Lo rivela Gheddafi
La Lega chiese armi alla Libia per la secessione della Lombardia
Bossi: Le armi non ci mancano

Mentre la guerra civile in corso in Cirenaica tra il popolo libico insorto contro la dittatura di Gheddafi e i miliziani al soldo del rais sta vivendo una feroce recrudescenza a causa dei violenti bombardamenti del regime contro gli insorti, emergono vergognose rivelazioni che scoperchiano gli indicibili legami e gli intrecci sotterranei tra il boia di Tripoli e i politici borghesi italiani del regime neofascista.
È stato lo stesso Gheddafi a rivelare a un canale della tv francese che il leader della Lega razzista, xenofoba e separatista, Umberto Bossi, in passato gli avrebbe chiesto armi per favorire la secessione padana. Verosimilmente era il tempo in cui l'attuale ministro dell'Interno, Roberto Maroni, accanito emulo di Himler, come "portavoce del Governo provvisorio della repubblica federale padana" quindici anni fa reclutava volontari per le formazioni paramilitari della "Guardia nazionale padana" e delle "Camicie verdi". Stando a quanto emergeva tra le numerose carte del processo che il procuratore di Verona Guido Papalia aveva istruito a carico di alcuni dirigenti della Lega Nord, tra cui Bossi, Calderoli e lo stesso Maroni.
L'indagine del procuratore Papalia riguardava il progetto di secessione portato avanti dai vertici della Lega (per "la loro intenzione di sciogliere l'unità dello Stato") e la costituzione di ronde ("aventi all'evidenza caratteristiche paramilitari") sotto il nome di "Guardia nazionale padana" e di "Camicie verdi" (tuttora esistenti anche se travestite da associazioni onlus). Così come la costituzione il 14 settembre 1997 a Venezia di un "Governo della Padania", da allora mai disciolto, il cui presidente del consiglio risultava appunto Maroni.
Famigerata la lettera del 7 ottobre 1996, inviata a tutte le sezioni della Lega nord e firmata da Maroni in qualità di portavoce del "Governo provvisorio", in cui l'attuale ministro di polizia lanciava una "campagna di reclutamento di volontari in tutte le province della Padania" per arrivare entro la fine del mese alla costituzione di 50 compagnie provinciali della "Guardia nazionale padana". Che "riveste carattere strategico per il futuro della Padania", si sottolineava. Nella lettera si raccomandava di inviare le domande di adesione via fax al Governo provvisorio, sottolineando che "nessuna scheda deve essere conservata all'interno della sezione". Una precauzione chiaramente dettata dal carattere illegale, clandestino e paramilitare di queste formazioni. Circostanza questa che emerge anche dal facsimile di scheda di adesione (da tenere segreta), dove si chiede espressamente se il volontario possiede o no il porto d'armi.
Quando la Lega non era al governo e si preparava per la secessione organizzava clandestinamente ronde fasciste e razziste e gruppi paramilitari per sostenere anche militarmente le sue spinte separatiste. Ora che è al governo e comanda in materia di ordine pubblico e politiche sull'immigrazione, oltre a portare avanti dal parlamento la battaglia secessionista per trasformare il corpo degli Alpini nell'esercito del Nord, è riuscita addirittura a legalizzare le ronde di mussoliniana memoria, cosicché Maroni e Bossi possono completare il loro nero progetto eversivo alla luce del sole e in tutta tranquillità. Come dimostra la sfacciata risposta al rais del caporione Bossi, che ancora una volta si è permesso di rilanciare pubblicamente: "Per fortuna abbiamo tantissimi uomini e le armi le facciamo noi in Lombardia". Un'affermazione inquietante e sufficiente per un'incriminazione, ma che nell'attuale regime neofascista, per il quale (come dimostra l'attuale iter parlamentare) il federalismo secessionista fascio-leghista è un pilastro bipartisan, resterà impunita. Almeno fino a quando le masse popolari italiane, da Nord a Sud, non si mobiliteranno insieme al PMLI per l'Italia unita, rossa e socialista.

16 marzo 2011