Il 2 giugno all'insegna del nazionalismo e del militarismo stile mussoliniano
L'Italia
imperialista di Ciampi e Berlusconi e dei paggetti dell'Ulivo mostra i muscoli
L'anno scorso
fu mascherata da parata militare "umanitaria'', cioè con la scusa di un
omaggio ai corpi militari e civili inviati in missione di "pacificazione''
nei Balcani e in altre regioni del mondo. Quest'anno anche quella ridicola
foglia di fico è stata lasciata cadere, e l'Italia imperialista di Ciampi, di
Berlusconi e dei paggetti dell'Ulivo ha potuto mostrare liberamente e
aggressivamente i muscoli, con una parata militare che per le dimensioni, il
clamore assordante che gli è stato dedicato dai compiacenti mass-media del
regime, e per il consenso politico unanime ed esaltato che l'ha accompagnata,
trova dei precedenti solo nelle parate imperialiste e colonialiste di Mussolini
degli anni '30, quando il suo regime era al massimo della sua apparente potenza.
Tre ore di sfilata, sei chilometri di reparti, settemila soldati, 221 veicoli da
guerra, 27 aerei, dai mezzi impiegati nella prima guerra mondiale, passando per
quelli dell'esercito, marina e aviazione fascisti, fino a quelli modernissimi
impiegati nei Balcani: è questa l'impressionante esibizione militarista del 2
giugno 2001 ai Fori imperiali a Roma, voluta da Ciampi per mostrare al Paese e
al mondo che l'Italia non è più l'"Italietta'' della prima metà del
secolo scorso, e nemmeno la subalterna base militare avanzata degli Usa e della
Nato degli anni della "guerra fredda'', ma una tra le prime 5 o 6 potenze
militari imperialiste dell'Occidente, decisa a conquistarsi il suo "posto
al sole'' tra i padroni della Terra.
Con la partecipazione massiccia dei reparti speciali d'élite impiegati nei
Balcani e in altre zone di intervento "umanitario'', come i paracadutisti
della Folgore, del Col Moschin e del Tuscania, gli incursori del Comsubin e del
battaglione San Marco, i carristi e i guastatori, i cacciabombardieri Tornado e
gli elicotteri Mangusta ecc., a fianco di reparti militari di parecchi paesi
della Nato (hanno sfilato militari di Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania,
Belgio, Austria e Grecia), nonché con la presenza a fianco di Ciampi del
segretario generale dell'Alleanza atlantica, Robertson, si è voluto
sottolineare che l'Italia è un pilastro militare fedele ed essenziale della
Nato (con 8 mila militari è seconda nel contributo alle truppe Nato di
occupazione del Kosovo), ma al tempo stesso è anche una potenza militare
autonoma, con proprie ambizioni espansioniste ed imperialiste e i "muscoli''
militari per farle adeguatamente valere.
Con l'esibizione delle sue truppe scelte più agguerrite e specializzate,
compresa la massiccia presenza di reparti di volontarie donne di diverse armi
(ben 378 le donne soldato che hanno sfilato per la prima volta ai Fori
imperiali), l'Italia imperialista di Ciampi ha voluto anche chiudere per sempre
con l'epoca dell'esercito di leva per dimostrare di aver adottato a tutti gli
effetti l'esercito professionale interventista, al pari delle altre potenze
imperialiste che lo hanno fatto già da tempo.
Particolarmente sporca e tendenziosa è stata poi la sapiente coregrafia storica
inscenata per l'occasione, con l'esibizione di divise e mezzi militari spaziante
dal Risorgimento fino alla guerra nei Balcani, passando per il periodo fascista
delle aggressioni coloniali e dell'intervento nella seconda guerra mondiale, tra
cui le autoblindo usate per massacrare i resistenti libici e i "maiali''
della X Mas del boia nero Valerio Borghese. In questo modo Ciampi e il regime
neofascista hanno voluto non solo riabilitare il periodo mussoliniano, ma
integrarlo nella storia "patria'' come una sua parte incancellabile e ormai
degna di farne parte a pieno titolo.
A COSA MIRA CIAMPI?
è da quando è salito al Quirinale, due anni fa, che Ciampi persegue
ostinatamente il suo chiodo fisso di risvegliare negli italiani il nazionalismo
e il militarismo, con l'esaltazione continua, dapprima in sordina e poi sempre
più sfacciatamente, dei simboli che li rappresentano come il tricolore e l'inno
nazionale, che non perde occasione di far eseguire e cantare alle autorità e al
pubblico ad ogni ricorrenza e manifestazione. Egli presenta tutto ciò come un
innocente e legittimo "orgoglio'' di "sentirsi italiani'', ma il suo
obiettivo inconfessabile è di ben altra portata e pericolosità. Quello che
vuole fare questo finto "nonno'' severo ma "amico'' del popolo è di
cancellare dalla memoria delle masse la giusta diffidenza verso i militaristi e
i nazionalisti, ereditata con la dura esperienza del fascismo e delle due guerre
mondiali e cementata dalla Resistenza, per ricreare un consenso di massa verso
il risorto imperialismo italiano e il suo esercito interventista e
guerrafondaio, come fu durante il fascismo mussoliniano.
Anche il ripristino in grande stile della festa e della parata militare del 2
giugno rientra in questo suo nero disegno neofascista. Basti pensare al
significato che ha sempre avuto questa parata, fin da quando fu introdotta nel
1950 dall'allora ministro della difesa Randolfo Pacciardi come un minaccioso
monito in chiave anticomunista e golpista nei confronti della classe operaia e
degli antifascisti, al punto che fu utilizzata dal generale De Lorenzo come
prova generale del tentato golpe dell'estate del '64. E infatti cadde
gradualmente in disuso dopo le lotte del '68-69 e nel corso degli anni '70,
proprio perché in quegli anni il vento dell'antifascismo e
dell'internazionalismo soffiavano forte, e il nazionalismo e il militarismo
avevano scarso seguito di massa, per non dire nullo, soprattutto tra i giovani.
A metà degli anni '80 ci fu poi il tentativo del neoduce Craxi di resuscitare
questa ricorrenza e la parata militare connessa, ma non ebbe seguito a causa del
ciclone tangentopoli che ne troncò la carriera. Ora è Ciampi che ci riprova, e
stavolta con molto più consenso politico attorno a sé, e soprattutto grazie al
clima favorevole della seconda repubblica capitalista, neofascista,
presidenzialista e federalista. Inoltre l'imperialismo italiano non muove più i
primi passi come al tempo del neoduce Craxi, ma è diventato adulto facendosi le
ossa anche sul piano militare in numerosi interventi armati, dal Libano al Golfo
persico, dal Corno d'Africa ai Balcani.
COINCIDENZE EMBLEMATICHE
Non è affatto casuale, anzi ci pare emblematico, che questa odiosa e arrogante
esibizione di muscoli coincida con il ritorno al governo del neoduce Berlusconi
e dei suoi tirapiedi fascisti, razzisti, leghisti e democristiani. Ambedue gli
eventi rispecchiano evidentemente le tendenze attuali della borghesia in camicia
nera di cui Ciampi è il più fedele e autorevole notaio. Non per nulla i
fascisti esultano per l'iniziativa di Ciampi, come si può vedere
dall'entusiastico servizio dedicato alla festa dal Secolo d'Italia, e lodano
sperticatamente il richiamo all'"unità della patria'' fatto nell'occasione
dal capo dello Stato.
Ma è anche vero che paradossalmente la strada ai fascisti è stata spianata
proprio dalla "sinistra'' del regime neofascista e dai governi dell'Ulivo,
di cui non solo Ciampi è stato il candidato prescelto per il Quirinale, ma che
con l'adesione piena all'imperialismo europeo, la missione militare in Albania,
la partecipazione all'aggressione imperialista alla ex Jugoslavia e l'adozione
dell'esercito professionale interventista (tutte iniziative non a caso
appoggiate senza riserve anche dall'altro polo), hanno posto le basi per questa
grave e intollerabile escalation nazionalista e militarista.
Bastava guardare il palco delle autorità ai Fori imperiali e vedere quanto i
paggi dell'Ulivo - Amato, Rutelli, Mattarella, Veltroni, Fassino, Cofferati,
Nesi, Bordon ecc. - si mostrassero compiaciuti insieme a Ciampi e ai neofascisti
- i vari Pera, Casini, Fini, Storace, Tremaglia - per capire che l'imperialismo
italiano e la difesa dei suoi interessi sono ormai obiettivi comuni e
indistinguibili tanto del "centro-destra'' che del "centro-sinistra'',
comunque si scambino i ruoli di governo e di "opposizione''. Proprio come
vuole Ciampi col suo richiamo ossessivo all'"unità della patria''.
|