Intervento di Gabriele Urban al direttivo delle delegate e dei delegati Cgil di Biella
La Cgil deve dare un'alternativa forte, seria e credibile alle politiche neoliberiste
La politica del "meno peggio" e del "lasciamolo lavorare" verso il governo Monti è sbagliata e perdente

Compagne e compagni,
vorrei dire qualcosa sul governo Monti: mi sembra di essere tornato al '94, con la famosa discesa in campo di Berlusconi, ovunque sentivi dire: "è già ricco dunque non ruberà come i politici attuali" oppure "se è stato capace di avviare e far funzionare bene delle imprese di successo come le sue saprà anche far andar bene, e senza sprechi, lo Stato; lasciamolo lavorare".
Oggi di Mario Monti si sente dire: "è un professore di economia, è un tecnico serio e preparato e ha nominato quali ministri, dei professori seri e preparati, lasciamolo lavorare". Tali considerazioni sul governo Monti le ho anche ascoltate, un mesetto fa, al direttivo della mia categoria, la Funzione pubblica, anche lì un "lasciamolo lavorare, vediamo quali saranno le sue azioni politiche ed i rapporti che vorrà instaurare col sindacato".
La realtà è che Mario Monti è forse l'unico capo di governo al mondo che può vantare l'appartenenza a ben tre superlobby internazionali come la Trilateral Commission, il Gruppo Bilderberg e la banca d'affari Goldman Sachs. "Salotti buoni" dell'alta finanza e del capitalismo mondiale, ma non solo. Si tratta di vere e proprie centrali occulte di tipo massonico, chiuse, ristrette, riservate, in cui banchieri, politici e industriali tracciano le linee guida comuni e strategiche per salvaguardare il sistema capitalistico e farlo prosperare a livello planetario. Esse pretendono di dettare a tutti i Paesi precise regole di comportamento politico ed economico, di condizionare la politica degli Stati e dei governi e persino la loro composizione usando fini strumenti di persuasione, propagandati incessantemente da televisioni, giornali e radio, come i giudizi delle ormai tristemente famose agenzie di rating le quali, non sono istituti di ricerca imparziali, ma hanno i loro interessi e svolgono un ruolo in linea col capitalismo finanziario che giorno dopo giorno sta trascinando sul lastrico noi lavoratori.
Detto ciò è quantomeno ingenuo pensare che il governo Monti si muova in direzione della difesa e dell'allargamento dello "Stato sociale", che vada in controtendenza rispetto alle decisioni prese dal governo Berlusconi come la controriforma delle pensioni, lo sfascio della scuola voluto dalla Gelmini, gli ingenti tagli al trasporto pubblico locale e l'ormai prossima privatizzazione dei servizi pubblici locali.
Inoltre, se guardiamo con occhio critico, l'operazione di Cortina e di via Condotti nel centro di Roma, effettuata dall'Agenzia delle entrate, non si basa altro che su un propagandistico mero controllo fiscale/tributario una tantum senza nessuna seria conseguenza contro l'evasione fiscale. Infatti nel recente decreto definito "salva Italia", non viene messo in discussione il sistema delle imposte che continuano ad essere saldate da noi dipendenti fino all'ultimo euro alla fonte, cioè già in busta paga, ed invece pagate dai liberi professionisti in proporzione a quanto hanno liberamente deciso di dichiarare. Così seguiteremo a trovarci col sottoscritto che a novembre, grazie al secondo acconto Irpef, ha preso come netto in busta 970 euro e dall'altra parte la preponderanza dei gioiellieri, degli avvocati e dei ristoratori che continuano con le loro incredibili dichiarazioni da 20.000 euro lordi annui. Ciò è una vergogna perché significa chiaramente che ci sono cittadini di serie A e di serie B. Finché non verrà istituito un sistema efficace per conseguire una seria politica fiscale, i controlli una tantum e le pubblicità progresso contro i parassiti sociali, resteranno mera demagogia.
Spostandoci a questioni sindacali nell'ambito delle cooperative sociali, dove lavoro, vi comunico che è finalmente arrivata una pre intesa per il rinnovo del contratto, dopo 34 mesi di estenuante attesa, con l'irrisoria cifra di 70 euro lordi di aumento in tre anni per un 6° livello, oggi ridefinito dalla sigla D2. Si parla poi della costituzione di un fondo per l'assistenza sanitaria integrativa che non si è ancora ben capito come e da chi sarà gestito e dell'estensione dell'apprendistato, diventato ancor più uno strumento speculativo del lavoro giovanile.
Nella riunione sindacale aziendale, dopo la presentazione di tale pre intesa di accordo, la delusione e il malcontento tra i presenti erano generali, tutti gli intervenuti si sono lamentati facendo rimostranze più che motivate, constatando che non ci sono stati significativi miglioramenti sindacali e retributivi per una categoria di lavoratori già ampiamente sottopagati. Però la cosa che mi ha fatto molto riflettere è stato osservare dove ci ha portati da tempo la pratica della concertazione sindacale, figlia della politica del meno peggio e del sapersi accontentare. Bene, al momento della votazione di tale ipotesi di contratto l'unico ad aver votato no sono stato io poiché i miei colleghi hanno sconsolatamente affermato "tanto che alternativa c'è?"
Già! Che alternativa c'è? Nessun contratto? La perdita dell'appalto? Perché la controparte dei lavoratori è sempre vincente? Perché non ci può essere un'alternativa?
La CGIL deve dare un'alternativa forte, seria e credibile alle politiche neoliberiste delle aziende e delle cooperative che fondano esclusivamente le loro scelte sull'ottenimento del massimo profitto possibile col minimo impiego di capitale, mezzi e persone.
Comunque rispettoso delle decisioni prese dalla maggioranza, il giorno seguente ho affisso nella bacheca sindacale dove lavoro, a fianco del manifesto di tesseramento sindacale 2012, l'ipotesi di contratto con gli aumenti tabellari dicendo ai colleghi iscritti, e non, alla CGIL di chiedermi pure chiarimenti. Allora: due soci mi hanno domandato se veramente io e la CGIL non ci vergogniamo a presentarci con 70 euro lordi in tre anni d'aumento! Invece, come mi aspettavo, le colleghe e colleghi più giovani, con contratto a tempo determinato, mi hanno confidato di aver paura a sindacalizzarsi dicendomi "sai non vogliamo metterci in mostra e subire ritorsioni nel momento in cui, forse, ci rinnoveranno il contratto".
Probabilmente per i presenti più anziani questa è una musica già sentita perché anche anni fa c'erano le paure e le ritorsioni; ma oggi la crisi non ringhia più, oggi la crisi morde e fa male sul serio. Se oggi perdi il posto di lavoro non è più come 30-40 anni fa quando ne trovavi subito un altro, e chissà, anche meglio retribuito.
Che gli dico ai miei colleghi più giovani? Perché è importante tesserarsi CGIL?
Credo che torni utile lo statuto della CGIL quando, cito testualmente, afferma: "il valore della solidarietà in una società senza privilegi e discriminazioni, in cui sia riconosciuto il diritto al lavoro, alla salute, alla tutela sociale, il benessere sia equamente distribuito, la cultura arricchisca la vita di tutte le persone, rimuovendo gli ostacoli politici, sociali ed economici che impediscono alle donne e agli uomini di decidere della propria vita e del proprio lavoro".
Ebbene, certamente questi sono i motivi principali perché ogni lavoratrice e ogni lavoratore dovrebbe iscriversi alla CGIL. Ma tali prescrizioni devono essere perseguite e trasformate in realtà dai nostri dirigenti sindacali che, usando tutti i metodi di lotta possibili, devono saper mobilitare efficacemente noi lavoratori fino al raggiungimento completo di tali obiettivi.
Concludo sostenendo che la CGIL deve lottare per un lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e lavoratori.
Deve porsi in difesa della legge 300/70 (Statuto dei lavoratori) e della sua estensione alle aziende con meno di 15 dipendenti, ai soci-lavoratori delle cooperative e ai lavoratori "atipici".
Deve battersi per l'assunzione di nuovo personale a tempo indeterminato nel pubblico impiego e nella pubblica amministrazione per reintegrare il turn-over e adeguare gli organici alle necessità di servizio.
Lottare per l'abrogazione di tutti i provvedimenti di legge che hanno liberalizzato il "mercato del lavoro" e moltiplicato le forme di lavoro precario nel privato e anche nel pubblico impiego (part-time, contratti a termine, contratto formazione-lavoro, lavoro interinale, lavoro "atipico", parasubordinato) e che hanno inserito trattamenti economici e normativi differenti, in deroga ai contratti nazionali, quali i "patti territoriali" e i "contratti d'area".
Viva la lotta!
Viva la CGIL in lotta!

25 gennaio 2012