La controriforma del diritto societario approvata alla Camera
LA LEGGE SUL FALSO IN BILANCIO TOGLIE DAI GUAI GIUDIZIARI BERLUSCONI
Tra le promesse elettorali di Berlusconi c'era quella che appena arrivato al governo avrebbe risolto il conflitto di interessi. Ma non aveva spiegato come: cioè cancellando semplicemente dal codice i reati che lo riguardano. è quanto è successo con il falso in bilancio, uscito pressoché equiparato al furto di pollame dalla controriforma del diritto societario approvata a colpi di maggioranza dalla Camera il 3 agosto scorso, poco prima di chiudere i battenti per ferie.
Una controriforma che fa molto comodo al neoduce, perché se passasse anche al Senato e diventasse esecutiva cancellerebbe con un colpo di spugna per prescrizione dei termini ben tre processi a suo carico, incentrati appunto sul falso in bilancio: quelli per All Iberian, Sme e Milan. Dal momento infatti che la controriforma prevede un drastico abbattimento dei tempi di prescrizione del reato di falso in bilancio, facendo decadere l'azione penale dopo tre o cinque anni a seconda se vi sono o meno danni per i soci e riducendo notevolmente le pene in caso di condanna, è stato calcolato che i tre processi andrebbero tutti automaticamente in cavalleria: All Iberian già dal 24 luglio scorso, Sme fino dal 30 dicembre 1996, e Milan Spa dal 30 dicembre 2000.
Ma come si è potuto arrivare così facilmente a questo stupefacente golpe parlamentare fabbricato su misura per togliere dai guai giudiziari il neoduce Berlusconi? Ebbene, c'è da dire che la rincoglionita e sonata "opposizione'' di burro del "centro sinistra'' ci ha messo del suo per spianargli la strada, dal momento che il testo originale della legge, il cosiddetto "testo Mirone'', era stato messo a punto nella scorsa legislatura proprio dagli esperti dell'Ulivo, e prevedeva già una riduzione dei termini di prescrizione per il falso in bilancio (10 anni). Con questi tempi i tre processi sarebbero caduti in prescrizione rispettivamente nel 2009, 2004 e 2008. Il 3 luglio il ministro della Giustizia aveva riproposto pari pari il testo Mirone nel disegno di legge governativo, chiedendo e ottenendo dall'"opposizione'' la procedura d'urgenza. Solo che poi, in commissione Giustizia, è passato un emendamento forzista messo a punto dagli esperti di Berlusconi (tra cui il suo avvocato e neodeputato Gaetano Pecorella) che riduce appunto a 3 e a 5 anni i tempi di prescrizione.
A quel punto la frittata era fatta, e il testo emendato è passato facilmente in aula con 302 voti a favore e 207 contrari. Inutilmente, "accortasi'' di essere stata giocata, l'"opposizione'' aveva tentato di metterci una pezza con ridicoli appelli a Berlusconi affinché si impegnasse formalmente a rinunciare ai benefici della nuova legge. Appelli, manco a dirlo, caduti assolutamente nel vuoto. Il capo dell'"opposizione'' parlamentare, il capogruppo diessino Violante, non ha saputo far di meglio che balbettare accuse alla maggioranza di essere "una vecchia destra'', mentre Pecorella lo sfotteva ricordando ai DS che "molti di voi avete evitato il carcere perché vi ho difesi io...''.
Come se non bastasse, un altro pesante schiaffo arrivava quasi contemporaneamente dall'aula del Senato, dove passava sempre a maggioranza in prima lettura un documento, firmato tra l'altro da Marcello Dell'Utri, Paolo Guzzanti e Lino Jannuzzi, che recepisce un accordo italo-svizzero sulle rogatorie internazionali, che di fatto impedirebbe l'acquisizione di informazioni e documenti provenienti dalla Svizzera in merito ai processi All Iberian e Sme.
Insomma, un colpo di mano talmente sfacciato e arrogante, quello in parlamento a favore del plurimputato Berlusconi, che il procuratore di Milano Gerardo D'Ambrosio non ha potuto fare a meno di abbandonare il riserbo per denunciare che "la procedura che è stata adottata lascia pensare che si sia voluto togliere dai guai il presidente del Consiglio''.
"Non c'è dubbio - ha sottolineato D'Ambrosio - che oggettivamente il presidente del Consiglio venga tolto dai guai da questa riforma, come non c'è dubbio che il testo della legge sia stato preparato dai suoi difensori. Da questo punto di vista si dà modo di pensare che la riforma sia stata fatta con procedura d'urgenza anche, e non solo, per risolvere i problemi del presidente del Consiglio. Se l'avessero fatta senza ritoccare il massimo della pena, e quindi la prescrizione, nessuno forse avrebbe avuto da ridire. Se non danno l'impunità al premier, poco ci manca''.