Un corteo interminabile a Roma blindata. Fallita la campagna di criminalizzazione del governo per sabotarlo
Oltre centomila contro l'austerità e il governo
Uniti i movimenti di lotta per la casa, No Tav, No MUOS, No Dal Molin, No Expo, ambiente, beni comuni, migranti, contro le grandi opere, centri sociali, Cobas, Usb
I giovani grandi protagonisti. Trasformare la lotta contro l'austerità in lotta per il socialismo

In oltre 100mila hanno portato la rabbia delle masse italiane fin sotto le sedi ministeriali, raggiungendo tutti gli obbiettivi prefissati, nonostante la militarizzazione capillare di Roma, assediata da parte del governo con 4mila agenti e decine di blindati: vittoria piena il 19 ottobre del combattivo, colorato, vivace corteo popolare!

La combattività del corteo
La mobilitazione, nell'ambito della giornata di lotta indetta dal coordinamento europeo per il diritto all'abitare e la lotta alla speculazione nelle città, ha avuto anzitutto il merito di denunciare il problema insostenibile di decine di migliaia di famiglie che hanno perso la casa, come conseguenza della devastante crisi del capitalismo e delle politiche di massacro sociale portate avanti dai governi Berlusconi, Monti e Letta. La manifestazione si è svolta a Roma, non solo in quanto Capitale, ma anche perché nella metropoli negli ultimi mesi la lotta per il diritto all'abitare ha assunto una particolare combattività e determinazione. Sono stati infatti i vari comitati romani per il diritto all'abitare a portare in piazza, in testa al corteo almeno 20mila combattivi senza casa che hanno manifestato per il blocco degli sfratti e dei pignoramenti, per un piano casa contro la crisi e per gli alloggi popolari, ma anche per il blocco della vendita ai privati del patrimonio pubblico italiano da utilizzare per risolvere la carenza abitativa. Migliaia le bandiere rosse del movimento con la scritta "stop sfratti, sgomberi, pignoramenti" e decine gli striscioni delle attuali sessanta, quelle censite, occupazioni adibite ad abitazioni: Il megafono elenca gli edifici presi dai senza casa, e ogni volta in centinaia rispondono "occupato"!
"Cerco casa tutto l'anno, ma non c'è niente da fare...tocca occupare", dice uno slogan, mentre "Le case ci stanno, perché non ce le danno?" chiede lo striscione firmato "Policlinico", portato dalle donne. Davanti agli striscioni persino decine di giovanissimi in lotta per la casa, prova lampante della barbarie di un capitalismo e di governi che "mangiano i bambini", dall'altro simbolo gioioso di una combattività che progressivamente si sta alzando tra le masse popolari italiane. Evviva i combattivi bambini in piazza!
Un folto gruppo di Rom regge il significativo striscione "Basta con i campi rom. Anche noi abbiamo una dignità e diritto alla casa"! In piazza per urlare che non ne possono più della segregazione, dei roghi di roulottes, con lo stillicidio di morti, delle malattie e del freddo, della criminalizzazione, del razzismo.
L'imponente corteo è animato da molte altre lotte. Forte la presenza dei movimenti, dai No TAV ai NO MUOS, ai No Dal Molin, ai No Inceneritore, ai No Expo, in piazza con centinaia di bandiere, uniti per opporsi fermamente alla politica delle grandi e mostruose opere devastatrici del territorio, e dei "grandi eventi", imposti a suon di manganello alle masse popolari e per chiedere la redistribuzione delle risorse sulle concrete necessità di sopravvivenza.
E poi il colorato spezzone dei migranti che sfila dietro lo striscione dei "Rifugiati - Roma", a dimostrare quanto qualitativamente e quantitativamente sia enorme questo dramma in Italia. Tanta la rabbia e il dolore dopo la strage di Lampedusa: "Basta! Basta! Siamo rifugiati. Vogliamo giustizia", urlano i migranti, mentre qualcuno regge il cartello: "Scusate se non siamo affogati!". Tutti chiedono l'abrogazione della Bossi - Fini e dei CIE (Centri di identificazione ed Espulsione). Molto significativo lo slogan: "Senza padroni, senza frontiere", lanciato a Porta Pia, punto di arrivo del corteo.
Insieme ai movimenti in lotta i sindacati, soprattutto Cobas ed USB. Diversi gli striscioni operai dalla Fiat di Mirafiori, a quello dell'Ilva di Taranto in testa.
"Contro precarietà e austerità organizziamo la nostra rabbia", "Una sola grande opera: casa e reddito per tutti", "È l'ora della rivolta", questi alcuni degli slogan e dei cartelli dei manifestanti, che protestavano contro le politiche di massacro sociale imposte dall'UE imperialista e dalla CCE, e avallate e messe in pratica in Italia dal governo Letta. Ma non sono mancate le proteste contro l'accordo sulla rappresentanza del 31 maggio che stravolge completamente da destra le relazioni industriali nel nostro Paese.
Da segnalare il totale isolamento, in fondo al corteo, dei partiti della cosiddetta "sinistra radicale", che come scrive il collettivo "Senza Soste", scontano "anni di eccessivi tatticismi o di estrema autoreferenzialità e una difficoltà di analisi su temi fondamentali di carattere macroeconomico e di visione della società".
Particolarmente combattivi i giovani, categoria che subisce la ferocia del capitalismo e dei suoi governi: sono stati la parte più vivace, combattiva e determinata del corteo, coloro che hanno tenuto alta la tensione politica in ogni momento della manifestazione, consentendole di perseguire tutti gli obbiettivi che si era prefissata: in primo luogo l'assedio dei ministeri incriminati, quello dell'Economia e delle Finanze. Lanci di fumogeni, uova e bottiglie si sono verificati davanti alla sede di Monte dei Paschi di Siena, del Ministero delle Infrastrutture, del Ministero dell'Economia, individuati giustamente fra i responsabili principali del massacro sociale in atto, e della sede di Ferrovie dello Stato, che aveva negato ai manifestanti la possibilità di usufruire di treni per raggiungere Roma.
A queste dure contestazioni le "forze dell'ordine" hanno risposto con il manganello e la furia repressiva neofascista, tanto che a fine giornata si registravano 15 fermati, fra i quali 6 giovani arrestati (tra cui un minorenne), con accuse che vanno dalla resistenza aggravata ai danneggiamenti. L'acampada (accampamento) di Porta Pia ha lanciato un presidio davanti al tribunale per chiedere la liberazione di tutti gli arrestati, richiesta che il PMLI e "Il Bolscevico" appoggiano con solidarietà militante.
In piazza di Porta Pia, di fronte al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il corteo si è concluso con l'assedio di massa in attesa dell'incontro col ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, PDL: "Non ce ne andiamo di qui finché non avremo risposte" al problema abitativo sul quale gli occupanti non intendono dare alcuna tregua al governo Letta. Intanto i prossimi appuntamenti prefigurano un autunno davvero rovente contro il governo Letta: dalle mobilitazioni in occasione del tavolo sul diritto alla residenza del 24-26 ottobre a Firenze, ad una "assemblea dei movimenti" il 9 e 10 novembre per decidere "le prossime iniziative e sfide di conflitto e trasformazione dell'esistente". Infiammante la determinazione degli studenti romani: "Non abbiamo nessuna voglia di fermarci... L'assedio continua. Assediamo il ministro Carrozza!".

Fallita la campagna di criminalizzazione del governo
Dunque manifestazione vittoriosa, tanto quanto è fallita la campagna di diffamazione messa in piedi dal governo e rilanciata a tambur battente dalla stampa borghese già diversi giorni prima della data del 19 ottobre. Ovunque sui tg e sui giornali veniva agitato un presunto e inesistente "pericolo No TAV", la cui presenza serviva a prefigurare apocalittici scenari da nuovo incendio o sacco di Roma. Una campagna terroristica tesa ad infangare ulteriormente il glorioso movimento "No TAV", a tenere lontani dalla manifestazione altre migliaia di italiani e ad assediare e violentare Roma con 4mila agenti che hanno messo sottosopra ogni cosa.
Si sono susseguiti uno dopo l'altro titoli allarmistici e terroristici come "Livello d'allarme 8 su 10" (Huffington Post dell'ex trotzkista Annunziata), "professionisti del disordine di piazza" (ANSA), "giornata più a rischio per l'ordine pubblico" (Il Fatto quotidiano), "attivismo estremista" che metterà la città a "ferro e fuoco" (Libero), continui richiami alla repressione poliziesca del 15 ottobre 2011, con il palese obiettivo di far crollare la partecipazione. Obbiettivo fallito da parte del governo.
Intanto, in piazza in funzione provocatoria nel tentativo di sviare i manifestanti dai loro obbiettivi governativi veniva consentito ai neonazisti di Casa Pound di uscire dalla propria sede, di schierarsi provocatoriamente, protetti dalle "forze dell'ordine", con le mazze pronti ad assalire il corteo contro il quale hanno lanciato sassi e uova. Per non parlare della presenza di infiltrati della polizia e della Digos nel corteo, come documentato da immagini e testimonianze degli stessi manifestanti. È stata solo l'intelligenza e la disciplina del corteo a far sì che questa provocazione continua a tutti i livelli non venisse raccolta e si potesse arrivare fin sotto i ministeri.
Con la bava alla bocca per la rabbia dopo la riuscita straordinaria della mobilitazione, i quotidiani borghesi hanno fatto un vergognoso catenaccio disinformativo che ha fatto passare, ingigantendoli soltanto alcuni momenti del corteo. Petardi, fumogeni e botti sono stati rappresentati come micidiali armi di distruzione di massa, dicendo poco o nulla sul servizio d'ordine autogestito che ha escluso dal corteo avventuristi di piccolo gruppo e possibili infiltrati, e soprattutto passando interamente sopra ai grandi temi della manifestazione. Gli articoli sulla filogovernativa "La Repubblica", ad esempio, non fanno che dividere fra manifestanti buoni e cattivi senza nemmeno accennare ai contenuti della giornata. Con un lungo pezzo di Carlo Bonini, anzi, "La Repubblica" si mette dalla parte delle "forze dell'ordine" facendole passare da eroi in una sorta di "wargame", tralasciando arresti, cariche e infiltrati. Del tutto ridicola Norma Rangeri su "il manifesto" che non dice una parola sui contenuti e si accoda alla grancassa mediatica sugli scontri.
Si è distinto "Libero" che nell'articolo di apertura dal titolo "Marci su Roma" ha vomitato insulti sui manifestanti, arrivando persino al razzismo aperto contro arabi e Rom, ma di fatto rivelando le motivazioni reali per cui tale manifestazione ha terrorizzato il governo in quanto portatrice di "una rabbia sociale vera con la faccia di centinaia di disoccupati, immigrati, disperati di ogni risma".
L'acampada di Porta Pia ha comunque respinto con decisione la dicotomia buoni-cattivi, rilevando che "il messaggio di terrore non ha tenuto la gente a casa".

Viva la manifestazione vittoriosa del 19 ottobre!
La manifestazione del 19 ottobre si pone sulla linea politica delle grandi manifestazioni di massa contro il capitalismo, e il governo che ne cura gli affari. Al pari di quella che il 15 ottobre 2011 portò in piazza 500mila manifestanti, in stragrande maggioranza giovani e giovanissimi, contro il governo Berlusconi, quella del 19 ottobre 2013 ha portato in piazza decine di migliaia di manifestanti contro il governo Letta, continuatore delle politiche di massacro sociale del governo del neoduce. La manifestazione è stata molto importante innanzitutto perché ha visto in piazza la classe operaia al fianco di altri settori avanzati delle masse in lotta, fra cui gli studenti e i No TAV, e specialmente tantissimi giovani, uniti sull'obiettivo comune della lotta all'austerità, che poi altro non è che il massacro sociale per tenere in piedi il capitalismo in crisi. Il PMLI incoraggia questi giovani ad andare fino in fondo in queste importanti mobilitazioni per portarle ad un livello sempre più elevato e cosciente, cercando punti di convergenza con le altre lotte in corso, a partire da quelle della classe operaia.
Ma è anche necessario che i giovani comprendano che la lotta contro l'austerità è inseparabile dalla lotta contro il capitalismo da dove vengono fuori le ingiustizie che essi subiscono. Per eliminare le ingiustizie occorre abbattere il capitalismo che produce ciclicamente crisi come quella che stiamo vivendo.
Come è detto nell'appello della Commissione giovani del CC del PMLI "giovani date le ali al vostro futuro", invitiamo i combattivi giovani che erano in piazza il 19 ottobre e che vogliono dare il massimo di se stessi alla causa del proletariato e del socialismo a rompere ogni indugio e ad unirsi al PMLI come militanti o simpatizzanti: "Prendete in mano il vostro futuro, osate ribellarvi contro il capitalismo, i suoi governi, la sua cultura, le sue proposte, le sue idee e i suoi stili di vita, gettatevi nella lotta di classe e battetevi in prima fila per l'Italia unita, rossa e socialista, per realizzare un futuro privo dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, la disparità tra la donna e l'uomo, le disuguaglianze territoriali, la disoccupazione, il razzismo, la povertà, la guerra imperialista, e per creare le condizioni per l'abolizione delle classi. Non c'è nulla di impossibile al mondo per chi osa scalare le vette più alte".

23 ottobre 2013