In piazza dalla Spagna, alla Grecia, Slovenia, Portogallo
Lavoratori e masse popolari contro la macelleria sociale Ue

Il 2012 si è chiuso con una serie di manifestazioni e scioperi che hanno visto protagonisti lavoratori, studenti, pensionati, precari e disoccupati scesi coraggiosamente in piazza per dire no alle misure di austerità, ai tagli, alle privatizzazioni volute dall'Unione europea imperialista e obbedientemente eseguite dai governi borghesi degli Stati che ne fanno parte.
Secondo le stime di Eurostat nel 2011 erano circa 120 milioni le persone a rischio povertà in Europa, ossia circa il 24,2% della popolazione dei 27 Stati membri e almeno 17 milioni i bambini poveri. Nel 2012 le condizioni di vita dei popoli europei sono nettamente peggiorate a causa delle sempre più micidiali misure di lacrime e sangue imposte da Bruxelles agli Stati europei, per far pagare ai lavoratori e alle masse popolari il costo della crisi economica e finanziaria causata dal sistema capitalistico. I costi sociali nel 2012 sono stati pesantissimi: la disoccupazione è cresciuta dal 7% nel 2008 fino all'11,2% nei paesi della zona euro (secondo quanto rileva uno studio condotto dalla stessa Commissione europea). Nei paesi del Sud Europa la disoccupazione giovanile ha raggiunto picchi altissimi, oltre il 50% in Grecia e in Spagna. Con almeno 10 milioni di lavoratori che in Europa sono disoccupati da oltre un anno, mentre secondo l'istituto di statistiche europeo Eurostat sarebbero ben 25 milioni le persone in cerca di occupazione.
Come mostrano chiaramente i dati, l'Ue rappresenta un inferno per i lavoratori e per le masse popolari che, in continuità con le coraggiose lotte condotte nel 2012, hanno dato vita a numerosi cortei, scioperi e manifestazioni, con al centro del mirino le politiche di austerità, l'Unione europea e i governi nazionali.

SPAGNA
Lo scorso 19 dicembre migliaia di ricercatori si riversavano nelle piazze delle principali città spagnole, scandendo slogan quali "solo con la ricerca c'è futuro", per denunciare i pesantissimi tagli alla ricerca scientifica attutati dal governo Rajoy.
La mobilitazione era stata indetta dal movimento "Carta por la ciencia" che, come segnalano gli organizzatori, è riuscita per la prima volta a coinvolgere tutte le più importanti associazioni del mondo scientifico e universitario.
Nella comunità autonoma di Madrid, sono state cinque le settimane di sciopero realizzate consecutivamente dai lavoratori della sanità, contro i tagli e i progetti di privatizzazione voluti dal governo regionale di destra guidato da Ignacio Gonzales. Lo scorso 27 dicembre Gonzales faceva appovare un provvedimento che impone un taglio del 7,7% della spesa sostenuta nel 2012 per il settore sanitario, la privatizzazione di sei grandi nosocomi e di 27 centri di primo soccorso e poliambulatori nella capitale e nei comuni adiacenti, oltre che il pagamento di un euro per ogni ricetta. Questa misura antipopolare rientra nella manovra da 65 miliardi di euro di tagli da effettuare entro il 2014 e che è stata voluta dal governo conservatore Rajoy, in cambio degli aiuti di Bruxelles per salvare le banche spagnole. Numerose manifestazioni hanno avuto luogo contro lo smantellamento del sistema sanitario pubblico a Madrid che comporterà la perdita di almeno 8.000 posto di lavoro. La più partecipata si è tenuta lo scorso 20 dicembre, quando migliaia di persone si riversavano nelle strade della capitale in occasione del primo giorno di dibattito sulle misure proposte dal Partito popolare e inserite nel bilancio 2013 della regione. Nonostante le "forze dell'ordine" avessero intimato ai manifestanti di rimanere ad almeno un chilometro di distanza dalla sede del Consiglio regionale, il combattivo corteo è riuscito in serata ad avvicinarsi alla sede politica, resistendo coraggiosamete alle cariche della polizia che feriva sei manifestanti. L'Associazione Medici di Madrid (AFEM) ha annunciato scioperi a tempo indeterminato e prossime iniziative "sino a quando l'esecutivo regionale non avrà fatto marcia indietro".
Il 21 dicembre centinaia di persone scendevano nuovamente in piazza per protestare contro le privatizzazioni e contro la legge di bilancio per il 2013, approvata in mattinata dal governo spagnolo. Il provvedimento prevede ulteriori tagli alla spesa pubbica per risparmiare 39 miliardi di euro e ridurre il deficit al 4,5% del Pil. Centinaia di candele illuminavano la capitale e accompagnavano i manifestanti per le vie del centro che in serata sfilavano scandendo slogan come "sanità pubblica e di qualità".
Il 24 dicembre i sindacati hanno convocato manifestazioni in tutti i capoluoghi di provincia per protestare contro le banche ricapitalizzate dall'Unione europea che hanno preannunciato numerosi esuberi di personale per il 2013. La manifestazione più partecipata ha avuto luogo a Madrid, sotto alla Torre di Bankia, uno degli istituti di credito maggiormente coinvolti nella bolla speculativa e che ha già annunciato 5.000 licenziamenti. La vergognosa proposta della banca sarebbe quella di dare ai lavoratori licenziati un massimo di 14 mesi di cassa integrazione, per giunta con stipendio ridotto.
Infine, lo scorso 31 dicembre si è tenuta l'ultima delle dodici giornate di sciopero parziale convocate nel mese di dicembre e alle quali hanno aderito i dipendenti della metropolitana di Madrid. I lavoratori si battono da mesi contro la riduzione salariale del 5% che il governo vuole imporre loro, i tagli alla tredicesima, ed il rincaro dei prezzi dei biglietti, aumentati del 29%.

GRECIA
Il 19 dicembre i lavoratori del settore pubblico hanno aderito massicciamente allo sciopero di 24 ore indetto dall'Adedy, il sindacato greco che raggruppa i dipendenti statali. Mentre il sindacato ellenico del settore privato Gsee, ha indetto un'astensione dal lavoro di due ore, dalle ore 12 alle ore 15.
Migliaia di lavoratori delle amministrazioni locali, medici, professori delle scuole medie e superiori e i lavoratori dei trasporti prendevano parte a due manifestazioni che si sono tenute ad Atene. La protesta era indirizzata contro le misure di austerità introdotte dal governo antipopolare Samaras che prevedono nuovi tagli dei posti di lavoro previsti per il 2013 e riduzione dei salari. I ferrovieri, invece, si astenevano dal lavoro per due giorni contro la privatizzazione della compagnia di treni pubblica.
Il 30 dicembre è stata la volta dei commercianti che scendevano in piazza nel centro di Atene per protestare contro la decisione del governo di tenere i negozi aperti anche alcune domeniche dell'anno. Si tratta delle misure concordade da Samaras con i creditori internazionali della Grecia per incrementare la competitività ed i consumi. I commercianti denunciano che l'apertura domenicale avvantagerà solo le multinazionali.
Infine, i lavoratori della metropolitana di Atene hanno scioperato per 24 ore il primo gennaio, in protesta contro la decisione del governo ellenico di rivedere al ribasso i loro stipendi. Una misura questa che rientra nel quadro delle misure di lacrime e sangue concordate da Samaras con l'Ue.

SLOVENIA
L'unico Paese dell'ex Jugoslavia facente parte dell'Unione europea è la Slovenia che presenta tutti i gravissimi problemi economici e sociali dei paesi del Sud Europa appartenenti all'Unione imperialista: disoccupazione, bolla immobiliare, titoli di stato sotto pressione, misure di austerità, tagli massicci alla spesa pubblica. Contro il governo di destra di Janez Jansa, un'enorme ondata di proteste ha avuto luogo il 21 dicembre, contro le pesantissime misure di lacrime e sangue imposte dal governo sloveno che vorrebbe evitare di ricorrere agli aiuti di Bruxelles. Circa 10.000 persone scendevano in piazza a Lubiana, nella centralissima piazza della Repubblica nei pressi del parlamento, scandendo slogan contro l'élite politica borghese. I combattivi manifestanti mostravano striscioni quali: "oggi non ci sarà la fine del mondo ma la fine della vostra dittatura" e "non abbiamo paura di voi". Si tratta dell'ennesima manifestazione di protesta che ha visto protagoniste le masse popolari slovene; in meno di tre settimane hanno avuto luogo 35 proteste in 18 città dove in tutto hanno manifestato in oltre 70.000. Lo slogan scandito con più frequenza è "lui è finito", indirizzato inizialmente contro il sindaco corrotto di Maribor e poi rivolto a tutti i governanti e i personaggi politici.

PORTOGALLO
Centinaia di lavoratori della compagnia aerea nazionale portoghese (TAP), manifestavano lo scorso 18 dicembre contro la sua imminente privatizzazione. La TAP è infatti sovraccaricata di debiti ma lo Stato portoghese non la può salvare a causa della normativa europea che vieta gli aiuti di Stato che potrebbero "falsare la concorrenza". Nel 2011 il governo "socialista" di Socrates aveva promesso alla troika (Ue, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea) che avrebbe provveduto alla svendita delle compagnie statali portoghesi, tra le quali la Tv pubblica RTP, i cantieri navali di Viana do Costelo, la società elettrica portoghese EDP, in cambio di "aiuti" per evitare la bancarotta del Paese. Il primo ministro, Pedro Passos Coelho ha avvertito le masse popolari che cercherà di far pagare loro, in tutto o in parte, anche gli anni di liceo dei loro figli.
 
9 gennaio 2013