Ancora i manganelli di Letta e Alfano contro gli studenti a Bologna
Le assemblee, tra cui quella di solidarietà alle lavoratrici Sodexo, si svolgono ugualmente

Due cariche in meno di cinque giorni agli studenti bolognesi, nello stesso luogo, via Zamboni, nel centro storico della città e con la stessa criminale tecnica. Il manganello di Letta e Alfano scatena la repressione selvaggia.
L'ultima carica è avvenuta il 27 maggio ed ha l'aspetto di pura ritorsione contro gli stessi studenti che il il 24 maggio avevano costretto le "forze dell'ordine" ad indietreggiare e lasciare libera la piazza vicina a via Zamboni per un'assemblea di solidarietà alle lavoratrici della Sodexo di Pisa.
Anche il 27 maggio gli studenti avevano organizzato un'assemblea. Per impedirla due cordoni di agenti in assetto antisommossa si erano schierati sui due lati della via Zamboni. Gli studenti si sono rifiutati di passare. Dopo oltre un'ora sono partite le violente manganellate. Lo schieramento di "forze dell'ordine" dopo vari tentativi di far retrocedere gli studenti a colpi di manganello, ha avuto la peggio ed è stato costretto ad arretrare e a rifugiarsi dentro i blindati. A quel punto gli studenti hanno iniziato l'assemblea con megafono e casse.
Anche per il 24 maggio gli studenti avevano organizzato un'assemblea in via Zamboni, in appoggio alle lavoratrici della Sodexo a Pisa, che per mesi hanno condotto una dura lotta, conclusasi vittoriosamente, contro i licenziamenti che avrebbe voluto imporre la multinazionale specializzata nella fornitura di servizi.
La polizia ha cercato di interrompere l'assemblea pubblica, ma gli studenti hanno risposto con decisione, impedendolo. Poco dopo l'inizio dell'assemblea prevista in piazza, un massiccio schieramento di "forze dell'ordine" in assetto antisommossa si era schierato nei pressi dell'assemblea, il pretesto ufficiale era il rispetto del regolamento comunale che impedisce l'uso dell'amplificazione montata dagli studenti. Inizialmente gli universitari avevano tolto dalla strada le casse acustiche, portandole dentro la Facoltà di Lettere e Filosofia, poi hanno nuovamente allestito l'impianto di amplificazione e iniziato l'assemblea. A quel punto la polizia ha deciso di intervenire e una ventina di agenti in tenuta antisommossa ha iniziato ad avanzare, provocando i durissimi scontri. Nel frattempo il numero degli studenti cresceva e dopo mezz'ora le "forze dell'ordine", radunate sotto al portico, hanno dovuto indietreggiare. Il bilancio è di un giovane ferito in modo grave. Gli attivisti del "Colletivo Autonomo Universitario", che ha organizzato l'assemblea, riferiscono che il giovane è stato portato al "Pronto soccorso perché aveva la testa aperta da una manganellata".
In via Zamboni poi l'assemblea si è tenuta ed è arrivata a conclusione secondo il programma previsto.
Milena Naldi, Sel, presidente del quartiere San Vitale, dove è sita la Facoltà di Lettere e Filosofia, dà addosso agli studenti e si schiera con la repressione "Se avessero fatto l'assemblea senza amplificazione non sarebbe successo niente" e sottolinea "non si possono portare in piazza casse acustiche e altri strumenti di amplificazione. Bene la libertà di assemblea, ma c'è un regolamento che dovrà essere sempre rispettato".
Eh no! anzitutto chiariamo che le piazze sono delle masse e le masse le occupano come e quando vogliono. Lo sviluppo della lotta di classe porterà sempre più i giovani e le masse a svolgere assemblee pubbliche, in barba ai regolamenti comunali dei centri storici privatizzati e non usufruibili liberamente per attività sociali e politiche popolari. In secondo luogo non si può ridurre il tentativo di repressione di Bologna alla semplice volontà di far rispettare i regolamenti comunali.
Se il problema fosse stato solo quello di una presunta violazione amministrativa, un tale schieramento di "forze dell'ordine" in assetto antisommossa, con manganelli e scudi sarebbe già di per sé ingiustificato indice di gestione violenta, repressiva e fascista del suolo "pubblico". Quando lo Stato borghese spacca la testa a manganellate agli studenti riuniti in assemblea con il pretesto di un altoparlante non autorizzato c'è qualcosa di mostruoso in tutto ciò.
Ma le motivazioni dell'aggressione agli studenti sono politiche. Chi ha deciso un intervento criminale e repressivo del genere ha voluto portare un attacco politico alla libertà di indire assemblee, di discutere, di riunirsi in piazza.
Ciò che è successo a Bologna, due cariche in pochissimi giorni, va inquadrato, dunque, nel clima di feroce repressione che si sta estendendo a livello nazionale contro le lotte dentro e fuori l'Università, che ha visto nel giro di poche settimane l'aggressione alla Statale di Milano, il pestaggio violento degli studenti napoletani, l'aggressione al Comitato "No-MUOS" e adesso Bologna. Una repressione con la quale Letta e il ministro dell'interno Alfano stanno mostrando senza esitazione il vero volto del governo, in perfetta continuità con i precedenti governi Monti e Berlusconi.
Il PMLI auspica che cresca contro il governo Letta-Berlusconi un'opposizione di classe, nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università e nelle piazze con l'obbiettivo di farlo cadere e riaprire la strada al vero cambiamento che vuol dire abbattere il capitalismo, rovesciare dal potere la classe dominante borghese e conquistare una nuova società governata finalmente dal proletariato, il socialismo.

29 maggio 2013