Per gli sproporzionati danni provocati dal terremoto ai capannoni industriali
La magistratura indaga sulla strage operaia

È stato istituito un coordinamento tra le procure della repubblica di Modena e Ferrara per indagare insieme sul crollo di capannoni e impianti industriali che hanno provocato - in seguito alle scosse di terremoto del 20 e del 29 maggio - la morte di 16 lavoratori su un totale di 26 vittime totali delle due scosse sismiche, nonostante si trattasse mediamente di strutture nuovissime, le meno recenti costruite non più di quindici anni fa: lo ha annunciato il 30 maggio scorso il procuratore capo di Modena dopo l'accordo preso con la procura generale dell'Emilia-Romagna a Bologna.
Il procuratore generale presso la corte d'appello di Bologna Emilio Ledonne coordinerà le indagini tra le due province per capire come siano stati progettati, realizzati, installati e conservati i capannoni crollati, soprattutto quelli recenti e costruiti in seguito all'emanazione delle norme antisismiche in vigore nella regione dal 2003.
L'indagine punta a verificare se sono state rispettate le norme antisismiche previste dalla direttiva regionale del 2003, ma anche se ci siano state negligenze o mancanze nella costruzione e nella progettazione e nel collaudo degli edifici stessi.
E c'è da augurarsi che le inchieste non facciano - né devono fare - sconti a nessuno, almeno a giudicare dalle chiarissime parole del procuratore capo di Modena Zincani che ha definito letteralmente "suicida" la politica industriale a livello nazionale sulla costruzione di questi fabbricati.
Tra le ipotesi di reato possibili, alcune sono pesanti: lesioni colpose aggravate, omicidio colposo e persino disastro colposo, nonché reati connessi a violazioni urbanistiche e sulla buona edificazione.
Infatti i magistrati si chiedono come sia possibile che capannoni industriali di recentissima costruzione si siano sgretolati come castelli di carta, mentre la stragrande maggioranza delle abitazioni civili ha retto l'urto del terremoto come del resto anche moltissimi edifici storici vecchi di secoli, anche perché la pianura Padana non è più considerata a rischio zero a partire dal 2003 quando è cambiata la classificazione del rischio sismico in Italia: non esistono più zone fuori pericolo, ma tutto il territorio italiano è considerato sismico, pur con gradazioni di pericolosità diverse (dalla zona 1 alla zona 4), basate sull'analisi della probabilità che in un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) avvenga un terremoto di una certa entità.
Dunque, il terremoto che ha colpito l'Emilia e la provincia di Mantova non era così imprevisto e inatteso, dal momento che alla fine del XVI secolo era stato colpito da un rovinoso terremoto, come conferma anche Massimiliano Stucchi, dirigente di ricerca dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che aggiunge "nella mappa di rischio sismica l'area colpita è classificata come zona 3. E per questa zona la massima magnitudo attesa è proprio quella che si è verificata domenica. Certamente in questa area un terremoto del genere avviene con meno frequenza rispetto a quanto succede in aree classificate come zona 1 o 2".
Finora sono state iscritte nel registro degli indagati delle procure di Ferrara e Modena una ventina di persone che dovranno dare spiegazioni di questi crolli che hanno provocato questa strage di operai.

6 giugno 2012