Manifestazione a Napoli promossa da Confcommercio cui hanno aderito Cgil, Cisl e Uil
Diecimila lavoratori, precari e commercianti in piazza contro la Ztl imposta dalla giunta De Magistris
L'ex PM parla di "infiltrazioni camorristiche" ma in piazza vi erano lavoratori e precari caricati dalle "forze dell'ordine" del ministro Cancellieri
Il neopodestà De Magistris e la sua giunta devono dimettersi!

Redazione di Napoli
"Camorra di strada, vecchia politica e borghesia mafiosa vogliono mettere le mani sulla città": questa una delle tanti frasi pronunciate, come un disco rotto, dal neopodestà Luigi De Magistris per coprire il suo totale fallimento politico segnato da una ulteriore settimana politica durissima fatta di contestazioni, repressione e risposte non date.
Non fa mai i nomi della "borghesia mafiosa" o delle fantomatiche "forze oscure" che minacciano il suo governo cittadino, ma cade come un masso sulla giunta la condanna da parte della III sezione della Corte di Appello di Napoli a tre anni di reclusione per l'affare "Global Service" di quell'Alfredo Romeo con il quale l'ex pubblico ministero voleva addirittura chiudere un colossale accordo (l'Insula Antica Dogana) che regalava all'imprenditore la gestione privata di una parte del centro di Napoli, tra il porto e piazza Municipio.
Tutte cose che il PMLI ha denunciato con puntualità partendo dal fallimento della giunta sui temi del lavoro, dell'abbandono e del degrado delle periferie e della mancata raccolta differenziata, fino a quello della repressione e del manganello facile contro operai, precari, disoccupati.
 
La protesta
La rabbia delle masse popolari contro la giunta arancione arriva al culmine mercoledì 10 aprile con una manifestazione organizzata dalla Confcommercio e appoggiata da Cgil, Cisl e Uil con le rispettive sigle di settore relative ai lavoratori e alle lavoratrici del terziario, cui si sono aggiunti, una dopo l'altra, le rappresentanze dei tassisti, dei commercialisti, comitati civici di quartieri e di cittadinanza attiva; fino ai quartieri-simbolo della "rivoluzione arancione", come Vomero e Arenella, che si sono allineati alla protesta contribuendo ad una serrata che non si vedeva dai tempi del terremoto del 1980.
Migliaia di manifestanti (circa diecimila presenze) hanno invaso il centro di Napoli con un corteo che ha attraversato via Chiaia, piazza Vittoria fino alla zona di via Caracciolo per protestare contro la ZTL, la "Zona a Traffico Limitato" imposta dalla giunta autoproclamatasi "rivoluzionaria" e oggetto di vibrate contestazioni fin dalla sua genesi. Tanti, tantissimi i giovani, soprattutto dei quartieri popolari, come i quartieri spagnoli, che si sono riversati in strada, centinaia i piccoli e medi commercianti, ma anche artigiani di botteghe con le serrande abbassate o a mezza altezza, che hanno aderito spontaneamente alla protesta (si parla del 95% di adesione totale nella mattinata con una percentuale non dissimile anche nel pomeriggio). Si pensi a quel lavoratore del commercio, forse un precario, che in testa al corteo esponeva un cartello al collo con su scritto "grazie a questa ZTL sono a rischio licenziamento"; oppure ai comizi volanti di commercianti, artigiani e lavoratori che esponevano, con l'ausilio di un megafono davanti piazza Municipio, il disagio che stanno vivendo, chiedendo le risposte a De Magistris, al vice-sindaco Sodano e compari sulla questione ZTL, ma anche sulla crisi disoccupazione.
Una risposta che l'ex pm pretenderebbe di giustificare con l'avvento dell'America's Cup, ossia la necessità di trasformare Napoli (era anche la vecchia strategia fallimentare di Bassolino) in una città vetrina appetibile per i turisti e gli albergatori, tra i pochi che non hanno aderito alla protesta, visto che i loro introiti sono aumentati dell'80% grazie all'evento sportivo battezzato felicemente dagli imperialisti USA. Un evento che però non ha prodotto alcun beneficio diretto o indiretto per l'occupazione a Napoli.

Le cariche delle "forze dell'ordine"
Come di consueto, vista la politica di "tolleranza zero" di De Magistris contro qualsiasi forma di protesta - giustificata pretestuosamente ancora una volta, fino a sfiorare il ridicolo, dalla presunta infiltrazione della camorra nel corteo - arrivati a piazza Municipio i manifestanti venivano "accolti" dalle "forze dell'ordine" del ministro dell'Interno Cancellieri, anziché dalle porte aperte di un municipio che, all'inizio dell'avventura arancione, doveva essere "partecipato".
Tutt'altro. Dopo forti momenti di tensione, accompagnati dalle giuste e vibrate proteste nei confronti del neopodestà e della sua giunta inetta e incapace di far fronte all'emergenza politica della città ("De Magistris vattene via!", "Dimissioni, dimissioni", "Lungomare liberato, tutto il resto devastato", "Maledetto il giorno che t'ho votato"), non avendo alcun argomento da poter consegnare all'attenzione dei manifestanti, partivano le vergognose cariche delle "forze dell'ordine" schierate addirittura in assetto antisommossa, mentre l'esecutivo arancione si barricava vigliaccamente dentro palazzo S. Giacomo.
I manifestanti si difendevano dalla carica a freddo ma cadevano feriti sul selciato due partecipanti, finiti poi in ospedale. Gli esponenti del PDL, come lo storico mazziere fascista Schifone, che cercavano di mettere il "cappello" alla manifestazione, vengono prima fischiati e poi isolati dal corteo; viene contestato duramente e poi cacciato dalla piazza l'assessore al Commercio Marco Esposito, che rischia il linciaggio; dopo gli scontri i manifestanti proseguono il corteo fino ad arrivare a via Caracciolo, nonostante Confcommercio avesse anticipatamente (e inspiegabilmente) chiuso lo striscione a causa delle tensioni di piazza.

De Magistris e la sua giunta devono dimettersi!
Gravi e provocatorie le affermazioni di De Magistris: "Da cittadino e da napoletano provo una grande amarezza perché abbiamo assistito ad una sospensione del pieno diritto a manifestare che deve essere garantito ad ogni cittadino, a causa dell'infiltrazione di delinquenza comune e camorra all'interno della manifestazione".
"Sono stati lanciati petardi, fatte pressioni sui commercianti perché tenessero le saracinesche abbassate e si sono viste in giro anche delle brutte facce. Tutto questo è inaccettabile e da condannare. Ma sarebbe un grosso errore politico sostenere che dietro la manifestazione di mercoledì vi fosse la camorra". Così bacchetta il direttore di Repubblica Napoli, Giustino Fabrizio, le affermazioni di De Magistris, rilanciate anche da altri direttori dei quotidiani locali, come Marco De Marco del Corriere del Mezzogiorno che fanno eco all'appello di numerosi intellettuali partenopei (come Labruna, Galasso, Rea, Macry) che chiedono a gran voce le dimissioni dell'ex pm e della sua giunta.
Confcommercio ma anche Cgil, Cisl e Uil per ora rifiutano gli incontri propugnati all'indomani del corteo da parte della giunta, contrariati dal fatto che ridurre a un fatto di camorra la loro protesta è una assurdità.
Nel condannare le cariche delle "forze dell'ordine" del ministro Cancellieri e l'arroganza e la tracotanza dell'ex pm e della sua giunta, la Cellula "Vesuvio Rosso" di Napoli del PMLI ha espresso, in un tempestivo comunicato stampa molto apprezzato in rete e tra le masse, solidarietà ai manifestanti e pronta guarigione ai due finiti all'ospedale. I marxisti-leninisti (che peraltro hanno partecipato al corteo e alla protesta sotto Palazzo San Giacomo) hanno chiesto in ultimo le immediate dimissioni dell'esecutivo che dalla tinta arancione è passato a quella nera: "Non rimangono altro che le dimissioni all'esecutivo in camicia nera, che si sta distinguendo in negativo per essere una delle giunte peggiori del dopoguerra".
 
17 aprile 2013