Contropiede del leader del MpA
Lombardo costituisce una giunta siciliana tutta sua
Emarginati l'UdC di Cuffaro e il Pdl di Schifani-Alfano. Micciché col governatore della Sicilia
Berlusconi cerca di mediare e ricomporre il vecchio "centro-destra"

Dal nostro corrispondente della Sicilia
A pochi giorni dalle elezioni europee e dopo una guerra per il potere durata mesi, e giocata sulla pelle delle masse popolari siciliane senza omissione di colpi bassi, insulti e minacce in perfetto stile mafioso tra i diversi partiti della giunta siciliana, il governatore Lombardo, leader dell'MpA, ha mandato a casa tutti i suoi assessori.
Con il passar di questo primo anno di governo Lombardo, gli uomini del Pdl in Sicilia, guidati da Schifani e Alfano, e quelli dell'UdC si sono resi conto che l'iniziale progetto di gestire come un pupo il nuovo governatore siciliano, che subentrava a Cuffaro proprio grazie al loro appoggio, era pura utopia. Lombardo con una operazione scientifica di occupazione di tutti i posti di governo e di sottogoverno che contano in Sicilia ha lavorato per allargare le sue clientele da Catania, sua città d'origine, a tutta la Sicilia facendo fuori buona parte delle clientele del Pdl e dell'UdC in Sicilia, tanto da lasciare costernato persino il campione siciliano della clientela, Salvatore Cuffaro, che qualche giorno fa urlava allo scandalo: "buona parte dei direttori generali delle Asl siciliane sono uomini di Lombardo. Suo cognato, per dire, è direttore generale a Enna. A Catania, a Messina, a Caltagirone, a Palermo, a Caltanissetta". Analoga vicenda per i direttori generali degli assessorati, oggi tutti esponenti dell'MpA. Una situazione divenuta insostenibile per il Pdl e l'UdC. La polemica si era aggravata in concomitanza con l'approvazione in estremo ritardo, a fine aprile, della finanziaria regionale che alcuni assessori non volevano sottoscrivere poiché troppo favorevole agli "amici" di Lombardo e poco a quelli di UdC e Pdl. Già allora Lombardo aveva minacciato "se qualcuno degli assessori si ostinerà a non firmare la finanziaria sarà rimosso".
Nel governo regionale si era saldata una sorta di intesa tra Pdl e UdC finalizzato a paralizzare l'attività politica e amministrativa in Sicilia per costringere Lombardo alle dimissioni dopo le europee.
Ma il leader dell'MpA ha giocato di contropiede, azzerando la giunta e mandando a casa proprio gli uomini di Schifani, Alfano e Cuffaro e costituendo una giunta regionale tutta sua. In giunta gli uomini di una parte del Pdl rimasto fedele a Lombardo e facenti capo all'asse Micciché-Dell'Utri. Confermati gli esponenti dell'MpA e alcuni "tecnici" dell'area MpA, tra cui Massimo Russo, assessore uscente alla Sanità. Presenti anche alcuni nomi nuovi con i quali Lombardo tenta di dare credibilità al suo governo di fronte alle aspettative degli antimafiosi siciliani. Caterina Chinnici, magistrato e figlia di Rocco Chinnici, procuratore di Palermo ucciso dalla mafia a Palermo nel 1983, e Marco Venturi, industriale nisseno balzato agli onori delle cronache per il suo impegno antiracket.
Lombardo è anche riuscito a spaccare il fronte dei fedelissimi dell'asse Schifani-Alfano. Infatti il deputato nazionale Dore Misuraca, accolito di Alfano, ha accettato l'entrata nella nuova giunta regionale di un suo uomo, Gaetano Armao.
Al momento attuale, rimangono in mano al governatore ben tre deleghe da assegnare in giunta e che Lombardo si giocherà nei prossimi giorni.
A livello nazionale la reazione dei defenestrati non si è fatta attendere.
Pieferdinando Casini ha chiesto le dimissioni immediate di Lombardo; il coordinatore nazionale del Pdl, Sandro Bondi, ha ottenuto che gli esponenti del Pdl entrati nella giunta Lombardo contro le indicazioni dei vertici nazionali venissero sospesi dal partito del neoduce.
Per il 4 giugno il presidente del parlamento siciliano, Cascio, Pdl, ha convocato l'assemblea sulla vicenda della crisi del governo. Tuttavia ancora il Pdl non ha formalizzato alcun procedimento di sfiducia nei confronti del governatore. Bisogna dire che se anche il parlamento votasse la sfiducia a Lombardo, tale atto non implicherebbe il suo obbligo a dimettersi. La deriva incontrollabile di Lombardo preoccupa adesso persino i più accesi fautori del presidenzialismo che si sentono messi da parte e organizzano un modo per mandarlo a casa senza ricorrere allo stratagemma della dimissione della maggioranza dei deputati regionali. Il fascista Maurizio Gasparri, infatti, ha pronto un disegno di legge da presentare al parlamento nazionale, che permetterebbe di sostituire il presidente della regione Sicilia. Ma si tratterebbe di violare l'autonomia siciliana con il rischio di aggravare ulteriormente la crisi.
Il neoduce e Lombardo non hanno mai veramente interrotto il dialogo. Da un lato Berlusconi, infatti, candidato in Sicilia per le europee, è interessato a mettere le mani su alcuni assessorati, dall'altro Lombardo sa bene che il suo governo è estremamente fragile senza l'appoggio del Pdl nazionale. I tre assessorati regionali non ancora assegnati appaiono come un chiaro messaggio-minaccia al neoduce: Lombardo sembra dire "sono pronto ad assegnarli ai tuoi uomini, ma posso anche lasciarvi fuori almeno fino alla conclusione delle europee". Sullo sfondo la richiesta di Lombardo di poter mettere le mani sui 4 miliardi dei "Fondi aree sottoutilizzate", e senza i vincoli imposti dal governo nazionale, che spettavano alla Sicilia e che il neoduce ha bloccato. Berlusconi, da parte sua, fa sapere che per lui la crisi si può rimarginare e che si tratta di "dissensi personali che si elimineranno con nuove persone... nell'ambito del centrodestra e del Popolo della libertà".

3 giugno 2009