Con l'intervento di Rohani all'Assemblea generale dell'Onu
L'Iran apre agli imperialisti americani e ai sionisti di Israele
Disponibile a un accordo sul nucleare a "breve termine"
Un giornale iraniano: Il nostro presidente non può stringere la mano insanguinata di Obama

Nel suo intervento all'Assem-blea generale delle Nazioni Unite Barack Obama aveva salutato la "moderazione" del neopresidente iraniano Hassan Rohani, riconosciuto come legittimo il desidero dell'Iran di dotarsi dell'energia atomica a scopi civili e aveva espresso la speranza che ai primi segnali concilianti di Teheran potesse seguire un accordo formale. E annunciava di aver dato incarico al segretario di Stato John Kerry "di avviare un dialogo bilaterale" per riprendere i rapporti diplomatici interrotti nel 1979.
Chiama e rispondi. Poche ore dopo, dallo stesso palco arrivava la replica di Rohani con messaggi altrettanto incoraggianti, a partire dall'auspicio di un accordo sul nucleare "in tempi rapidi, dai tre ai sei mesi".
Il neopresidente iraniano, che si è insediato come settimo presidente della Repubblica Islamica dell'Iran col giuramento davanti al parlamento di Teheran lo scorso 4 agosto, iniziava l'intervento dalla tribuna dell'Onu del 24 settembre sottolineando che scegliendo lui gli iraniani hanno espresso "una preferenza per la moderazione e il dialogo". Dialogo che per l'Iran vuol dire avviare "un negoziato immediato sul dossier nucleare", primo passo per definire a "un accordo-quadro con gli Stati Uniti" che intanto porti quantomeno all'alleggerimento delle sanzioni economiche contro l'Iran.
Come ha poi ripetuto in diverse interviste alle reti televisive americane Rohani ha auspicato che lui e Obama possano incontrarsi "per guardare al futuro" anziché ai rancori del passato e che "una volta trovata la soluzione per il problema nucleare non sarà impossibile avanzare su altri terreni. Ogni cosa sarà resa più facile da quell'accordo". E assicurava che aveva l'appoggio del leader Alì Khamenei.
Avrebbe voluto anche incontrare di persona Obama ma i tempi non sono ancora maturi, le resistenza in Iran ancora forti , e si è dovuto accontentare di un colloquio telefonico il 27 settembre mentre in auto si stava dirigendo all'aeroporto per rientrare a Teheran. Il ghiaccio è rotto dopo 34 anni, lo annunciava trionfante Obama affermando che "adesso un accordo onnicomprensivo tra di noi è possibile".
Un segnale del nuovo clima veniva il 26 settembre al termine della riunione all'Onu del gruppo chiamato 5+1, formato dai rappresentanti di Usa, Francia, Regno Unito, Russia, Cina e Germania, che si occupa del negoziato sul nucleare iraniano. "Il tono e lo spirito dell'incontro sono stati estremamente buoni", affermava il ministro degli Esteri britannico William Hague annunciando un nuovo incontro il prossimo 15 ottobre a Ginevra.
A tirare un colpo di freno per la Casa Bianca ci pensava il 28 settembre la responsabile della sicurezza nazionale Susan Rice affermando che "è troppo presto per scommettere su un accordo nucleare. Non ci facciamo illusioni. Ma se si riuscisse a cominciare da una soluzione sul programma nucleare, e aggiungervi la fine del sostegno iraniano al terrorismo, allora comincerà una discussione seria sul futuro". Il passo successivo è quindi la questione del sostegno dell'Iran al "terrorismo", ovvero alla resistenza libanese e palestinese. Un passo per volta. "Terremo gli occhi aperti, le parole non bastano. Teheran deve rispettare i suoi obblighi con azioni convincenti" rispetto allo sviluppo del nucleare, ripeteva Obama il 30 settembre ricevendo l'imperialista sionista Benjamin Netanyahu per tranquillizzarlo.
Intanto il 29 settembre al suo rientro nella capitale iraniana Rohani era accolto anche da una serie di contestazioni. Un centinaio di manifestanti issavano cartelli con su scritto "Morte all'America" e "Dobbiamo temere che si ripetano le sciagure dell'epoca riformista? Guai a chi non ha imparato la lezione". Alcuni lanciavano uova e scarpe contro il presidente e prendevano a pugni la macchina che lo trasportava fuori l'aeroporto.
In precedenza il quotidiano Kayhan aveva espresso preoccupazione per le affermazioni di Rohani sul programma nucleare intese come un segno di debolezza dell'Iran e si era detto contrario all'incontro fra Rohani e Obama parlando di "orrore" per la possibilità che "la mano pulita del nostro presidente potesse stringere quella insanguinata" del presidente americano.

2 ottobre 2013