A Pontassieve (Firenze) la presentazione del progetto del sindaco riceve critiche sul metodo e sui contenuti
Il "Laboratorio civico" di Mairaghi (PD) è una gabbia per le masse popolari
I percorsi partecipati sono una truffa. La democrazia diretta è lo strumento che serve alla popolazione
Applaudito intervento di Chiavacci

Dal corrispondente dell'Organizzazione di Rufina del PMLI
"Riterrei però un errore vedere questo laboratorio come un contenitore programmatico (...) il PD deve guardare anche a questo con attenzione ma se ci si facesse dettare la linea dall'esperienza di 'Pontassieme' sarebbe un errore". Probabilmente sarebbe stato sufficiente analizzare queste poche righe di una intervista al segretario del PD di Pontassieve (Firenze) Andrea Serafini per capire l'essenza della proposta del Laboratorio Civico "Pontassieme" promossa dall'Amministrazione comunale. Tuttavia nella sala consiliare del principale comune della Valdisieve, lunedì 13 maggio erano presenti circa 150 persone ad ascoltare dalla voce del sindaco Mairaghi il perché della necessità di istituire un Laboratorio Civico aperto a tutte le associazioni del territorio e ai singoli, con la giunta in scadenza del suo secondo mandato.

La proposta del "Laboratorio Civico"
Il sindaco, assistito da due esperti di comunicazione, ha illustrato il progetto ponendo come premessa l'attuale situazione generale che mai come in questo momento è fatta di povertà culturale ed economica e che si colloca nel punto più basso del lacerato rapporto politica (istituzioni) e popolazione. Mairaghi ha sottolineato la necessità di cambiare modello di relazione in quanto "non è più sufficiente coinvolgere le persone una volta ogni 5 anni col voto". Non sarebbe difficile per quanto ci riguarda rispondere a questa affermazione, dal momento che come nessuna in precedenza, l'amministrazione Mairaghi si è caratterizzata per l'assoluta chiusura ad ogni ipotesi di confronto con posizioni e necessità diverse dall'indirizzo di giunta. In questo, basti pensare ai temi più spinosi affrontati negli ultimi anni quali il problema degli spazi fatto emergere dai giovani di "Voci dalla Macchia", concluso con lo sgombero da parte delle "forze dell'ordine" di un locale in disuso occupato, al tutt'ora presente tema legato alla costruzione dell'inceneritore di Selvapiana e tutti i fronti che esso coinvolge quali i costi della gestione dei rifiuti, la salute e l'ambiente, il turismo, l'occupazione, ecc., sul quale è sempre stato respinto al mittente qualsiasi tentativo da parte dei comitati di confrontarsi sulle possibili alternative.
È però il sindaco stesso che illustra le linee principali del suo progetto affermando che esso "servirà per far comprendere il grande cambiamento in atto anche dal punto di vista delle disponibilità economiche del comune stesso nei prossimi anni". Tanto più, continua, "in quanto proprio i più bisognosi sono i primi a cadere nella rete di chi promuove posizioni populiste e demagogiche...". C'è da evitare quindi, come lui stesso sottolinea, che "il potenziale conflitto sociale che si anima nei momenti di difficoltà, non diventi un conflitto esplicito..." dichiarando di fatto la volontà di condizionare e sopire il crescente malcontento che con l'aumento della povertà, la borghesia e le proprie istituzioni sanno bene che potrebbe sfociare in vero e proprio scontro sociale.
Dopo aver definito nella pratica un "deterrente" il Laboratorio Civico, Mairaghi ammonisce che "non abbiamo bisogno di quelli che vengono a dirci la loro verità..." e che il Laboratorio non ha "alcun fine elettorale" come sottolinea, secondo lui, l'evidenza del proprio fine mandato. Forse il sindaco dimentica però che se è vero che il sindaco cambia, è anche vero che il suo partito, il PD, rimane e attualmente qui come altrove è diviso e logorato da faide interne che hanno il solo scopo di trovare la via migliore per mantenere l'egemonia politica istituzionale (leggi poltrone) alle elezioni del prossimo anno. In estrema sintesi, un anno di Laboratorio Civico servirà esclusivamente per redigere la relazione di fine mandato che, solitamente, è a carico del sindaco ma che, stavolta, per "gentile concessione", Mairaghi vuol far emergere dal percorso partecipato.
Dovremmo ricordare al sindaco però che per fare un bilancio dell'operato di una giunta non occorre un laboratorio; ognuno può farlo a condizione di essere informati sui fatti e sui dati in maniera trasparente a differenza di quanto esposto, ad esempio, in questa occasione in tema di bilancio con una ventina di schede esplicative incomplete che non entravano mai nei meriti delle scelte (assenti i dettagli di ciò che è stato tagliato e ciò che è stato speso) ma si limitavano a mostrare numeri isolati per evidenziare il fatto che, con le scarse risorse a disposizione, l'amministrazione ha fatto ciò che poteva. Al termine si è addirittura giunti a sottolineare come fattore positivo la riduzione dei dipendenti comunali di circa 60 unità, con un risparmio sulla spesa del personale di poco più di 200 mila euro, dovuti principalmente alle esternalizzazioni operate sui servizi; peccato che anche stavolta il sindaco si sia dimenticato di citare la nomina del Direttore generale del comune di Pontassieve, considerata illecita dalla Corte dei Conti e per la quale è in causa legale parte della giunta, che al momento è costata dal 2005 al 2011 circa 500 mila euro alle casse comunali. Oltre ai dati di bilancio occorre ribadire con forza che giammai nessun licenziamento o posto di lavoro in meno è un fatto positivo per la popolazione.
Questa operazione nasce fra l'altro quasi contemporaneamente alla formazione del governo Letta-Berlusconi, in sostanza nel bel mezzo dell'inciucio PD-PDL che ha fatto crollare in tutta Italia i consensi tra i propri tesserati; è evidente che l'altro grande obiettivo del Laboratorio Civico è ridare lustro e immagine ad un partito che sente sgretolarsi il terreno sotto i piedi, eroso dalla malapolitica che ha contraddistinto le amministrazioni piddine, sia a livello nazionale che locale, in barba alla propria base che si aspettava quantomeno che vi fosse una contrapposizione netta alla destra berlusconiana. Anche per i più accaniti elettori, già provati dall'esperienza di governo Monti direttamente sostenuto da tutto il PD e dal PDL, pur in un territorio storicamente nelle mani della "sinistra" parlamentare come la Valdisieve, dar vita ad un governo assieme a Berlusconi sta diventando un boccone amaro troppo difficile da digerire.

Gli interventi della popolazione
Dopo il lungo intervento del sindaco che nessuno ha applaudito, si è aperto un interessante dibattito al quale hanno partecipato attivamente sia membri di associazioni che intendevano partecipare al progetto apprezzando la cosiddetta "apertura" dell'amministrazione, sia un significativo numero di abitanti che hanno esposto molti dubbi al riguardo. Perché si chiede ora partecipazione, quando i soldi non ci sono più, e non si è fatto a inizio legislatura? Se il laboratorio è finalizzato alla relazione conclusiva e non ha spazio per il futuro, che senso ha? Quali sono le dinamiche utilizzate per determinare una posizione o l'altra? Tutte queste perplessità sono nei fatti rimaste senza chiarimenti. La quasi totalità degli intervenuti ha sottolineato l'assoluta chiusura al dialogo che l'amministrazione ha tenuto fino ad ora con chiunque non fosse allineato alle posizioni della giunta. Molto attivi nel dibattito i membri del Comitato Valdisieve, consci dell'esperienza relativa alla loro battaglia contro l'inceneritore previsto in Selvapiana, che da anni è centrale nella vita politica e sociale di tutta la Valdisieve e sul quale l'amministrazione non ha mai dato una minima possibilità al confronto.
In assemblea il compagno Enrico Chiavacci ha fatto notare che al di là dei ripetuti proclami sulla stampa dove non si perde occasione per definire Pontassieve quale baluardo del PD a livello nazionale con oltre il 60% dei voti, la verità dice chiaramente che la giunta Mairaghi è in carica dalle ultime amministrative con appena 4 voti ogni 10 aventi diritto; se si considerano poi i giovanissimi che pur facendo parte della popolazione comunale non hanno diritto al voto, è un dato oggettivo che il PD si riduce alla maggiore tra le minoranze presenti. Questa presa d'atto, che i partiti parlamentari nessuno escluso si guardano bene dal fare, dovrebbe mettere direttamente la giunta, con a capo il suo sindaco, nella condizione non solo di confrontarsi ogni qualvolta richiesta da associazioni o gruppi di abitanti, ma soprattutto in quella di promuovere la discussione in particolare quando essa è critica sulla linea tenuta dall'amministrazione stessa.
Chiavacci ha sottolineato che sono i cosiddetti "percorsi partecipativi" stessi profondamente antidemocratici nella sostanza in quanto danno solo la sensazione di poter dire la propria ma in un contesto inefficace e blindato dal legame stesso con l'istituzione che con le sue regole soffoca e placa ogni possibilità di svolta reale. Perché questo percorso, come hanno chiesto in molti, non è iniziato assieme alla legislatura? Perché questo Laboratorio Civico al quale parteciperanno le istituzioni stesse e tutti gli organismi, direttamente o indirettamente controllati, è finalizzato alla sola redazione della relazione di fine mandato ma non potrà avere indicazioni programmatiche future? È chiaro invece che il sindaco, e conseguentemente tutto il PD, attraverso il laboratorio cerca di ottenere legittimazione sull'operato della legislatura in scadenza; inoltre è evidente il tentativo di recuperare consensi dilapidati anche per le note questioni nazionali, unito a quello di ricondurre tutte le forme di protesta ad un percorso istituzionale rendendole così sopite ed inefficaci.
Il progetto è stato accolto positivamente, oltre che dagli addetti ai lavori quali assessori, consiglieri comunali e piccoli dirigenti di partito locali, anche dall'Associazionismo storicamente legato all'amministrazione; pareri più incerti sono invece giunti dall'associazionismo agricolo, provato da un'esistenza che diviene via via più difficile ed alla quale la giunta Mairaghi non ha donato che briciole del bilancio comunale.
Il moltiplicarsi dell'Associazionismo in Valdisieve, in particolare su temi spinosi, significa che la popolazione ha sentito la necessità di organizzarsi al di fuori degli storici partiti di riferimento; ne è la più chiara dimostrazione la costituzione della Rete Ambientale della Valdisieve che ha come obiettivo primario la lotta contro l'inceneritore di Selvapiana, unita alla realizzazione pratica di un nuovo modo di gestione rifiuti che vada nella direzione di "Rifiuti Zero". A questa parte più avanzata di Associazionismo toccherà decidere se e in che modo partecipare al Laboratorio e quali obiettivi porsi, fermo restando che i successi non di poco conto ottenuti (ultimo la manifestazione del 13 aprile scorso), sono frutto di un prezioso lavoro di unità trasversale e autonoma sul tema che deve continuare nella stessa autonomia e al di fuori del percorso istituzionale e partitico che ha per loro il solo potere di dividerli, dissolverli o inglobarli rendendoli innocui.

La posizione del PMLI
Per quanto ci riguarda direttamente come Organizzazione di Rufina del PMLI, sulla proposta del sindaco Mairaghi crediamo di avere un quadro abbastanza chiaro ed è il comportamento stesso della giunta in questi 9 anni di carica a farci tenere le orecchie ben dritte; detto questo, non possiamo esimerci dal denunciare la natura opportunistica, falsa e illusoria del laboratorio.
Per noi il Laboratorio Civico di Mairaghi è una vera e propria trappola per ingabbiare le masse popolari, per le loro richieste e per il fatto che esse stesse non conteranno assolutamente nulla di più di quanto hanno contato fino ad ora nelle scelte che l'amministrazione ha fatto e farà sempre sopra le loro teste. Durante e dopo il Laboratorio Civico il loro peso sociale a Pontassieve sarà sempre leggero e impalpabile come quello di una piuma. La popolazione, o almeno quella che vi parteciperà fiduciosa, sarà imbonita dalla parvente "apertura" del sindaco e tornerà a sperare nella svolta che, come sempre, non si verificherà. Vogliamo ribadire che sono solo i principi della democrazia diretta, dell'autogestione e dell'autogoverno che possono realmente far divenire la popolazione protagonista ed artefice del proprio futuro. È l'assemblea della popolazione, al di fuori delle istituzioni borghesi che può fare affermare le rivendicazioni e le esigenze delle masse popolari.
Pur sapendo che questi principi si possono realizzare compiutamente e in modo stabile solo nel socialismo, noi marxisti-leninisti li propagandiamo, li rivendichiamo e cerchiamo di attuarli sin da ora per organizzare e mobilitare la popolazione sui temi di stringente attualità.

22 maggio 2013