 300.000 persone.
Il governo di Khartoum, che non riconosce la Corte, affermava che non avrebbe arrestato e consegnato il presidenter Bashir e denunciava il piano "neocolonialista" che ha portato alla richiesta dell'Aja. Di ingerenza e violazione alla sovranità del Sudan parlavano anche la Lega Araba e l'Organizzazione per la conferenza islamica (Oci), cui si univano l'Unione Africana e il Movimento dei paesi non Allineati nel chiedere all'Onu di "sospendere le udienze di questo caso" alla Corte dell'Aja.
Il mandato di arresto del presidente sudanese è illegittimo. Il Sudan non è tra i 106 stati che hanno ratificato il Trattato di Roma, istitutivo della Corte e quindi ha il diritto di non riconoscere la giurisdizione della Corte sul proprio territorio. Non a caso la richiesta di indagare sulle responsabilità per i crimini commessi in cinque anni di guerra in Darfur era partita direttamente dal Consiglio di Sicurezza, con la risoluzione numero 1593 del 2005. L'iniziativa dell'Onu di avviare l'indagine della Cpi è quindi una violazione della sovranità del Sudan promossa dal Consiglio di sicurezza e avallata anche da Usa, Russia e Cina che pure non hanno ratificato il Trattato di Roma. Indipendentemente dalle sue colpe, Al Bashir può essere giudicato solo dal suo popolo. In ogni caso non da un'istituzione che ha dimostrato di essere al servizio dell'imperialismo e di usare due pesi e due misure.
La Corte dell'Aja si è occupata finora solo di esponenti africani. Alla sbarra del tribunale sono finiti cinque congolesi, quattro ugandesi e due sudanesi; in tutti i casi, tranne che il Sudan, su richiesta dei governi dei paesi coinvolti (Repubblica Centrafricana, Uganda e Repubblica Democratica del Congo) ma non è un caso che il tribunale eserciti la sua azione in Africa, teatro di "guerre minori", e non contro crimini ben più evidenti da quelli compiuti dagli imperialisti occupanti in Iraq o Afghanistan o dai sionisti imperialisti contro il popolo palestinese. Eppure ne avrebbe avute tutte le ragioni ma il procuratore Ocampo ha cestinato ben 240 denunce formalmente presentate alla procura contro i crimini commessi in Iraq dalle forze di occupazione degli Usa e della Gran Bretagna con la motivazione che queste non avevano "intenzioni dolose" contro la popolazione civile. Cosiccome la Procura della Cpi non ha sinora avviato nessuna indagine sugli evidenti crimini commessi dai sionisti nella striscia di Gaza, in particolare durante le tre settimane della recente operazione "Piombo fuso"; l'Autorità Nazionale Palestinese ha firmato il Trattato di Roma ma Ocampo ha obiettato che occorrono accurate indagini di teoria del diritto internazionale prima che l'Autorità palestinese possa essere riconosciuta come un soggetto dell'ordinamento internazionale. Una conferma che il diritto internazionale è piegato agli interessi dei paesi imperialisti.

11 marzo 2009