IL GOVERNO D'ALEMA AVANGUARDIA DELL'IMPERIALISMO EUROPEO PER "NORMALIZZARE" I PAESI GIA' ANTIMPERIALISTI

Aperte le relazioni diplomatiche con la Corea del Nord. In precedenza rotto l'isolamento dell'Iran e della Libia e aperta la porta della Ue a Turchia e Israele
Dopo un lungo lavorio diplomatico presso i referenti governativi di Usa, Corea del Sud e Giappone ad opera del ministro degli Esteri Dini e dei suoi uomini il governo D'Alema ha annunciato lo scorso 4 gennaio l'apertura di relazioni diplomatiche con la Corea del Nord. ú l'ambasciatore a Pechino, Paolo Bruni, ad essere accreditato quale rappresentante del governo italiano a Pyongyang dove avrà una base di appoggio nella sede dell'ex ambasciata della Repubblica democratica tedesca, prontamente messa a disposizione dal governo tedesco.
Nello stesso edificio ha sede la rappresentanza diplomatica svedese, l'unico paese dell'Unione europea ad avere finora un ambasciatore residente. Hanno relazioni diplomatiche con la Corea del Nord anche Portogallo, Austria, Danimarca e Svezia che inviano a Pyongyang gli ambasciatori residenti a Pechino. La mossa del governo italiano mette in campo per primo uno dei principali paesi della Ue e non vale solo per uno dei paesi che hanno relazioni diplomatiche col regime di Kim Jong II perché, come ha spiegato il rinnegato D'Alema il 10 gennaio incontrando a Roma il ministro degli Esteri giapponese, "l'Italia intende aiutare la dirigenza nordcoreana nel processo di democratizzazione".
L'impegno dell'imperialismo italiano è quindi quello di fare da battistrada per conto proprio e di quello europeo (solo Francia e Gran Bretagna si sono mostrate poco interessate) per "favorire le riforme" capitaliste nella Corea del Nord e favorirne l'agganciamento al carro imperialista. Una operazione nella quale sono già impegnati Usa e Cina assieme alla Corea del Sud. D'Alema lancia l'imperialismo italiano in questa impresa all'altro capo del mondo per piazzarlo in prima fila a livello politico e nei possibili grandi affari che si potrebbero aprire nel paese e nell'area.
Al momento l'unico affare in cantiere, per un valore di quasi 10 mila miliardi di lire, è il programma Kedo per la costruzione di due reattori a uso civile. Il lavoro è affidato a un consorzio guidato da Corea del Sud e Giappone a cui partecipano anche paesi europei tra cui l'Italia. L'imperialismo italiano ha già pensato a rendere visibile la sua presenza in Corea del Nord con lo stanziamento di 6 miliardi per aiuti alimentari mentre aziende quali l'Eni e la Danieli mettono in cantiere progetti industriali per il Nord e il Sud del paese.
Nello sbarco in Corea del Nord il governo D'Alema ha sfruttato appieno il vantaggio di avere avuto in passato i collegamenti realizzati tra i revisionisti italiani e quelli di Pyongyang. A stringere i tempi ci ha pensato Dini per far cogliere all'Italia la "primizia" di primo grande paese industrializzato ad allacciare le relazioni con Pyongyang.
La Corea del Nord è solo l'ultima medaglia in ordine di tempo che l'imperialismo italiano si appunta sul petto accanto a quelle di Iran e Libia, riavvicinate alla Ue. Col che il governo del rinnegato D'Alema si conferma avanguardia dell'imperialismo europeo per "normalizzare" i paesi già antimperialisti. Una missione da giocare anche presentando le sue credenziali di "centrosinistra" che ha aggiunto a quelle principali che vedono ancora di più col suo governo l'imperialismo italiano impegnato nelle sue "storiche" direttrici espansioniste.
Di recente il governo ha svolto un ruolo di punta nel vertice dell'Unione europea che si è tenuto nella capitale finlandese Helsinki il 10 e 11 dicembre scorsi per far entrare la Turchia nella Ue; durante la visita dal 24 al 26 dicembre in Israele D'Alema ha garantito al regime sionista l'appoggio italiano alla richiesta di ingresso di Israele nel gruppo europeo all'Onu.
Dopo l'incontro col premier sionista Barak D'Alema ha sottolineato che: "la nostra priorità sono i Balcani, lì abbiamo undicimila persone (soldati, ndr) e un grande impegno finanziario. Questo (il Medio Oriente, ndr) potrebbe essere il secondo polo. E poi c'è l'Africa subsahariana. Timor Est per noi non può essere che un'eccezione". Certo il Mediterraneo, i Balcani e l'Est europeo restano le direttrici principali: le stesse direttrici storiche dell'espansionismo di Mussolini, e più anticamente dell'impero romano; le stesse più recentemente riprese da Craxi, e che prima il democristiano Prodi e poi il rinnegato D'Alema hanno fatto proprie e rilanciato con proclami ed atti concreti. Senza però tralasciare spazi e opportunità che si presentano in altre situazioni.