Ipocrita discorso di Obama in Ghana
Il presidente Usa dichiara demagogicamente che il futuro dell'Africa spetta agli africani, però ha mantenuto le basi di appoggio dell'Africom in Ghana. L'idolo della "sinistra borghese", inclusi i trotzkisti, chiede ai popoli africani di non prendersela più col colonialismo

"Dobbiamo partire da una semplice premessa: il futuro dell'Africa spetta agli africani", ha affermato l'11 luglio scorso a Accra, in Ghana, il presidente americano Barack Obama all'inizio del discorso tenuto in parlamento dopo l'incontro col capo della Stato John Atta Mills. La premessa di un discorso ipocrita cui non sono seguiti argomenti e soprattutto azioni conseguenti ma anzi contrarie, abilmente confezionato per carpire consensi in Ghana, in Africa e non solo.
"Dico questo conoscendo perfettamente il tragico passato che ha perseguitato in certe occasioni questa parte del mondo", ha proseguito Obama rispolverando brevemente la sua biografia partendo da "mio nonno faceva il cuoco per gli inglesi in Kenya", all'insegna del "sono uno di voi" e conosco bene la situazione. Molti paesi "sono rimasti drammaticamente indietro. Malattie e conflitti hanno devastato intere parti del continente africano", ha elencato e al momento di uscire dal generico e assegnare una qualche responsabilità sul tragico passato, come un prestigiatore ha fatto sparire il colonialismo: " È facile addossare ad altri la colpa di questi problemi. Ma l'Occidente non è responsabile della distruzione dell'economia dello Zimbabwe nell'ultimo decennio, o delle guerre in cui vengono arruolati bambini tra i combattenti". Un colpo di spugna al passato e via, perché adesso "sono convinto che questo sia un nuovo momento di promesse" e non quello di attardarsi a recriminare. Prendersela con lo schiavismo e il colonialismo di secoli fa senza denunciare l'imperialismo di oggi e le sue responsabilità nel ridurre l'Africa alla fame e al sottosviluppo è quantomai demagogico e ipocrita.

Ricetta in 4 punti
La ricetta di Obama per "plasmare il futuro dell'Africa" si basa sull'intervento in "quattro aree che sono decisive per il futuro dell'Africa e di tutti i Paesi in via di sviluppo: la democrazia; le opportunità; la salute; la risoluzione pacifica dei conflitti". Non sono contemplati il rispetto della sovranità dei paesi e il loro pieno possesso delle risorse naturali controllate dalla multinazionali, la liberazione dal giogo del debito con gli organismi finanziari imperialisti quali Fondo monetario e Banca mondiale.
D'altra parte le iniziative che propone nelle quattro aree sono quelle di "supportare governi democratici forti e sostenibili" ma soprattutto alleati dei paesi imperialisti; sostiene che poiché "l'Africa emette meno gas serra di qualsiasi altra parte del mondo ma è il continente più minacciato dai cambiamenti climatici, tutti abbiamo la responsabilità di frenare queste tendenze e trasformare questa crisi in opportunità" ma non indica come; afferma che in Africa "troppi ancora muoiono per malattie che non dovrebbero essere mortali. È necessario che i singoli africani facciano scelte responsabili per impedire il diffondersi della malattia. L'America sosterrà questi sforzi", ma non dice con quali fondi. Infine afferma che "per tanti, troppi africani i conflitti armati sono parte dell'esistenza. Questi conflitti sono una pietra al collo per l'Africa" ma il primo compito sarebbe quello di "combattere l'inumanità in mezzo a noi". E a seguire ha affermato che "quando in Darfur c'è un genocidio o quando in Somalia ci sono i terroristi, queste sono sfide che riguardano la sicurezza globale ed esigono una risposta globale. Ecco perché siamo pronti a collaborare attraverso l'azione diplomatica, l'assistenza tecnica e il supporto logistico e sosterremo gli sforzi per portare i criminali di guerra di fronte alla giustizia". Eccoci al dunque, a un elenco dettagliato degli interventi in Africa che l'amministrazione americana ha in programma, in continuità con quella di Bush.
La chiusura del discorso segue il copione di un sermone rivolto ai giovani: "il mondo sarà come voi lo costruite. Voi avete la forza per chiamare i vostri leader a render conto del proprio operato, per costruire istituzioni che siano al servizio del popolo. Potete sconfiggere le malattie, mettere fine ai conflitti e creare il cambiamento partendo dal basso. Potete farlo. Sì, voi potete (il solito ritornello, ndr). Perché ora la storia sta cambiando". Un linguaggio che fa andare in sollucchero la "sinistra borghese", inclusi i trotzkisti, per la quale Obama è presentato come un idolo e non come un abile demagogo, scelto apposta dalla maggioranza dei capitalisti americani per difendere, in maniera diversa dallo screditato caterpillar Bush, i loro interessi imperialisti nel mondo. Africa compresa, dove le multinazionali americane contendono lo sfruttamento delle risorse ai concorrenti imperialisti europei e a Cina e India.

Inconfessabili mire imperialiste
"Il Ghana è uno straordinario modello positivo per l'Africa" ha sostenuto Obama elogiando l'amico John Atta Mills. La presenza economica Usa in Ghana è cresciuta, contrapponendosi alla forte la concorrenza cinese, nello sfruttamento delle ricchezze del paese, dall'oro ai diamanti, dalla bauxite al manganese di cui è uno dei maggiori esportatori. Risorse controllate dalle multinazionali che ne traggono profitti mentre la bilancia commerciale è in forte perdita. Il Ghana è anche uno dei principali esportatori di cacao ma l'agricoltura non assicura l'autosufficienza alimentare della popolazione. Il pomposo discorso di Obama nulla modifica di questa situazione, anzi l'avalla, e mantiene il paese come valido alleato di supporto per l'intervento militare nel continente, coordinato dal Comando Africa (Africom).
L'Africom creato da Bush ha due sottocomandi in Italia, il quartier generale dell'esercito nella caserma Ederle di Vicenza e il comando delle forze navali a Napoli. Il comando di Napoli coordina le operazioni navali dell'"Africa Partnership Station" che prevedono la dislocazione di navi da guerra lungo le coste dell'Africa occidentale con a bordo militari di vari paesi, compresi ufficiali italiani.
Gli ufficiali delle forze armate del Ghana sono stati addestrati nel Centro di studi strategici per l'Africa, istituito dal Pentagono, e l'esercito e la marina Usa hanno accesso alle basi militari e ai porti del paese che anche in questo modo contribuisce così a garantire il controllo americano sul Golfo di Guinea, l'area dalla quale proviene il 15% del petrolio importato dagli Usa. L'esercito del Ghana partecipa a diverse "missioni di pace" imperialiste da quelle nel Darfur al Congo e in altri paesi africani, al Libano, al Kosovo e alla Georgia. Un "modello" che Obama intende replicare.

22 luglio 2009