Nella capitale sfilano in 100 mila
Grande manifestazione contro la privatizzazione di acqua, servizi pubblici locali e beni comuni
Il Forum nazionale: "l'art.4 del maxiemendamento è illegale, rispettare la volontà popolare"

Le istituzioni locali e nazionali in camicia nera stanno calpestando impunemente la volontà popolare espressa nei referendum da una valanga di 27 milioni di italiane e italiani.
Secondo il Forum italiano per i movimenti per l'acqua: "ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell'acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari e degli enti locali, ad eccezione del Comune di Napoli (sulla cui delibera il PMLI e 'Il Bolscevico' hanno delle riserve, ndr), e proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso le Spa che non hanno intenzione di togliere i profitti dalla tariffa''.
A ciò si aggiunge "l'ultima" infamia del governo del neoduce Berlusconi che per favorire Confindustria e la vorace lobby di Federutility, che riunisce grandi e piccoli predoni dell'acqua nostrani e stranieri, ha inserito nel maxiemendamento alla legge di stabilità, in applicazione della politica di lacrime e sangue e di massacro sociale dettata dalla BCE, un articolo che prevede la privatizzazione forzata di tutte le ex-municipalizzate, in pratica la riproposizione del decreto Ronchi abrogato dal voto referendario. Una norma quindi palesemente illegale ed anticostituzionale che né il privatizzatore Napolitano né il privatizzatore Monti sembrano avere la minima intenzione di cancellare!
Per questi motivi sabato 26 novembre l'indomito movimento, che da anni si batte affinché il diritto all'acqua sia riconosciuto come "diritto umano" universale, e sia svincolato dalle logiche del mercato e del profitto capitalistico e quindi per la ripubblicizzazione, non solo dei servizi e delle infrastrutture idriche ma "di tutti i beni comuni", si è riversato nuovamente in piazza, per fare sentire la sua vibrante voce di protesta.
Erano ben centomila i manifestanti, provenienti da tutta Italia, che hanno sfilato compatti per le strade della Capitale, partendo nel primo pomeriggio da Piazza della Repubblica, attraversando via Cavour e via Merulana, fino a giungere a piazza Bocca della Verità, dove è stato allestito un palco dal quale si sono esibiti artisti e succeduti i tanti interventi dei comitati.
Lo striscione in testa al corteo portava la scritta "Ripubblicizzare l'acqua, difendere i beni comuni", a seguire un lunghissimo serpentone con al centro un grande telo di stoffa azzurra per rappresentare ''il lungo fiume di acqua che va pubblicizzata'', che appariva come una grande onda, tra migliaia di palloncini azzurri "come le gocce d'acqua". Oltre l'azzurro, l'altro colore dominante era il rosso, quello delle bandiere dei "Cobas della scuola", Rdb, della Fds, dell'Arci, della Fiom-Cgil. Tra i manifestanti alcuni erano travestiti da Robin Hood, per "togliere ai ricchi e dare ai poveri'', e tantissimi erano i manifestanti, giovani e anziani, con la presenza massiccia e particolarmente combattiva delle donne, che indossavano cartelli contro "l'esproprio della democrazia" e le nuove annunciate misure antipopolari "anticrisi" del nuovo governo bipartisan della grande finanza e della Ue che ha persino dichiarato imprudentemente di pensare al rilancio del nucleare.
Presenti in forze anche le studentesse e gli studenti dell'Onda e l'assemblea permanente del Teatro Valle occupato. Tra gli slogan urlati: "Acqua bene comune, dateci un taglio'', "Si scrive acqua, si legge democrazia''.
La piazza del concentramento finale, troppo piccola per contenere e dare visibilità alla indignazione delle masse popolari, era stracolma, proprio come lo era nel giorno di festa del 13 giugno scorso, dopo la schiacciante vittoria dei Sì ai referendum abrogativi.
Dagli interventi dal palco l'appello ricorrente è stato quello a non mollare la piazza per "impedire che il risultato della consultazione del 12 e 13 giugno scorsi, che ha sancito il 'no' definitivo alla privatizzazione dell'acqua, venga dimenticato''.
Particolarmente indignati per l'operato "mafioso" dei rispettivi neopodestà e governatori i Comitati di Roma, Civitavecchia, Latina, Salerno, Milano, Bologna, Firenze, Venezia, Genova e Torino, Reggio Calabria, Palermo e Messina, ma anche quelli provenienti dalla Puglia che hanno denunciato le viscide manovre del governatore Vendola per evitare la completa ripubblicizzazione dell'Acquedotto Pugliese spa.
Vista l'importanza e la portata nazionale della manifestazione, non poteva mancare la rossa bandiera del PMLI che sempre viva è tornata a calcare le vie di Roma dopo 40 giorno. È stata un'occasione per poter stare immersi tra i manifestanti fino a sera e aprire qualche breve discussione.
Un tradimento quello della maggior parte degli enti locali (Regioni, Province e Comuni) che è balzato agli occhi: a sfilare con i manifestanti, c'erano solo i rappresentanti dei Comuni di Napoli, Palma Campania, Nola, Villa Castelli e pochi altri. Significativi sono stati anche i comunicati, i documenti e gli interventi di denuncia del dissesto idrogeologico causato dalla incuria e dalla cementificazione dei corsi d'acqua.
È stato ricordato che la "consegna dei beni comuni al mercato, riguarda anche la conoscenza e la cultura, nonché lo smantellamento dei diritti del lavoro anche attraverso l'art. 8 della manovra estiva e la precarizzazione dell'intera società". Importante anche la solidarietà espressa al popolo palestinese da oltre mezzo secolo massacrato e depredato delle sue risorse idriche.
A conclusione della luminosa giornata di lotta, che ha avuto anche il merito, insieme ai coraggiosi cortei studenteschi dei giorni precedenti, di spezzare il divieto fascista di manifestare imposto dal gerarca Alemanno, il Forum ha lanciato la cosiddetta "campagna nazionale di Obbedienza civile", "che invita - spiegano gli organizzatori dell'iniziativa - tutti i cittadini a percorsi di auto-organizzazione per la riduzione delle bollette dell'acqua, secondo quanto stabilito dal voto referendario, forti anche della sentenza del giorno prima (25 novembre) della Corte Costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di parte della Legge Regionale della Lombardia sull'acqua".
Da segnalare infine che a questa grande mobilitazione popolare, che ha confermato l'unità, la vitalità politica e la coerenza nella lotta del movimento, ha fatto da contraltare la vergognosa censura dei mass-media del regime neofascista. "La Repubblica" di Scalfari, ad esempio, ormai pienamente a suo agio nel ruolo di quotidiano della "pacificazione nazionale" assegnatogli dal PD di D'Alema e Bersani, ha ritenuto che la cronaca della manifestazione non meritasse neanche un trafiletto interno. In oltre 70 pagine di articoli, solo un editoriale del costituzionalista borghese Stefano Rodotà.

30 novembre 2011