A Genova
Manganellati gli operai dell'Ilva
A Roma fischiato Landini

Dopo tre giorni di sciopero, il 29 novembre, al termine di una lunga assemblea sindacale durata tutta la notte per discutere e seguire quasi in diretta il varo del criminogeno decreto legge recante "disposizioni urgenti a tutela della salute, dell'ambiente e dei livelli di occupazionein caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale", migliaia di lavoratori dell'Ilva di Genova, operai ed impiegati, hanno dato vita un lungo e combattivo corteo che ha bloccato varie zone della città.
Con una pala meccanica da 150 quintali, un carro sollevarotoli da due tonnellate e diversi camion i manifestanti hanno bloccato la rampa di accesso dell'aeroporto. Il corteo aperto da uno striscione a firma di Fiom, Fim e Uilm e al grido di "siete solo parassiti" è poi proseguito verso il centro città per raggiungere la Prefettura dove gli operai hanno attuato un presidio e bloccato coi semoventi tutte le strade di accesso verso il massimo organo governativo locale all'indirizzo del quale i manifestanti hanno ripetutamente urlato "Uscite, vi stiamo aspettando".
La risposta del governo non si è fatta attendere ed è arrivata col solito mezzo: a suon di manganellate recapitate contro i manifestanti dalle cosiddette "forze dell'ordine". Il bilancio è stato di un manifestante ferito alla testa.
Alla protesta si è aggiunta in segno di solidarietà e unità di lotta, una delegazione dei lavoratori dell'Ansaldo e una di ferrotranvieri e diversi studenti.
Nelle stesse ore una delegazione di alcune centinaia di giovani operai provenienti da Genova, Taranto, Novi Ligure, Racconigi, hanno inscenato un lungo e combattivo presidio di protesta in Piazza Montecitorio al grido di "rubare, sapete solo rubare", "Siete voi la rovina dell'Italia", noi "siamo qui per il nostro lavoro e per il nostro futuro, che voi ci state rubando". Durante il presidio è stato sonoramente fischiato e contestato anche il leader della Fiom Maurizio Landini che, di fronte all'esasperazione di chi dopo tre giorni di sciopero ha trovato ancora la forza di scendere a Roma per presidiare il palazzo del governo, ha cercato di fiaccare la lotta invitando i manifestanti alla "calma" e ad "avere ancora pazienza".

5 dicembre 2012