23° Congresso nazionale della Fiom-Cgil
Luci e ombre della mozione Rinaldini. Lottiamo per migliorarla con degli emendamenti (Ecco l'emendamento da presentare)

L'attuale segretario generale della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, godendo dell'appoggio di una larga maggioranza della Segreteria nazionale e del Comitato centrale della Fiom, ha proposto il congresso straordinario e firmato la mozione congressuale che porta il titolo: "Valore e dignità al lavoro". Una mozione, con luci ed ombre, con aspetti positivi e punti carenti e criticabili, suddivisa in 7 capitoli, oltre la premessa, dedicata a spiegare i motivi del "congresso ora", che trattano di: riunificazione del lavoro industriale; ripresa della contrattazione; politica industriale e Mezzogiorno; nuovo modello sociale; Europa e globalizzazione; democrazia organizzativa della Fiom; democrazia, autonomia e indipendenza.
I motivi del congresso anticipato sono così sintetizzati: occorre un bilancio delle lotte di questi anni, aggiornare l'analisi della situazione economica e sindacale e stabilire l'orientamento, la linea e gli obiettivi futuri; l'accordo separato per il contratto nazionale dei metalmeccanici, firmato da Federmeccanica e Fim e Uilm, contro il parere della Fiom, la riduzione dei salari anche attraverso la gabbia dei tassi d'inflazione programmata, la legge 30 sul "mercato del lavoro" e l'insieme della legislazione economica e sociale del governo hanno cancellato e superato definitivamente il patto del 23 luglio '93; non si può accettare la logica antidemocratica governativa e padronale secondo cui gli accordi si fanno con le organizzazioni che ci stanno, escludendo quella più rappresentativa, la Cgil, dividendo i sindacati e soprattutto negando il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a votare con il referendum sul loro contratto. Anche da questo versante emerge che il sistema di relazioni sindacali basate sulla concertazione è praticamente defunto.
Altri motivi di rilievo che pretendono il congresso sono: la denuncia "del declino economico e industriale dell'Italia" e la critica alla precarizzazione dei rapporti di lavoro, alla riduzione dei diritti e delle retribuzioni, una politica liberista, questa che - si afferma - non porta né occupazione né sviluppo; il rifiuto dello smantellamento dello "stato sociale", con la privatizzazione dei servizi pubblici, della sanità, delle pensioni, della scuola.

Sette proposte di fondo
Sette sono le proposte di fondo della mozione Rinaldini che dovrebbero ridefinire la linea congressuale della Fiom.
La prima riguarda la riunificazione del lavoro, a partire da quello industriale. Un'esigenza fortemente sentita vista l'esplosione di tutte le forme di precarietà, la terziarizzazione delle imprese e lo sviluppo degli appalti selvaggi che hanno portato alla frantumazione e a una condizione di supersfruttamento dei lavoratori. è questo un risultato dell'offensiva neoliberista del grande capitale e del governo del neoduce Berlusconi che ha varato la legge 30/decreto 276 che liberalizza tutti i rapporti di lavoro, ma anche, si deve aggiungere, del famoso "pacchetto Treu" approvato al tempo dei governi di "centro-sinistra". Pertanto si rivendica che tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, a pari lavoro devono avere pari diritti. In questo quadro, la contrattazione nei luoghi di lavoro deve riferirsi all'insieme dei lavoratori che partecipa, comunque collocati, al ciclo complessivo del prodotto.
A questo proposito, inoltre, c'è un'affermazione e una proposta di peso che avrebbe bisogno di maggiori spiegazioni per le conseguenze che comporta. Siccome i confini tra le diverse categorie dell'industria sarebbero in gran parte saltati, si propone di costruire un più grande e forte sindacato dell'industria "come strumento di unificazione delle lavoratrici e dei lavoratori".

Dare forza al contratto nazionale
Riprendere la contrattazione collettiva, dando forza al contratto nazionale e alla contrattazione aziendale, è la seconda proposta congressuale in chiave anticoncertativa.
Rinaldini e lo schieramento che lo ha appoggiato parlano della necessità di riconquistare il contratto nazionale, la cui cancellazione, già in parte avvenuta, è obiettivo centrale dell'attacco della Confindustra e del governo. Senza rinunciare alla contrattazione aziendale, precisano, il contratto nazionale resta la sede decisiva per unificare i trattamenti e le condizioni lavorative e "redistribuire la ricchezza del paese a favore del lavoro". Sarebbe stato meglio e più corretto dire, strappare ai profitti e alle rendite capitalistiche risorse per migliorare i salari e le pensioni, imporre allo Stato una politica sociale a favore delle masse popolari.

Salario, orario, Art. 18 e politica industriale
Più nel dettaglio: gli aumenti salariali devono recuperare l'inflazione reale e beneficiare della ricchezza prodotta nel Paese; tutti i rapporti di lavoro precario, in tempi certi, devono essere trasformati in lavoro a tempo indeterminato; l'obiettivo delle 35 ore settimanali a parità di salario è confermato; la contrattazione aziendale deve recuperare il controllo sull'organizzazione del lavoro, gli orari, la salute e contrastare il mobbing. La copertura dell'art.18 inoltre deve essere estesa a tutti i lavoratori.
Nella terza proposta congressuale sono trattati i temi per una "nuova politica industriale e lo sviluppo del Mezzogiorno". La denuncia della crisi grave dell'industria italiana, la Fiat fa testo, le privatizzazioni, le ristrutturazioni, delocalizzazioni, le chiusure di fabbriche, i licenziamenti che colpiscono in particolare il Sud è messa in chiaro. Ma la diagnosi e i rimedi, comunque di tipo riformistico, non convincono. Non è solo un problema di politiche liberiste ma di capitalismo e delle sue contraddizioni insanabili, fonte di crisi, di sfruttamento, di disoccupazione e di ingiustizia sociale.
Chiedere l'intervento pubblico diretto nelle imprese, per una "nuova politica economica e industriale", chiedere investimenti pubblici e privati che rilancino l'industria come elemento decisivo dello sviluppo non basta. Occorre andare più a fondo e, per esempio, rivendicare la nazionalizzazione delle aziende e società di interesse nazionale, e un piano straordinario per il Sud che garantisca la realizzazione di una struttura economica, industriale, infrastrutturale e sociale almeno pari a quella esistente nel Nord Italia. A proposito della Fiat: perché intestardirsi sulla produzione di auto, invece di chiedere la sua riconversione nel settore dei trasporti pubblici?

Fisco, pensioni, sanità
Nella quarta proposta emergono le questioni fiscali e sociali. La mozione Rinaldini chiede il ritiro della delega fiscale di Tremonti e allo stesso tempo un sistema che ricostruisca la progressività del prelievo, colpisca l'evasione fiscale e rifiuti i condoni, un sistema che tuteli i salari e le pensioni medio-basse dal drenaggio fiscale con un meccanismo automatico. Non basta: ci vuole un chiaro e sostanzioso alleggerimento delle tasse per i lavoratori dipendenti e l'esenzione totale per i redditi più bassi.
Sulle pensioni: l'abrogazione della delega di Maroni e il diritto alla previdenza sociale per i giovani e i precari. Troppo poco, bisognerebbe abrogare anche la "riforma" Dini, difendere la pensione di anzianità per tutti e non solo per i lavori usuranti, rilanciare in toto il sistema pubblico abolendo i fondi privati.
Sulla sanità e la scuola: abolizione dei ticket e della devolution; garanzia della scuola pubblica effettivamente gratuita fino a 18 anni. La controriforma Moratti va abrogata!
Giusta la denuncia dell'attacco "alle libertà delle donne (...) reso più esplicito dalla legge oscurantista sulla procreazione assistita". Giusta la condanna della legge barbara Bossi-Fini sul tema dell'immigrazione.

Pacifismo o antimperialismo?
"Pace e nuova Europa", temi trattati nella quinta proposta, sono i più deboli e i meno condivisibili. Va bene la richiesta del ritiro delle truppe dall'Iraq e del rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, così come la rivendicazione di una politica a livello europeo fondata sui diritti dei lavoratori e non sui vincoli del patto di stabilita di Maastricht e sul mercato. Ma dichiararsi, a livello di principio, contro tutte le guerre, quindi anche quelle di liberazione è sbagliato. Infatti si parla genericamente di terrorismo e non si menzionano le lotte dei popoli palestinese, iracheno, afghano. Abbracciare il pacifismo di stampo idealistico se non proprio religioso, e ripudiare di fatto, l'antimperialismo è sbagliato. Non denunciare la Ue come una superpotenza imperialista e illudere su una cosiddetta Europa dei popoli è sbagliato. Criticare anche aspramente la globalizzazione e le conseguenze negative specie nel Sud del mondo, senza denunciarne la natura (economica, politica e militare) imperialista risulta limitato, parziale, inefficace. Così perde di forza anche la denuncia della politica estera e militare (mussoliniana) del governo Berlusconi.
Né possiamo condividere scelte e "profilo culturale fondato sulla non violenza" che fa il pendant con il pacifismo. Storicamente, e ancora oggi è così, la lotta di classe anticapitalista e antimperialista (le rivoluzioni e le lotte di liberazione) è il motore dell'emancipazione della classe operaia e dei popoli sfruttati e opressi. Mentre la non violenza è, al massimo, una forma di lotta passiva, di testimonianza che può essere benissimo tollerata dalle classi dominanti, non avendo essa nessuna capacità di cambiare strutturalmente lo stato delle cose.
Nella sesta e settima proposta congressuale figurano le questione della democrazia e della rappresentatività sindacali e la concezione del sindacato "democratico, autonomo e indipendente".
Queste le scelte avanzate: più potere agli iscritti; maggiore presenza dei lavoratori migranti negli organismi della Fiom; campagna di sindacalizzazione in tutte le imprese, specie in quelle piccole; programma di formazione dei delegati e dei gruppi dirigenti; sviluppo della cassa di resistenza.
Inoltre, contrattazione sulla base di un mandato costruito con i lavoratori; obbligo del referendum sindacale tra i lavoratori interessati per l'approvazione delle piattaforme e degli accordi; diritto di eleggere i propri rappresentanti sindacali senza privilegi per nessuno; perseguimento dell'unità sindacale (unità d'azione) con le altre organizzazioni sindacali, fondata però "su precise regole democratiche" oltre le quali non c'è compromesso che tenga; democrazia, autonomia e indipendenza tre aspetti legati assieme che qualificano il modo di essere della Fiom sono da confermare.

Il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori
Sono proposte apprezzabili all'avanguardia nell'odierno panorama sindacale. Ma la nostra proposta strategica di modello di sindacato va molto oltre. Noi ci battiamo per la costruzione di un grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori fondato sulla democrazia diretta e il potere sindacale e contrattuale in mano alle assemblee generali dei lavoratori.
Nella mozione Rinaldini, che con uno spirito di fronte unito noi appoggiamo per battere la mozione di destra di Nencini difendere gli interessi dei metalmeccanici e di tutti i lavoratori, spingere a sinistra la Fiom e la Cgil e accrescere i consensi alle nostre posizioni, c'è una mancanza ingiustificata e grave. Sono ignorati, e perciò non denunciati, tutti i provvedimenti in materia istituzionale e costituzionale, approvati o in via di approvazione, a cominciare dalla Costituzione della seconda repubblica, che con il governo Berlusconi hanno subito una forte accelerazione e confermano che in Italia è stato instaurato un regime neofascista, presidenzialista, federalista e imperialista. Il sistema elettorale, i poteri del premier, il monopolio e l'irreggimentazione dei mass-media, la controriforma fascista sulla giustizia, i provvedimenti punitivi sugli immigrati e la tossicodipendenza, e altro ancora. è vero, sono temi squisitamente politici, ma non per questo il sindacato non se ne deve occupare per contrastarne la deriva neofascista.
Essa però, può e deve essere emendata e migliorata nel corso del dibattito congressuale.
Appoggiare le parti condivisibili, criticare le parti deboli o errate, presentare emendamenti su singoli punti politici e rivendicativi della mozione Rinaldini è l'invito che noi facciamo agli iscritti Fiom, in primo luogo ai metalmeccanici del PMLI, che si apprestano ad affrontare il congresso.
7 aprile 2004