Lo denuncia lo Spi-Cgil
In Italia 400 mila bambini costretti a lavorare
La responsabilità del governo Berlusconi
1.700.000 minori sotto la soglia di povertà

Nel mondo ogni 6 bambini ce n'è uno che lavora. In tutto sono 246 milioni i bambini sfruttati. Fra questi 171 milioni fanno lavori rischiosi, altri 8 sono coinvolti nelle peggiori forme di sfruttamento, dal traffico degli stupefacenti alla schiavitù vera e propria, dalla prostituzione alla pornografia. 110 milioni hanno meno di 12 anni.
Sono queste le cifre scioccanti rese note dall'Ilo (International Labour Organization), e riprese durante il Congresso internazionale contro lo sfruttamento del lavoro minorile organizzato da Cgil, Cisl, Uil e Mani Tese e svoltosi a Firenze il 10 maggio scorso.
Si tratta di bambini a cui viene rubata l'infanzia e l'adolescenza. Invece di studiare e giocare stanno nei campi, nelle fabbriche, in fondo alle miniere (per non parlare di quelli nei postriboli) a faticare dall'alba al tramonto, spesso in condizioni disumane. Si tratta di bambini condannati fin dalla nascita ad essere forza lavoro, braccia per sfamare altri fratelli, in una spirale di povertà, analfabetismo, supersfruttamento.
L'Italia è tutt'altro che indenne dalla piaga del lavoro minorile. A denunciarlo è uno studio realizzato dall'Ires-Cgil, promosso e finanziato dal sindacato pensionati Spi-Cgil.
A dieci anni dalla precedente rilevazione, sarebbero tra i 360-400 mila i bambini tra i 7 e i 14 anni sfruttati, pari all'8-9% sul totale dei loro coetanei. Un esercito di baby-lavoratori che tiene di conto anche dei figli di immigrati e dei 30-35 mila minori non accompagnati entrati in Italia clandestinamente, che invece le cifre ufficiali filogovernative nascondono furbescamente. Come fa l'Istat che "limita" il fenomeno del lavoro minorile a "solo" 144.000 (dati 2002). E ancor peggio fa il governo del neoduce Berlusconi che, non solo cerca di minimizzare il fenomeno, ma lo vuole addirittura istituzionalizzare, in modo da cancellare con un colpo di penna questa vergogna sociale. Così non solo il sottosegretario al lavoro Maurizio Sacconi sostiene che bisogna smetterla con le cifre "da terzo mondo", e che i bimbi sfruttati "sono 40 mila" (che anche se fosse vero, non sarebbero certo pochi!) ma da parte della casa del fascio si avanza addirittura un'altra inaccettabile e vergognosa ricetta: legalizzare il lavoro minorile. A proporlo è stata la presidente forzista della commissione bicamerale per l'infanzia, Maria Burani Procaccini, che è andata a sostenere l'aberrante tesi del "diritto al lavoro dei bambini" proprio al congresso fiorentino attirandosi una selva di indignate critiche.
Le responsabilità del governo del neoduce Berlusconi sulla piaga del lavoro minorile sono invece pesantissime: non ha fatto nulla per combatterlo e sta facendo di tutto per alimentarlo con la sua politica economica e sociale antipopolare che sta progressivamente impoverendo le famiglie e fa crescere le aree di emarginazione, mentre a livello scolastico, il ministro Moratti, con la sua riforma, non solo ha ridotto ma di fatto ha abolito l'obbligo scolastico.
Tornando alle cifre dell'Ires, dei 400 mila bambini-lavoratori, circa 70 mila (il 17,5%) lavorano oltre 4 ore in modo impegnativo e continuativo e oltre il 50% di questi, cioè circa 40 mila lavorano 8 ore e più con paghe che oscillano tra i 200 e i 500 euro, mentre circa 130 mila sono impiegati in lavori stagionali. Si tratta in questi casi di vero e proprio lavoro nero. C'è poi il 50% del totale, circa 200 mila, che aiutano i genitori in quelli che l'Istat definisce "lavoretti" e che invece la Cgil considera a tutti gli effetti "lavori precoci" in famiglie povere. Una conferma di ciò viene dall'area fiorentina, dove un rapporto di Mani Tese ha stimato in circa 30 mila i bambini cinesi che "aiutano" la famiglia nel lavoro. Dei 70 mila minori impiegati in lavori continuativi il 57% lavora nel commercio, il 20% nell'artigiano e l'11% nell'edilizia.
E come ha denunciato anche il presidente dell'Ires, strettissima è la correlazione tra le condizioni economiche di una famiglia, il livello di istruzione e lo sfruttamento dei minori. L'Italia è al secondo posto in Europa per la più alta percentuale di minori (il 17%) che vive sotto la soglia di povertà, sono ben 1 milione e 700 mila, e al Sud il livello si alza al 29,1%. Tra i bambini di 7 e 10 anni che lavorano, più dell'80% proviene da famiglie sotto o ai limiti della soglia di povertà. A dimostrarlo, non ci sono solo le cifre, ma ci sono anche le loro storie, come quella di Massimo che a 12 ha cominciato a fare il garzone di un panettiere per 10 mila lire la settimana, come quella di Mauro, che avrebbe voluto studiare ma è stato costretto ad andare in una segheria per sfamare i cinque fratellini, o come quella di Veronica, 15 anni, orfana di padre, e primogenita di 11 figli che non è potuta andare a scuola perché doveva occuparsi dei fratelli e della casa.
Lo studio dell'Ires-Cgil dimostra quanto sia urgente e prioritaria una drastica lotta contro il lavoro minorile, che inevitabilmente si salda a quella contro il lavoro nero. Una battaglia che deve coinvolgere tutte le componenti sociali, politiche e sindacali, affinché si imponga al governo un radicale cambiamento della politica economica e sociale, a partire da leggi e misure che sollevino le famiglie e i minori dallo stato di indigenza e di bisogno e da una politica scolastica che renda gratuito per tutti l'obbligo scolastico fino a 18 anni.

8 settembre 2004