Accordo di partenariato tra Italia e Afghanistan
Fiume di milioni per addestrare le truppe di Karzai e per affari economici

Roma è stata la prima tappa del viaggio europeo, che l'ha portato anche a Parigi e Londra, del presidente afghano Hamid Karzai che col presidente del Consiglio italiano Mario Monti ha firmato il 26 gennaio un accordo di partenariato tra i due paesi. Accordo che definisce la tipologia degli aiuti che l'Italia fornirà all'Afghanistan nei prossimi anni.
Nella conferenza internazionale dello scorso 5 dicembre a Berlino vari paesi avevano ribadito l'impegno a sostenere l'Afghanistan nel cosiddetto processo di transizione nella fase di passaggio dei compiti di sicurezza dall'esercito occupante ai soldati governativi, in vista dell'annunciato ritiro delle truppe Nato nel 2014, e per un periodo di circa un decennio per aiutare lo sviluppo dell'economia nazionale. E in particolare a questi due capitoli rispondono gli "aiuti" dell'imperialismo italiano all'Afghanistan, un fiume di denaro per addestrare le truppe di Karzai e sviluppare gli affari economici a vantaggio delle società italiane.
Nella conferenza stampa dopo la firma dell'accordo di partenariato, Monti ha assicurato che "l'Italia non abbandonerà l'Afghanistan" e ha voluto sottolineare che è "il primo paese occidentale a firmare un accordo simile". Dettagli sull'accordo li ha rivelati la delegazione afghana ricordando tra gli altri l'ampliamento dell'aeroporto di Herat e della circostante rete viaria, un progetto finanziato dall'Italia con un prestito a lungo termine di 137 milioni di euro; il completamento della strada dalla capitale Kabul a Bamiyan, anch'esso finanziato dall'Italia con oltre 100 milioni di euro per un cantiere aperto sei anni fa; la riforma del sistema giudiziario e penitenziario afghano, un progetto nel quale sono stati sperperati finora 81 milioni di euro.
Il presidente Karzai ha invitato Monti in visita a Kabul e ha lanciato un appello anche alle imprese italiane a "venire a trarre benefici e portare benefici in Afghanistan, soprattutto con lo sfruttamento delle nostre risorse minerarie". Un appello in parte inutile dato che già imprese italiane hanno tratto molti "benefici" dall'attività per la costruzione della strada Kabul-Bamiyan mangiandosi il contributo e realizzandone finora solo un terzo. Mentre sono già in coda per accaparrarsi i lucrosi appalti per la costruzione dell'aeroporto di Herat.
La parte che riguarda la cooperazione allo sviluppo rimane comunque minoritaria nel bilancio del governo italiano dove Monti si muove in perfetta continuità col precedente governo Berlusconi, anzi lo supera sul piano militare. Nel decreto legge del 29 dicembre 2011 sulla proroga delle missioni internazionali, il governo Monti ha previsto per il 2012 più di 747 milioni di euro per le operazioni militari e meno di 35 per la Cooperazione allo sviluppo.
Lo stanziamento per le operazioni militari potrebbe comprendere anche la dotazione di missili agli aerei italiani dislocati in Afghanistan a supporto del contingente di occupazione. Lo ha affermato il 26 gennaio, nel corso di un'audizione di fronte alla commissione Difesa in seduta congiunta di Camera e Senato, il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola quando ha dichiarato che in Afghanistan intende "usare ogni possibilità degli assetti presenti in teatro, senza limitazione", consentendo anche ai nostri aerei di condurre bombardamenti "se sarà necessario".
Nella base italiana di Herat sono schierati quattro aerei Amx che finora avrebbero svolto soltanto missioni di ricognizione, senza bombe sotto le ali. In caso di necessità di "supporto aereo" in soccorso a truppe a terra in difficoltà intervenivano gli elicotteri Mangusta A-129 con i loro missili Tow. Un limite che il generale Di Paola, un "tecnico" ministro della guerra perfetto, vorrebbe rimuovere completamente superando persino il suo predecessore guerrafondaio, il fascista Ignazio La Russa.
Di Paola ha affermato che "in parlamento c'è stato un forte sostegno alla necessità di proteggere i nostri militari. Quindi questa decisione è solo una conseguenza logica di questo sostegno". Come dire, non importa nemmeno passare per l'approvazione dal parlamento.

1 febbraio 2012