Sant'Anna di Lucca
L'effigie di Mao su una maglietta fa imbestialire la destra
La maglietta era indossata da un giovane che leggeva una preghiera in chiesa
"Il giornale della Toscana" chiede la testa del parroco

"Chi credeva che quello di Mao Tze Dong fosse ormai un mito relegato agli anni settanta, dovrà ricredersi, dopo quanto accaduto domenica scorsa nella chiesa di Sant'Anna, alla periferia di Lucca", comincia "Il Giornale della Toscana" del 22 agosto scorso riferendo scandalizzato di un giovane del coro parrocchiale, che durante la messa delle 12 aveva recitato una preghiera indossando una maglietta con l'effigie di colui che viene definito "noto dittatore comunista" dal quotidiano fiorentino portavoce di Forza Italia in Toscana e proprietà della famiglia Berlusconi. Nell'articolo si dice che a segnalare il fatto è stato il coordinatore regionale di Forza nuova Emiliano Mari, spinto a suo stesso dire dalle "lamentele di alcuni parrocchiani" a chiedere alla curia di Lucca, all'arcivescovo e al clero lucchese la testa del parroco reo di aver permesso una così "vergognosa provocazione".
Da parte sua il parroco ha risposto alla furiosa invettiva del capoccia fascista che non spettava a lui censurare l'abbigliamento dei ragazzi che frequentano la chiesa: "Quel ragazzo non è venuto alla messa a torso nudo. È vero, aveva una maglietta con un'effigie particolare. Ma un parroco, durante una funzione religiosa, deve solo preoccuparsi che nulla arrechi disturbo alla stessa. il ragazzo si è presentato sull'altare ed ha letto una preghiera scritta da me, nulla di più", ha detto molto pacatamente l'accusato, che ha anche smentito di aver ricevuto alcuna protesta dai suoi parrocchiani.
La cosa avrebbe potuto finire qui, ma evidentemente al "Giornale della Toscana" e alla destra neofascista a cui fa riferimento la risposta sensata del parroco non è andata giù, tant'è che il giorno dopo sul quotidiano fiorentino è comparso un lungo editoriale al veleno a firma di Pucci Cipriani, che si ritorna a chiedere la testa dell'"arrogante arciprete di Lucca" e si scaglia addirittura contro "il silenzio dei tanti vescovi, che pur si fanno sentire quando ci sia da bacchettare il Santo Padre, reo di ribadire le verità di sempre della chiesa di Cristo". E questo a conclusione di una furibonda filippica zeppa della più viscerale propaganda anticomunista, con affermazioni del tipo: "Mao Tse Tung il criminale dittatore comunista che ha sulla coscienza cento milioni di morti ammazzati perché colpevoli di non essere comunisti", "gli islamici imitano Mao Tse Tung con i campi di rieducazione per gli infedeli", "la droga è sempre stata uno dei simboli delle varie rivoluzioni", e via delirando.
Comunque una chiara lezione si può trarre da questa vicenda a suo modo esemplare: l'immagine di Mao è ancora capace di scaldare i cuori dei giovani e spaventare a morte i fascisti e tutti i reazionari. Segno che i suoi insegnamenti e il suo esempio sono ancora ben vivi e presenti, alla faccia della destra e dei rinnegati che ne vorrebbero criminalizzata e cancellata ormai la memoria

29 agosto 2007