Approvata dalla Camera nera la controriforma della giustizia con i voti della Casa del fascio ( I punti principali della controriforma - Il piano della P2 sulla giustizia )
Ha vinto la P2. La magistratura assoggettata al governo
L'Anm: è una legge incostituzionale

Il 1° dicembre 2004 è da segnare come una delle date più nere nella storia della Repubblica, perché si è realizzato un altro degli infami punti programmatici del "piano di rinascita democratica" della P2: l'assoggettamento della magistratura al potere politico, uno dei passi ritenuti fondamentali da Gelli, Craxi e Berlusconi per completare la seconda repubblica neofascista, presidenzialista e federalista.
è in questo giorno infatti che la Camera nera ha licenziato definitivamente la controriforma della giustizia che porta il nome del ministro fascioleghista Castelli, voluta a tutti i costi dalla Casa del fascio per cancellare l'indipendenza dei magistrati e asservirli al governo, esattamente come nel ventennio mussoliniano.
Ci sono voluti quasi tre anni di tempo e quattro passaggi parlamentari a colpi di voti di fiducia e forzature procedurali da golpe istituzionale, ma alla fine il neoduce Berlusconi, i suoi tirapiedi leghisti, fascisti e democristiani e la P2 l'hanno avuta vinta, nonostante tre scioperi di adesione plebiscitaria dei magistrati, e grazie anche all'imbelle e capitolazionista opposizione di cartone del "centro-sinistra", che ha rinunciato a dare battaglia fino in fondo per sbarrar loro la strada, non ha denunciato il marchio neofascista, piduista e mussoliniano del provvedimento, e anzi ha avanzato fino all'ultimo, con in testa Rutelli, untuose proposte di "dialogo" alla Casa del fascio.
E' sufficiente un rapido confronto tra i punti cardine del ddl delega approvato dal parlamento nero e quelli previsti dal piano di Gelli, che pubblichiamo in estratti in questa stessa pagina, per rendersi facilmente conto di quanto il primo sia la fedele attuazione, in certi casi letterale, del secondo. In particolare per quanto riguarda la separazione delle carriere tra giudici e pm; i criteri di selezione dei magistrati, perfino con gli stessi esami psico-attitudinali chiesti da Gelli (e anche da Berlusconi, dal momento che aveva definito "mentalmente disturbati" tutti i magistrati); il meccanismo fortemente meritocratico degli avanzamenti in carriera e la responsabilità del Guardasigilli verso il parlamento (e quindi verso la maggioranza di governo) sull'operato del pm. Quanto alla responsabilità civile (per colpa) dei magistrati, è già stata attuata a suo tempo da Craxi, mentre la controriforma Castelli vi ha aggiunto un grosso giro di vite alla responsabilità disciplinare "funzionale ed extrafunzionale".
Per la "riforma" del Csm, poi, è solo questione di tempo, dato che è già in cima all'agenda del neoduce, che difatti ha dichiarato a caldo: "Siamo usciti da una fase difficile anche con gli alleati. Ma siamo stati in grado comunque di fare delle cose bellissime come il taglio delle tasse e la riforma dell'ordinamento giudiziario. Adesso non ci fermeremo, nemmeno sulla giustizia". Intendendo con ciò, appunto, il ddl costituzionale in preparazione su una nuova composizione e una nuova procedura elettorale del Csm, per aggiogarlo al governo, e la cosiddetta "legge salva-Previti" per la riduzione dei tempi della prescrizione dei reati, che Berlusconi vuol portare a casa prima di Natale per salvare il suo amicone e sodale.

Il totale dissenso dei magistrati
Del resto che questa controriforma sia farina del sacco di Gelli non lo diciamo solo noi. Lo dice per esempio in maniera netta anche la Fondazione Antonino Caponnetto, che in un comunicato esprime "il proprio totale disappunto per la riforma della giustizia approvata dalla Camera dei deputati". In particolare, sottolinea il comunicato, "la separazione delle carriere mira a mettere i pubblici ministeri sotto il controllo del potere esecutivo. Ciò è in contrasto con il principio basilare della democrazia della tripartizione dei poteri, in quanto lede l'indipendenza della magistratura. Purtroppo, un altro passo verso il piano di rinascita della P2 è stato compiuto. Invitiamo tutti i cittadini e i politici onesti a far sentire il proprio no in modo forte e chiaro".
Anche se non si spingono a tanta chiarezza, tutte le associazioni dei magistrati condannano quantomeno per incostituzionalità e volontà di sottomettere i giudici la controriforma appena varata. Per Claudio Castelli (Md), "si tratta solo di una legge che risponde all'ossessione di controllare e asservire i magistrati". Fabio Roia (Unicost) la indica come "una legge manifestamente anticostituzionale" al capo dello Stato che dovrà firmarla o respingerla. E il presidente dell'Anm Bruti Liberati, parlando a nome di tutta la categoria, la definisce "una riforma che noi giudichiamo fatta contro la magistratura. è sbagliata, inutile e per molti aspetti anticostituzionale".

Ora la parola è a Ciampi
Tutto ciò, unitamente alle analoghe prese di posizione di tanti insigni giuristi e professori universitari, nonché presidenti emeriti della Corte costituzionale, dovrebbe far fischiare le orecchie a Ciampi, se fosse quell'"intransigente" garante della Costituzione che si proclama ad ogni pie' sospinto, e indurlo a rinviare la legge in parlamento per manifesta incostituzionalità. In particolare perché vìola pesantemente almeno gli articoli 101 ("I giudici sono soggetti soltanto alla legge"), 104 ("La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere"), 105 ("Spettano al Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell'ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati") e 107 ("I magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni"), della Carta costituzionale.
Da parte sua il Guardasigilli fascioleghista Castelli ha messo subito le zampacce avanti ringhiando che Ciampi "si sbrighi" a firmare la legge o a rispedirla in parlamento, in modo che la Casa del fascio abbia tutto il tempo di cambiare qualche virgola e riapprovarla alla svelta come fu per la legge Gasparri, casomai ci fossero elezioni anticipate nel corso del 2005. Un'ingerenza talmente rozza da costringere l'interessato a una replica alquanto piccata sulle sue prerogative costituzionali che gli concedono trenta giorni di tempo per decidere.
Ma saprà e vorrà Vittorio Emanuele Ciampi resistere veramente alle pressioni e ai ricatti del neoduce e dei suoi scagnozzi e respingere per manifesta incostituzionalità questa controriforma fascista, prendendosi magari un mese intero per sottolineare il suo dissenso? E anche ammesso, avrà poi il coraggio di rifiutarsi di accettare le modifiche-farsa che la Casa del fascio gli ripresenterà a stretto giro di posta, aprendo una crisi istituzionale in nome della difesa della Costituzione? A giudicare da come si comportò con la Gasparri non c'è da farsi illusioni, specie se poi si considera come finge di non accorgersi di quell'enorme strappo alla Costituzione rappresentato da ogni giorno che le truppe italiane rimangono ad occupare l'Iraq in totale e sfacciato spregio all'articolo 11.
Per questo occorre fargli sentire forte la voce di tutti i magistrati e delle masse antifasciste e democratiche, che devono mobilitarsi senza indugio affinché non passi questo attentato neofascista e piduista all'indipendenza della magistratura che darebbe un altro infernale giro di vite al nuovo regime mussoliniano col volto di Berlusconi.

9 dicembre 2004