All'incontro bilaterale Usa-Cina a Washington
Le due principali superpotenze mondiali si accordano sul clima e sulla crisi economica
Obama cerca di coinvolgere Pechino nel dominio a due del mondo

Nell'aprire i lavori del vertice cino-americano che si è tenuto a Washington il 27 e 28 luglio il presidente americano Barack Obama ha auspicato "una nuova era di collaborazione, non di scontro" tra i due paesi, tra i due giganti imperialisti la cui alleanza prefigura quel G2 che potrebbe in un futuro non troppo lontano dominare il mondo. "Le relazioni tra Stati Uniti e Cina daranno forma al 21esimo secolo", ha sostenuto Obama; siamo i più forti, mettiamoci d'accordo, ha proposto raccogliendo la disponibilità della delegazione cinese guidata dal vicepremier Wan Qshand e dal consigliere di Stato Dai Bingguo. L'accordo tra le due principali superpotenze mondiali parte dalle questioni che riguardano il clima e la crisi economica.
Obama ha invitato Pechino a cooperare nel lavoro per un futuro energetico "pulito, sicuro e prospero", in modo da trovare nuove strade e energie alternative alla comune dipendenza dalle importazioni di petrolio. Una dipendenza che le porta allo scontro diretto in aree come l'Africa e l'America Latina dove si contendono il controllo di paesi ricchi di materie prime.
Per quanto riguarda l'uscita dal tunnel della crisi economica Obama ha sottolineato che "l'attuale crisi ha chiarito che le scelte che facciamo all'interno dei nostri confini si riflettono per tutta l'economia globale e questo è vero non solo per New York e Seattle, ma anche per Shanghai e Shenzhen. Per questo dobbiamo impegnarci in un forte coordinamento bilaterale e multilaterale", a "cooperare per avere una crescita economica equilibrata e sostenibile", non certo per "togliere più persone dalla povertà" come ha affermato il presidente americano ma che rafforzi anzitutto il duopolio delle due principali potenze mondiali.
Al momento sono certamente gli Usa a avere maggiormente bisogno di una stampella per arrestare la grave crisi economica e non solo che ne mette in discussione il ruolo di prima superpotenza imperialista mondiale. La Cina può fornirgliela. Alla vigilia del vertice la Banca centrale cinese ha registrato un aumento del proprie riserve valutarie, che hanno superato i 2 mila miliardi di dollari; una dotazione finanziaria che permette a Pechino di comprare i titoli del Tesoro Usa finanziando il crescente debito pubblico americano.
La Cina inoltre è l'unica grande economia mondiale che non ha registrato alcuna recessione ma solo un rallentamento della crescita che molto probabilmente entro il 2009 riprenderà a salire verso i livelli record precedenti la crisi. Al contrario degli Usa che nonostante la mole dei miliardi pubblici destinati a soccorrere banche e aziende in crisi ha solo rallentato la corsa recessiva che ancora non si è conclusa.
Anche la Cina ha bisogno di tornare velocemente ai ritmi di crescita economica precedenti la crisi per tentare di stemperare le crescenti rivolte operaie e popolari create dalle sempre maggiori diseguaglianze sociali e dal concentramento della ricchezza nazionale nelle mani dei 300 mila ultramilionari censiti dalle statistiche ufficiali. E ha bisogno di tenere aperto il mercato degli Usa vitale per le proprie esportazioni.
"Siamo sulla stessa barca colpita da onde fortissime", ha risposto a Obama il cinese Dai Bingguo, "come passeggeri della stessa barca dovremo provare ad attraversare la tempesta assieme". Il G2 è servito.

2 settembre 2009