Lo afferma la Confindustria
L'Italia è in recessione

Per la terza volta dal dopoguerra, dopo le crisi del 1973 e del 1993, l'Italia è in recessione. Ad annunciarlo il Centro studi della Confindustria che per il 2008 prevede un calo del pil dello 0,1% in "forte contrasto" con l'aumento dell'1,5% conseguito nel 2007. A giugno, invece, gli industriali avevano stimato una crescita del pil tra lo 0,1% e lo 0,6%. Invece è prevedibile che dopo il -0,3% del secondo trimestre, anche il terzo e il quarto saranno negativi, facendo scattare la recessione che tecnicamente si verifica dopo due trimestri negativi.
Il dato è stato presentato il 18 settembre scorso dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che ha definito la situazione "drammatica".
La recessione è accompagnata da un'inflazione che dovrebbe attestarsi al 3,6%, da una contrazione dei consumi (la seconda nel dopoguerra, dopo quella del '93) pari a -0,1 nel 2008 dopo una crescita del 1,4% lo scorso anno. In caduta anche gli investimenti: -1% per quest'anno. Proprio in questi giorni Gabetti e Tecnocasa hanno reso noto che nel primo semestre dell'anno i prezzi delle case sono scesi del 2,7%. Del resto anche le previsioni dei maggiori istituti si avvicinano pericolosamente alle stime di Confindustria: l'Fmi ha appena parlato di crescita zero, mentre le stime di Ue, Ocse e Prometeia non vanno oltre il +0,1%. A negare la crisi economica che attanaglia il nostro paese era rimasto solo il governo del neoduce Berlusconi e il suo contabile Tremonti, che intervenuto al convegno di Confindustria, ha attaccato polemicamente gli economisti, invitandoli a tacere, evocando il fantasma di Carl Schmitt che di fronte alla tragedia della Seconda guerra mondiale invocò il silenzio dei suoi colleghi giuristi. "È prudente - ha rincarato la dose - non tenere conto di quello che dicono" se non addirittura "fare l'opposto".
Ma poi, il teorizzatore della finanza creativa deve aver rifatto qualche conto, e il 23 settembre, una nota di aggiornamento al Dpef presentata in Consiglio dei ministri insieme alla Finanziaria 2009, ha drasticamente rivisto al ribasso le stime sulla crescita italiana. Per il 2008 non più una crescita dello 0,5% ma di appena dello 0,1% mentre le stime 2009 passano dallo 0,9% ad un ben più misero 0,5%.
"La riduzione delle stime del Pil nel Dpef" da parte del governo, ha commentato il presidente di Confesercenti, Marco Venturi, "significa ammettere che l'economia italiana è in recessione e che anche per l'anno prossimo non si intravede la fine del tunnel''. "Questo - prosegue - si traduce in una sempre più grave crisi dei consumi, più disoccupazione, maggiori difficoltà per le famiglie e le imprese". Per questo chiede che "il governo metta in campo misure che rilancino la fiducia nel paese, affrontino coraggiosamente i ritardi dell'Italia, creino le condizioni per la crescita ed una migliore coesione sociale''.
Ma non c'è da farsi illusioni, vista la politica economica di lacrime e sangue varata dalla compagine governativa con il Dpef che prevede una stangata da 35 miliardi di euro e il disegno di legge sulla Finanziaria che il governo ha già deciso imporrà col voto di fiducia, con Tremonti che ha avvertito tutti: "In Parlamento saremo aperti a valutazioni e discussioni di principio, ma chiusi a emendamenti microsettoriali. Non ci saranno più gli assalti alla diligenza".
Occorre impedire che il governo del neoduce Berlusconi faccia pagare alle masse popolari il prezzo di questa nuova e devastante crisi economica e la mobilitazione nelle piazze indetta dalla Cgil per il 27 settembre prossimo è un primo appuntamento per dar battaglia a questo governo e alla sua politica affamatrice e antipopolare.

24 settembre 2008