Le liste civiche di Grillo spargono nuove illusioni elettorali
Il corretto atteggiamento elettorale degli oppositori del regime è l'astensionismo

Dopo il successo del Vaffa-day Beppe Grillo ha annunciato nel suo blog su Internet la creazione di liste civiche per presentarsi alle elezioni comunali. Così il comico genovese spiega la sua proposta: "Ogni Meetup, ogni gruppo può, se vuole, trasformarsi in lista civica per le amministrazioni comunali. I cittadini devono entrare in politica direttamente. Per la loro tutela e per quella dei loro figli. I Comuni decidono la vita quotidiana di tutti noi. Possono avvelenarci con un inceneritore o avviare la raccolta differenziata. Fare parchi per i bambini o porti per gli speculatori. Costruire parcheggi o asili. Privatizzare l'acqua o mantenerla sotto il loro controllo. Dai Comuni si deve ripartire a fare politica con le liste civiche". Queste liste dovranno avere la sua certificazione di trasparenza "beppegrillo.it", e per averla i loro candidati dovranno essere incensurati e non iscritti a partiti.
Una proposta, questa di Grillo, demagogicamente assai accattivante, perché dribbla abilmente le accuse di attaccare i partiti parlamentari per scendere a sua volta in politica e fondare un suo partito, mentre invece si presenta come un non-politico, o un a-politico, che si mette a disposizione di un movimento di cittadini auto organizzati per la conquista dal basso delle amministrazioni comunali, e poi chissà. Una proposta che infatti è stata accolta con inquietudine e ostilità dai partiti del regime, specialmente da quelli della "sinistra" borghese, nel cui bacino elettorale pescherebbero di più le liste civiche di Grillo e che perciò più ne temono la concorrenza.
Prova ne sia che il leader in pectore del nascente Partito democratico, il liberale e anticomunista Veltroni, è dovuto uscire allo scoperto per contrapporre apertamente il suo PD al movimento del comico genovese, dichiarando a "Le invasioni barbariche" su La7: "Non dobbiamo sempre fare la solita sinistra tafazzista che si butta giù. Sta accadendo una cosa meravigliosa, mai successa prima: un partito che nasce coinvolgendo centinaia di migliaia di persone. No, non è Grillo la soluzione. E in un mio governo non lo porterei". Anche potenti sponsor del neopodestà di Roma e del suo PD liberale e neodemocristiano, come il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo e il cardinale Betori, segretario della Conferenza episcopale italiana, sono intervenuti per condannare l'"antipolitica" di Grillo.
Ma per quanto abile e accattivante per gli oppositori e vista con sospetto dai partiti di regime, la proposta di Grillo è la conferma che il suo obiettivo di fondo è quello sì di cavalcare il sentimento di insofferenza e di protesta popolare contro gli scandalosi privilegi e l'indifferenza dei politicanti borghesi per i mille problemi che assillano quotidianamente le masse, dal lavoro alla casa, dallo sfascio della scuola pubblica alla mancanza dei servizi essenziali, dall'inquinamento ambientale ai diritti dei consumatori subordinati al profitto ecc., ma per riportare in definitiva tale movimento all'interno della legalità e delle istituzioni borghesi, come egli stesso ha più volte rivendicato sostenendo di essere solo una sua "valvola di sfogo".
A ben guardare anche le liste civiche di Grillo altro non sono che una nuova illusione elettorale, come lo sono state le tante altre liste e raggruppamenti sedicenti "alternativi" che ad ogni elezione sono nati per catturare i voti dei potenziali astensionisti e riportarli nel parlamento e nelle istituzioni locali borghesi, per poi sparire una volta esaurito il loro compito. L'illusione di poter cambiare le cose entrando nei consigli comunali è stata già sfatata da tempo dall'amara esperienza delle masse, per le quali la musica non è mai cambiata qualunque fosse la coalizione di partiti della destra o della "sinistra" borghese al governo delle città. Se si vuole veramente incidere sulle scelte che riguardano la vita delle masse nelle città bisogna prendere esempio da quei movimenti, come quello campano contro gli inceneritori e per la raccolta differenziata, quello delle popolazioni contro la Tav, il Mose, il ponte di Messina e la speculazione ambientale, la lotta del popolo vicentino contro la nuova base Usa al Dal Molin, i movimenti di lotta per l'acqua pubblica, e così via.
Non è certo entrando a far parte delle cosche parlamentari e delle lobby consiliari locali e regionali che si combatte contro di esse, ma standone fuori e lottando duramente con gli scioperi, le manifestazioni e tutti i metodi di lotta legali e illegali - purché non isolati, anarcoidi e avventuristi ma che vedano sempre la partecipazione delle masse lavoratrici e popolari - che si possono strappare miglioramenti e ridurre l'ingiustizia sociale, come dimostra l'esperienza dei movimenti operaio, studentesco e popolare degli anni '60 e '70.
La democrazia dal basso non si realizza con le liste civiche e i "bollini di garanzia" di Grillo. La corretta posizione elettorale degli oppositori del regime è l'astensionismo. L'astensionismo è la giusta risposta alla corruzione e alla protervia del palazzo. Il partecipazionismo e l'elettoralismo lo rafforzano, mentre l'astensionismo, politicamente cosciente e di sinistra, lo isola, lo delegittima e lo indebolisce. La democrazia dal basso si può realizzare veramente solo attraverso le Assemblee popolari e i Comitati popolari che occorre propagandare e costruire pazientemente tra le masse, nel fuoco della lotta di classe.
Come ha detto il compagno Giovanni Scuderi nel discorso tenuto a nome del CC del PMLI nel 30° anniversario della scomparsa di Mao: "Non dobbiamo avere alcuna illusione governativa e dobbiamo lottare al di fuori di ogni governo borghese e delle istituzioni rappresentative borghesi per accumulare le forze e creare le condizioni soggettive per la vittoria della rivoluzione socialista. Dobbiamo creare ovunque le istituzioni rappresentative delle masse anticapitaliste, antifasciste e fautrici del socialismo costituite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari basati sulla democrazia diretta. O si passa dal capitalismo al socialismo, oppure l'Italia dovrà continuare a indossare la camicia nera liberista all'interno e interventista all'estero".

3 ottobre 2007