Invece di abolire i "Cip6" ("certificati verdi") emette un'ordinanza illegale e truffaldina
Il governo Prodi ha ripristinato gli incentivi per l'incenerimento dei rifiuti in Campania
I pescecani delle multinazionali ringraziano, alla vigilia del bando di gara per la gestione degli impianti di Acerra, S. Maria la Fossa e Salerno
No all'incenerimento dei rifiuti. Sì alle fonti di energia pulite e rinnovabili
Venerdì 1° febbraio Prodi ha firmato l'ordinanza che sblocca gli incentivi statali, i cosiddetti "Cip6" o "certificati verdi" anche per i "termovalorizzatori" campani. Si tratta di una vera e propria truffa che perdura dal 1992 quando il Cdr, combustibile derivato dai rifiuti, le famose "eco balle", sono state assimilate alle fonti energetiche pulite e rinnovabili e dunque finanziate tramite la bolletta dell'Enel pagata dalle masse, in modo tale che l'energia elettrica derivante dall'incenerimento dei rifiuti possa continuare ad essere venduta ad un prezzo triplo di quello di mercato.
Da più parti, compresa l'Unione europea, si chiedeva al governo di porre fine a questa scandalosa sovvenzione alla produzione di energia "sporca", inquinante e non rinnovabile che continua a favorire i petrolieri, i costruttori di velenosi inceneritori e di centrali a carbone, contribuendo tra l'altro alle emissioni di gas serra, nonostante gli impegni assunti con la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto. In particolare gli ambientalisti facevano notare che in assenza del contributo Cip6 l'incenerimento di rifiuti solidi urbani con recupero energetico non presenta alcun vantaggio dal punto di vista strettamente economico rispetto alle altre fonti rinnovabili (costo 228 euro/MWh contro i 63 euro/MWh dell'eolico).
Il "centro-sinistra" in campagna elettorale aveva promesso di abolire questi finanziamenti illegali a inceneritori, centrali a carbone e scarti petroliferi "assimilati" alle energie alternative (eolica, solare, geotermica, maree e idraulica). Poi aveva detto che avrebbe limitato i Cip6 agli impianti "già realizzati ed operativi", infine con due emendamenti alle leggi finanziarie 2007 e 2008 li ha nuovamente estesi a tutti gli impianti, anche non ancora ultimati, "già autorizzati e di cui sia stata avviata concretamente la realizzazione anteriormente al 31 gennaio 2006".
Sarebbero rimasti fuori comunque gli inceneritori campani ed è scattato puntuale l'appello al governo, come è ormai consuetudine del regime neofascista, dal salotto tv di "Porta a Porta". Incalzato da Casini e da Franceschini, Prodi ha messo precipitosamente riparo all'errore con l'ordinanza-deroga del 1° febbraio affinché possano usufruirne anche i privati che gestiranno i tre inceneritori previsti in Campania, Acerra (in costruzione), S. Maria la Fossa e Salerno, tutti e tre, è bene ricordarlo, non ancora autorizzati, programmati in aree super inquinate e mai bonificate ed ancora privi di uno straccio di valutazione di impatto ambientale (Via).
Francesco Boccia, capo del dipartimento economico di Palazzo Chigi, braccio destro del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Enrico Letta, spiega l'imbroglio: "L'ordinanza è legittima. Non potevamo decidere prima che si chiudesse il bando per l'inceneritore di Acerra: avremmo invalidato la gara o ci sarebbe stato il rischio di un avviso di garanzia. Ora, invece, si può ripartire".
Del resto con i soliti metodi dittatoriali l'8 gennaio scorso Romano Prodi aveva telefonato a Vincenzo De Luca comunicandogli ufficialmente che il governo ha assegnato al sindaco di Salerno i poteri commissariali per la realizzazione dell'"impianto di trattamento finale dei rifiuti" nel territorio del comune di Salerno. De Luca aveva subito chiesto la deroga al ministro per agevolare l'intervento dei privati, comunicando l'area individuata per la costruzione del termovalorizzatore nella Piana Sardone, a poche centinaia di metri da un cementificio, nel comune di Giffoni Valle Piana. Un territorio, già utilizzato come discarica negli anni '80, che ha ospitato in questi anni prima l'impianto di "trito vagliatura" e poi il "sito di trasferenza" dei rifiuti che da tutta la provincia vengono portati qui in attesa di essere smistati all'impianto di Cdr a Battipaglia.
Anche la multinazionale francese Veolia, padrona dell'acqua di mezzo mondo, che stava per giudicare sconveniente l'affare, è subito tornata in pista per mettere le mani sul mostro di Acerra. Stesso discorso per le grandi imprese del Nord come la tristemente nota Fibe-Impregilo, l'Asm di Brescia o come i gruppi economici legati a "Nuova Energia" di De Benedetti (centrali a turbogas) o alla "Cogeam" di Emma Marcegaglia (inceneritori, eolico), la stessa Eni che grazie ai Cip6 ha creato la EniPower per gestire gli impianti di incenerimento dei rifiuti delle proprie raffinerie.

6 febbraio 2008