Al grido di "assassini" Lampedusa contesta Barroso, Letta e Alfano

Come i delinquenti che tornano sul luogo del delitto, così il capo del governo Enrico Letta, il ministro degli Interni e vicepremier Angelino Alfano, il presidente della Commissione Europea, Manuel Barrroso, e il commissario europeo per gli Affari Interni, Cecilia Malmstrom, si sono recati a Lampadusa per "vedere con i propri occhi" l'ennesima immane strage di centinaia di migranti fra cui molte donne e bambini morti annegati il 3 ottobre mentre cercavano di raggiungere le nostre coste a bordo di un barcone colato a picco a poche miglia dall'Isola.
La delegazione dei quattro rappresentanti del governo italiano e della UE giunti sull'Isola per scrollarsi di dosso ogni responsabilità e lavarsi la coscienza, è stata fermamente contestata dai lampedusani. Il corteo di auto blu con a bordo Letta, Alfano, Barroso e Malmstrom è stato sommerso dal suono delle sirene spiegate dei pescherecci in segno di protesta e bersagliato lungo il percorso dalle proteste dalla popolazione che, armata di striscioni e cartelli di protesta, lo ha bersagliato con slogan, invettive, fischi e grida di "assassini". "Basta passerelle dei politici", "Se davvero non volete più morti in mare mettete una nave Libia-Roma" è scritto su alcuni cartelli.
Nel programma ufficiale messo a punto da Palazzo Chigi la visita a bordo delle auto blu al centro di accoglienza dove sono ammassati più di 800 profughi, tra i quali anche i sopravvissuti al naufragio, non era stata prevista. Anzi, i funzionari della presidenza del Consiglio avevano pensato bene di organizzare un incontro dei quattro rappresentanti del governo e dell'Europa con una delegazione di migranti nella base dell'Aeronautica. Ma la rabbia e l'indignazione dei lampedusani ha costretto tutti a un improvviso cambio di programma.
Gli abitanti dell'isola hanno urlato anche: "Andate a visitare il centro di accoglienza, andate a vedere come vive questa gente". Quelle vittime, hanno gridato gli isolani al passaggio del corteo di auto blu: "sono il frutto della vostra indifferenza: vergogna".
La protesta è arrivata anche dal mare. Non appena la delegazione ha messo piede sull'isola gli armatori hanno fatto suonare le sirene dei loro pescherecci e delle altre imbarcazioni.
"Ci sarà funerale di Stato per le vittime", ha annunciato ipocritamente Letta mentre all'interno dell'hangar dell'aeroporto trasformato in una sterminata camera ardente si inginocchiava davanti alle centinaia di bare. Poi, insieme a Barroso, Alfano e Malmstrom, è andato al centro di accoglienza per una visita lampo che in tutto è durata meno di 5 minuti. Appena il tempo di varcare il cancello e di fermarsi all'altezza del gabbiotto di ingresso del lager dove tra l'altro sono stati rinchiusi in condizioni disumane anche i sopravvissuti del naufragio incriminati del reato di immigrazione clandestina introdotto dall'odiosa legge Bossi-Fini.
Una stretta di mano al personale e una carezza sulla testa di un bambino siriano e poi via, lontano dalle capanne fatte con i materassi di spugna, o i giacigli di fortuna all'aperto dove per giorni, anche nelle notti di pioggia, donne e bambini hanno dormito all'addiaccio; lontano dalle latrine e dai bagni puzzolenti e dal cibo sempre uguale e di scarsa qualità spesso rifiutato dai migranti.
"Ho visto sofferenza e dolore - ha detto ipocritamente Letta - è una tragedia immane mai accaduta nel Mediterraneo" e addirittura si è scusato "per le inadempienze del nostro Paese, rispetto a una tragedia come questa". Mentre Alfano con perfetta faccia di bronzo ha affermato: "Abbiamo gestito al meglio il fenomeno". In preda alla commozione Barroso si è detto "profondamente sconvolto" e ha annunciato lo stanziamento di "30 milioni di euro aggiuntivi per l'Italia". La commissaria Malmstrom invece ha finto di piangere lacrime di coccodrillo quando le hanno raccontato dell'ultimo corpo trovato nella stiva a 47 metri sotto il mare: quello di una donna col cordone ombelicale ancora attaccato al ventre e, poco distante, il suo bambino.
Tanta commozione, promesse e buoni propositi che si sono subito sciolti come neve al sole quando al termine della giornata, nell'incontro con i giornalisti, è stato chiesto di abolire l'odiosa legge Bossi-Fini. Letta e Alfano si sono addirittura stizziti per la domanda impertinente e hanno ribadito che "Se servisse ad evitare tragedie di questo tipo, lo faremmo pure, ma non credo che serva a qualcosa".
Insomma tutto si è ripetuto quasi uguale alla sceneggiata di tre anni fa quando sull'Isola sbarcarono migliaia di tunisini dopo aver pagato un altro grande tiributo di sangue e di morti annegati e l'allora premier Berlusconi promise tante cose, finanche un "piano colore" per rendere più bella l'isola.
Intanto il numero accertato delle vittime è salito oltre 350, 193 delle quali estratte dallo scafo che si trova a circa 50 metri di profondità davanti alla costa dell'isola dei Conigli. E se davvero si vogliono evitare che in futuro si ripetano tragedie simili bisogna dire chiaro e tondo che i primi responsabili della strage di migranti in atto nel Mediterraneo da oltre un decennio sono l'imperialismo europeo e italiano, i loro governi e le loro leggi xenofobe e razziste come la Turco-Napolitano del 1998 che ha istituito quell'aberrante rete di lager che sono i centri di identificazione ed espulsione e la Bossi-Fini che ha introdotto il reato di immigrazione clandestina e di cui chiediamo immediatamente l'abrogazione insieme all'apertura delle frontiere UE.

16 ottobre 2013