Mentre il Mossad attua e pianifica azioni di sabotaggio
Israele pronto ad attaccare l'Iran

"Il mondo deve impedire che l'Iran costruisca armi nucleari", esortava il primo ministro sionista, Benjamin Netanyahu, mentre i suo ministro della Difesa Ehud Barak annunciava che se "il paese fosse costretto a una guerra" contro l'Iran gli sarebbe costato "appena 500 morti e anche meno". Come dire che la scelta di aggredire l'Iran non aveva complicazioni ma un prezzo più che accettabile.
Gli imperialisti sionisti di Tel Aviv rilanciavano le minacce di attacco all'Iran da soli, o in compagnia, in seguito alla pubblicazione del rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). Il documento reso noto il 9 novembre ma ampiamente rivelato nei giorni precedenti, affermava che dalle indagini su materiali forniti dai servizi segreti imperialisti, risultava che l'Iran sta conducendo un programma nucleare di ricerca con "possibili risvolti militari". Ma senza alcuna prova certa il rapporto non poteva dichiarare che l'Iran ha violato il Trattato di non proliferazione o che sia sulla strada di costruire bombe atomiche.
Tanto bastava a rilanciare le minacce di intervento militare da parte di Tel Aviv, che già ha dato il via a nuovi atti di sabotaggio come nel caso dell'ultimo "incidente" avvenuto nella base missilistica iraniana di Bigdaneh del 12 giugno.
L'Iran "non ha bisogno della bomba atomica per far fronte agli Stati Uniti e ai loro alleati", affermava il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad che confermava l'intenzione del suo governo di proseguire lo sviluppo del programma atomico per usi civili.
Comunque in mancanza di una moratoria mondiale sulle armi atomiche sarebbe più che legittimo che il governo iraniano puntasse a sviluppare un armamento atomico tattico come hanno tutti i paesi che lo minacciano.
L'ambasciatore iraniano presso l'Aiea, Ali Asghar Soltaniyeh, sosteneva che il suo paese "non abbandonerà mai i suoi legittimi diritti" in materia di nucleare ma essendo un "paese responsabile" continuerà a "rispettare gli obblighi derivanti dal Trattato di non proliferazione nucleare", che comprendono la supervisione delle sue attività da parte dell'Aiea. Anche se denunciava come pieno di errori il rapporto sul nucleare iraniano e accusava il direttore dell'agenzia di Vienna, il giapponese Yukiya Amano, di aver violato lo statuto dell'Aiea, pubblicando "false accuse" a uno stato membro in un rapporto pubblico e consegnando documenti relativi all'Iran ai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Il diplomatico iraniano contestava inoltre i contenuti del rapporto, costruito su documenti contenuti in un pc portatile, rubato in Iran prima del 2004 e in possesso dei servizi segreti americani. Documenti che né l'Iran né l'Aiea hanno potuto visionare nella versione originale nonostante li avessero richiesti all'amministrazione Usa. Oggi vengono buoni per Obama e i suoi alleati sionisti per costruire una campagna contro l'Iran. A cui partecipava la Gran Bretagna di Cameron. Col ministro degli Esteri William Hague che il 9 novembre si dichiarava a favore di "una soluzione negoziata. Abbiamo teso la mano in segno di riconciliazione più di una volta, siamo pronti ad avere nuovi negoziati ma solo se l'Iran è pronto a parlare sul serio del suo programma nucleare senza precondizioni". Neanche cinque giorni dopo era in prima fila a perorare l'intervento militare ripetendo che non si doveva escludere "nessuna opzione" riguardo all'Iran, compresa quella militare.
Nel frattempo sulla stampa inglese filtravano dichiarazioni di funzionari del ministero degli Esteri nelle quali si riteneva addirittura imminente un attacco israeliano contro l'Iran, con il supporto logistico degli americani, "entro Natale o l'inizio del prossimo anno"; la fonte sarebbe stata il premier sionista Netanyahu.
Il 14 novembre toccava a Obama annunciare l'avvio di consultazioni con Russia e Cina sul dossier Iran, con i due paesi contrari alle opzioni militari. "C'è un ampio consenso - affermava Obama - contro il programma nucleare dell'Iran, che pone rischi non solo per la regione ma per gli Stati Uniti. Teheran dovrebbe rispettare gli obblighi internazionali. Il mondo è unito e l'Iran è isolato e le sanzioni imposte stanno avendo un enorme effetto". E per non restare addietro al compare sionista, ripeteva che anche per gli Usa "nessuna opzione è esclusa".
L'ampio consenso sbandierato dall'imperialismo americano non comprende però le azioni militari: anche la Germania e la Francia sono contrarie. La Russia ritiene inopportune anche le sanzioni. Il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov denunciava "la campagna orchestrata attorno all'ultimo rapporto dell'Aiea", come "un mezzo per alimentare la tensione per imporre nuove sanzioni unilaterali" e tentare di rovesciare il governo iraniano.

16 novembre 2011