Chiesto l'arresto del deputato PDL Papa che offriva "protezione giudiziaria" a politici, imprenditori e finanzieri nei guai con la giustizia
L'inchiesta di Napoli fa luce sul "sistema parallelo e criminale" della "P4"
In manette l'ex piduista Bisignani al centro del sistema informatico parallelo. Coinvolti Gianni Letta, D'Alema (presidente del Copasir) i ministri Carfagna, Prestigiacomo e Gelmini, la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Santanchè, l'ad delle FS Moretti, Geronzi (Generali), Scaroni (Eni), Guarguaglini (Finmeccanica)

Dall'estate scorsa la procura di Napoli sta indagando su una nuova associazione a delinquere segreta ribattezzata "P4" in virtù del fatto che diversi personaggi coinvolti nell'inchiesta hanno fatto parte sia della vecchia P2 di Gelli che della recente "P3" di Verdini, Bertolaso, Balducci e della cosiddetta "cricca degli appalti" fra cui figura anche il faccendiere piduista Flavio Carboni.
Il sistema parallelo secondo i Pubblici ministeri (Pm) di Napoli Francesco Curcio e Henry John Woodcock si tratta di un inquietante "sistema parallelo e criminale" costituito allo scopo di "interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale".
Un sistema informativo parallelo in grado di accedere alle banche dati sensibili e usare tali informazioni riservate per imbastire attività di dossieraggio, ricattare, insabbiare reati, gestire appalti e finanziamenti da capogiro, favorire la nomina dei suoi accoliti nei gangli vitali delle istituzioni e ai vertici delle maggiori aziende pubbliche e partecipate ivi compresi la direzione della Rai e le nomine dei servizi segreti.
Le ipotesi di reato vanno dall'associazione per delinquere alla corruzione e favoreggiamento fino alla violazione della legge Anselmi sulle società segrete.

I personaggi coinvolti
Il 15 giugno la procura di Napoli ha ordinato l'arresto di Alfonso Papa, ex magistrato della corrente di Unicost, già direttore generale del ministero della Giustizia e ora deputato del Pdl (per il quale è stata richiesta l'autorizzazione al parlamento che verrà discussa il 22 giugno) e dell'ex piduista Luigi Bisignani, ora consulente di Gianni Letta (suo testimone di nozze) per cui svolge "le funzioni di portavoce dei potentissimi sottosegretariati di Palazzo Chigi" nonché "manager e uomo d'affari dalle importanti relazioni politiche ed economiche, molto vicino a uomini di governo, alle alte sfere del Vaticano, ai massimi dirigenti dei servizi segreti e di enti pubblici strategici, come l'Eni, Enel, Poste, Ferrovie dello Stato (Fs), Finmeccanica" e un ruolo particolare nella designazione "delle più importanti nomine pubbliche del paese".
Dell'associazione - secondo i Pm - fa parte anche il maresciallo del Ros dei Carabinieri Enrico La Monica, riparato in Senegal da dicembre 2010 per sfuggire all'arresto e tuttora "impossibilitato a rientrare per motivi di salute".
È accusato di far parte di un "sodalizio criminoso, unitamente ad altri esponenti delle istituzioni dello Stato e del mondo degli affari, costituito e mantenuto in vita allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e contro l'amministrazione della giustizia". I Pm sospettano che La Monica abbia rivelato "in più occasioni notizie coperte da segreto, anche attinte da altri appartenenti alle forze dell'ordine", allo scopo di fare carriera nei servizi segreti.
Papa e Bisignani sono accusati di aver utilizzato tali informazioni riservate per fare opera di dossieraggio, condizionare l'assegnazione dei più importanti appalti pubblici, le nomine e i finanziamenti pubblici effettuate della Presidenza del consiglio e "avanzare indebite pretese e indebite richieste" nei confronti di imprenditori e finanzieri resi vulnerabili da qualche problema con la giustizia, ai quali offriva "protezione giudiziaria".
Indagato a piede libero anche il poliziotto Giuseppe Nuzzo, in servizio al commissariato Arenaccia a Napoli.
Tra gli indagati, con l'accusa di favoreggiamento personale, spicca l'amministratore delegato (ad) di Fs Mauro Moretti tirato in ballo dall'imprenditore Arcangelo De Martino, arrestato per la P3, che racconta di una denuncia che intendeva presentare per presunti illeciti a suo danno commessi da persone in Fs legate all'ad, denuncia che sarebbe stata bloccata da un intervento di Alfonso Papa. "Risulta evidente - si legge nell'ordinanza dei Pm - che il Papa, dopo aver 'stoppato' la denuncia del De Martino, abbia contattato il Moretti... per vantare, per rivendicare il credito derivante dall'avvenuta surrettizia sottrazione alla cognizione dell'autorità giudiziaria di una vicenda che comunque avrebbe coinvolto il Moretti stesso".
I Pm napoletani hanno ascoltato anche molti altri personaggi di primo piano della politica e dell'economia italiana fra cui spiccano il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Gianni Letta che lo scorso 23 febbraio davanti ai Pm di Napoli ha parlato dei suoi rapporti con Bisignani definendolo: "Estroverso, brillante e ben informato... ed è possibile che qualche volta dica più di quel che sa... Con lui ho rapporti di amicizia che io gestisco in modo istituzionale... Lui è amico di tutti, è l'uomo più conosciuto che io conosca. Bisignani è uomo di relazioni... Non escludo che Bisignani mi abbia potuto dire che era oggetto di attenzioni da parte dell'autorità giudiziaria sicuramente non mi ha detto che era intercettato e io non ho mai cenato con Bisignani e il procuratore generale di Roma, tanto meno per festeggiare il nuovo giudice della Corte costituzionale Lattanzi, che ho conosciuto solo al Quirinale al momento del giuramento".
Mentre Bisignani il 9 marzo scorso ha detto ai Pm: "parlavo e informavo il dottor Letta delle informazioni comunicatemi da Alfonso Papa, e in particolare di tutte le vicende che potevano riguardarlo direttamente o indirettamente come la vicenda riguardante il Verdini (l'indagine sulla cosiddetta P3 ndr), come la vicenda inerente al procedimento che riguardava lui stesso (accusato di abuso d'ufficio, turbativa d'asta e truffa aggravata in riferimento all'indagine del Pm Woodcock sugli appalti alla galassia della cooperativa 'La Cascina' dei fratelli Chiorazzo, vicina a Comunione e Liberazione, ndr)".
Tirati in ballo anche Massimo D'Alema (in qualità di presidente del Copasir, la commissione di controllo parlamentare sui servizi segreti) e poi ancora: Italo Bocchino, i ministri Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo, la neo sottosegretaria alla presidenza del Consiglio con delega all'attuazione del programma Daniela Santanchè, il neopodestà di Roma Gianni Alemanno, il presidente dell'Eni Paolo Scaroni, il finanziere Francesco Micheli, il direttore dei servizi segreti militari (Aise, ex Sismi) Adriano Santini, l'editore dell'Avanti Valter Lavitola e il direttore delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni.
Perquisiti anche gli uffici e le abitazioni degli imprenditori Luigi Matacena e Nicola D'Abundo, entrambi in contatto con Papa.
Il gruppo di Matacena si è specializzato negli ultimi anni nella gestione delle emergenze e ha contatti anche con la Protezione Civile. D'Abundo è invece un armatore presidente dell'associazione di categoria e negli anni passati ritenuto vicino ai socialisti.
In riferimento ai torbidi rapporti fra Papa e il mondo imprenditoriale, nelle scorse settimane i magistrati hanno interrogato altri imprenditori destinatari di appalti pubblici importanti fra cui spiccano Stefano Ricucci, Vittorio Casale e Alfredo Romeo.

Il cardine del sistema criminale
Ma, secondo i Pm, il personaggio cardine di tutta l'operazione sarebbe Luigi Bisignani, nei mesi scorsi bersaglio di una lunga perquisizione che ha coinvolto anche la madre, la segretaria e l'autista; Paolo Pollastri, a cui sono stati ritrovati 19 certificati di azioni depositate all'estero: titoli al portatore di una holding belga, la Codepamo, per diversi milioni di euro e, soprattutto, pacchi di carta intestata della presidenza del Consiglio in bianco.
Il nome di Bisignani, già spuntato fuori dalle indagini sulla "cricca degli appalti" di Roma, è ben noto alla cronaca politica e giudiziaria degli ultimi 30 anni: piduista della prima ora con l'incarico di reclutare nuovi "fratelli massoni", ex redattore dell'ANSA, andreottiano di ferro, coinvolto nello scandalo delle tangenti Enimont e condannato in via definitiva a 2 anni e 8 mesi con l'accusa di aver riciclato una parte della maxi tangente Enimont, parecchie decine di miliardi di lire, nella banca vaticana dello Ior.
Tra le carte dell'inchiesta i Pm partenopei hanno acquisito le prove dei suoi stretti rapporti con Angelo Balducci e Guido Bertolaso (Protezione civile), con Denis Verdini (Pdl & P3), con Pier Francesco Guarguaglini (Finmeccanica), con Paolo Scaroni (Eni), con Cesare Geronzi (Generali).
Il 12 marzo, nell'ambito di una presentazione spontanea, i Pm partenopei hanno ascoltato Bisignani il quale ha ammesso di aver aiutato l'ex pm napoletano, Alfonso Papa, ad intraprendere la carriera politica dopo una serie di incarichi ministeriali, (fra cui quello di vicecapo di gabinetto del ministero della Giustizia quando Guardasigilli era Roberto Castelli) arrivando poi all'attuale incarico di parlamentare Pdl. Inoltre Bisignani ha chiarito che fu uno dei coordinatori del Pdl, Denis Verdini, a presentargli Papa e a chiedergli di aiutarlo in politica.
In riferimento alla nomina del generale Santini alla direzione dell'Aise Bisignani ha confermato il coinvolgimento di D'Alema che, non potendo smentire la circostanza, si è letteralmente arrampicato sugli specchi dichiarando di aver "incontrato il generale Santini che si presentò con il dottor Bisignani il 9 febbraio 2010" ma, ha aggiunto D'Alema a sua discolpa tutto avvenne 5 giorni dopo "la comunicazione ufficiale da parte del governo che egli era stato designato come nuovo direttore dell'Aise". Designato, appunto, e non ancora ufficialmente nominato, cosa che avvenne, guarda caso, pochi giorni dopo l'incontro fra Santini, Bisignani e D'Alema.
Mentre, per quanto riguarda la Santanchè, anch'ella tirata in ballo da Bisignani in riferimento all'attività della sua società di pubblicità "Visibilia", i Pm hanno inviato una lettera agli uffici di alcune fra le principali aziende a capitale pubblico, come Eni e Enel, chiedendo di comunicare eventuali rapporti con "Visibilia" o con la società di relazioni pubbliche "Dani comunicazione", di cui la Santanchè è amministratore.
"In tale contesto - sottolineano gli investigatori della Finanza di Napoli - si rappresenta che sono state intercettate alcune conversazioni telefoniche tra Bisignani e Santanchè dalle quali emerge l'interesse del Bisignani a favorire le attività imprenditoriali della stessa". Per esempio tra il 22 e il 25 febbraio del 2010. Bisignani chiama Santanchè e afferma: "Ma dimmi un po' se io ti devo trovare la pubblicità!... Sì l'ho trovata stavi cercando da un po' di tempo". Santanchè: "Che bella notizia!". In seguito, ha aggiunto Bisignani durante uno dei suoi cinque interrogatori: "feci stringere i rapporti fra la Santanchè e la famiglia Angelucci, che aveva difficoltà a raccogliere pubblicità per il giornale Libero di cui erano editori... alla Santanchè consigliai anche la costituzione di una vera e propria concessionaria di pubblicità, denominata Visibilia".
Grazie alla Santanchè, Libero ha raccolto 10 milioni di euro di pubblicità nel 2009. Tra gli investitori principali ci sono le maggiori società pubbliche: Eni, Enel, Poste e quuindi la Presidenza del Consiglio che è il principale committente di pubblicità istituzionale. Il dipartimento che se ne occupa è diretto da Elisa Grande che il 22 febbraio ha messo a verbale: "So che la Santanchè ha a che fare con la Visibilia. La Presidenza del Consiglio compra pubblicità su tutti i giornali; ... qualche tempo fa il Bisignani, mi disse che mi avrebbe chiamato la Santanchè" che infatti chiamò "lamentando che i miei uffici e quelli del Ministero del Lavoro non compravano pubblicità da Visibilia".
Agli atti dell'inchiesta c'è anche la famigerata telefonata intercettata il 2 dicembre 2010 fra Bisignani e il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, col primo che avverte: "dobbiamo stare attenti ai telefoni perché a Letta gli ho chiesto stamattina del fatto... dicono che Woodcock ci stia controllando i telefoni a me e a lui" e la Prestigiacomo che sospetta: "come fai a sapere che hai l'utenza? Ma allora anche ora c'ho il telefono con il fruscio, tu non lo senti? (...) Perchè Woodcock a te ti controlla? Mamma mia! ma come si può vivere così? Se escono le intercettazioni con me mi rovini!".
Nelle indagini è coinvolta anche il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini che è già stata convocata dai giudici e ha ammesso i frequenti contatti con Bisignani.
Italo Bocchino invece è indicato come la "talpa" che nell'autunno scorso ha svelato il lavoro degli inquirenti partenopei al "caro amico Bisignani". Circostanza confermata dallo stesso Bisignani che davanti ai giudici ha ammesso: "Un giorno l'onorevole Bocchino, mio caro amico mi disse di avere appreso che Papa era indagato e che a Napoli c'era una indagine e delle intercettazioni che riguardava alcune schede procurate e diffuse dal Papa".
Sul conto di Alemanno, in seguito alla testimonianza resa da Maurizio Basile, ad dell'Atac, i Pm concludono che: "La capacità di influenza di Bisignani veniva in rilievo anche con riferimento al sindaco di Roma Alemanno". Infatti la sua giunta è stata travolta tra dicembre e gennaio scorsi dagli scandali su "parentopoli" e "fascistopoli" con centinaia di amici, generi, nipoti, figli, mogli, ex cubiste e soprattutto vecchi camerati assunti nelle aziende municipalizzate Ama e Atac a chiamata diretta e senza concorso.

Il lavoro investigativo
Il troncone principale dell'inchiesta ruota intorno all'appalto per la sicurezza dei servizi informativi, telefonici e dati dei 17 immobili della Presidenza del Consiglio del valore di 9 milioni distribuiti per la durata triennale del contratto e diverse importanti commesse assegnate principalmente all'ENI e all'ENEL e ad altre 4 o 5 società con modalità di aggiudicazione a dir poco sospette con trattative quasi sempre diretta e secretata fra cui spiccano la Selex service management del gruppo Finmeccanica, che da anni si aggiudica le principali commesse sulla sicurezza dei dati della pubblica amministrazione centrale e periferica, e la gestione degli appalti Enav che corre sull'asse Selex sistemi integrati-Finmeccanica, e su cui anche la Procura ha acceso i riflettori..
I filoni d'indagine sono tre: gli appalti, il dossieraggio, le nomine e i finanziamenti pubblici effettuate della Presidenza del consiglio.
Al vaglio degli inquirenti c'è anche una trattativa riservata da cento milioni di euro intrapresa da Bisignani che voleva cedere un immobile alla presidenza del Consiglio.
Un capitolo a parte riguarda invece la forte influenza esercitata dal "sistema parallelo e criminale" sulle nomine e i contratti in Rai e in particolare per quanto riguarda il "bavaglio ad Annozero". A tal proposito l'ex dg della Rai Mauro Masi ha confermato che, a ottobre 2010, dopo il famoso 'vaffan... bicchiere' "avevo deciso di licenziare Santoro" e, per scrivere la lettera di licenziamento, Masi non si rivolge all'ufficio legale di viale Mazzini, ma a Luigi Bisignani.
All'attenzione degli inquirenti c'è anche il ricatto contro il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, che indaga su Silvio Berlusconi per il caso Ruby. Il ricatto è imbastito dalla deputata PDL Michaela Biancofiore che il 16 gennaio scorso chiama al telefono Bisignani per imbeccargli la storia del figlio della Boccassini che circa quattordici anni fa è rimasto coinvolto in una rissa a Ischia.

Il dossieraggio
Sul filone dossieraggio, oltre all'abitazione di La Monica è stata perquisita anche quella di Valter Lavitola, il direttore dell' "Avanti!" di cui si parlò molto qualche mese fa in relazione ai suoi "scoop" sulla storia della casa di Montecarlo e ai suoi rapporti col governo dell'isola di Santa Lucia. I Pm sostengono che Lavitola fa parte di "un articolato meccanismo illecito riconducibile a taluni soggetti impegnati nella gestione di un sistema preordinato alla acquisizione illegale e alla gestione, per scopi e finalità diversi e lontani da quelli istituzionali, di notizie riservate e secretate inerenti, tra l'altro, anche delicati procedimenti penali in corso".

Gli appalti
Sul filone degli appalti, nelle settimane scorse la Guardia di Finanza ha eseguito due decreti di perquisizione nei confronti dell'imprenditore Anselmo Galbusera, titolare della società Italgo aggiudicataria della commessa, e di Angelo Rovati, ex campione di basket, già consigliere di Romano Prodi a Palazzo Chigi, oggi manager dell'alta finanza. Tra i documenti sequestrati figura anche la consulenza che era stata effettuata da Gioacchino Genchi (l'ex consulente dell'ex Pm di Catanzaro Luigi De Magistris, recentemente cacciato dalla polizia perché sgradito a Berlusconi) sui tabulati della società Delta (poi diventata Italgo). Acquisite anche le copie di contratti di sponsorizzazioni di siti web e quotidiani.
Alla base di questo filone d'inchiesta ci sono fra l'altro le dichiarazioni del generale dei carabinieri Antonio Ragusa, che guida il dipartimento da cui dipende l'assegnazione dell'appalto sull'informatizzazione della presidenza del Consiglio, del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e del presidente dell´Istituto poligrafico Roberto Mazzei. Tutti e tre ascoltati nelle settimane scorse come persone informate sui fatti.

I finanziamenti pubblici
Infine, per quanto riguarda il filone sui finanziamenti pubblici e in particolare i contributi all'editoria, i Pm vogliono verificare se la distribuzione dei contributi per l'editoria da parte della presidenza del Consiglio - ossia di Letta e Bisignani - sia stata utilizzata in modo strumentale, per premiare o per punire questa o quella testata. Nell'ambito di questa ipotesi i magistrati hanno sentito Italo Bocchino, tra gli editori del quotidiano napoletano "Roma", e Daniele Capezzone, già direttore editoriale dell'agenzia di stampa "Il Velino", ed Elisa Grande, capo del dipartimento Informazione ed editoria di Palazzo Chigi.

22 giugno 2011