200 mila in piazza a Roma
Contro il razzismo
Su invito del Comitato promotore 17 ottobre convenuti nella capitale, dal Veneto alla Sicilia, italiani e immigrati uniti contro il reato di clandestinità e il "pacchetto sicurezza". Il governo Berlusconi invitato ad andare "a casa". Critiche alla Bossi-Fini. Grande sforzo organizzativo della Cgil e dell'Arci
Animata dall'internazionalismo proletario la delegazione nazionale del PMLI diretta da Urgo

Dal corrispondente della Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Roma
"No al razzismo", "No al pacchetto sicurezza", "No al reato di clandestinità", erano il contenuto degli slogan più urlati in corteo e in piazza sabato 17 ottobre. Una piazza, piazza della Repubblica per il concentramento iniziale, che contava 200mila manifestanti, in maggioranza migranti e giovani, tanti gli studenti, giunti a Roma da tutta Italia, dall'alto Veneto fino alle estremità della Sicilia, per combattere il razzismo - che il regime neofascista cerca di far passare sempre più in ogni settore della vita civile, dalla scuola, alla sanità, al lavoro - e il governo Berlusconi stesso.
Una manifestazione questa che si ripete da ormai 20 anni e che stavolta ricordava il ventennale della scomparsa del rifugiato sudafricano Jerry Essan Masslo, morto vittima del razzismo nel casertano.
Presenti in forze la Cgil e l'Arci, che hanno prodotto un rilevante sforzo organizzativo per la riuscita della manifestazione, nonché centinaia e centinaia di gruppi, organizzazioni e partiti tra cui il PMLI, soprattutto dei migranti ma anche l'Anpi, i sindacati Cobas, Rdb e Cub, i NoDalMolin, la rete delle realtà contro la guerra e le associazioni contro l'omofobia, fino ai precari della scuola. Spiccava l'assenza del PD e di Cisl e Uil, mentre dallo spezzone dei senegalesi che danzavano facendo musica con i tamburi si passava agli esuli del popolo curdo, alla combattiva comunità bengalese, e così via.
I manifestanti si sono mossi in corteo attraversando via Cavour, piazza Venezia, passando vicino al Campidoglio e al Circo Massimo, per arrivare infine ad una traboccante piazza Bocca della Verità.
Qui era stato allestito un palco per il comizio finale, dove si sono succeduti negli interventi diversi esponenti dell'organizzatore "Comitato 17 ottobre" (tutti migranti), del movimento lgbtq, ecc. Particolarmente applauditi i passaggi in cui i migranti sottolineavano l'invivibilità della loro condizione, senza casa, senza lavoro, ma spesso con famiglie da mantenere, e le discriminazioni di cui sono continuamente oggetto. Ad esempio, significativo l'episodio del ragazzo migrante aggredito da un gruppo di fascisti. Egli non ha potuto denunciare la vile aggressione in quanto immigrato "irregolare", ossia senza permesso di soggiorno.
Già, perché col "reato di clandestinità", ultima arma inventata dalla classe dominante borghese e dal governo Berlusconi per colpire i lavoratori immigrati e applicare la repressione neofascista, una persona sans papier non potrà sporgere denuncia, essere curata, ricevere un'istruzione, fruire dei più banali ed elementari servizi e diritti, pena l'arresto, la detenzione nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) e il rimpatrio forzato. Uno scenario a dir poco grottesco che ricorda sempre più da vicino il fascismo di Mussolini ed il nazismo di Hitler.
Le due principali rivendicazioni della manifestazione, infatti, erano la revoca del reato di clandestinità, e in generale dell'intero "pacchetto sicurezza" (ribattezzato polemicamente "pacchetto insicurezza"), e la regolarizzazione generalizzata per tutti, non solo per colf e badanti. Per questo il governo Berlusconi è stato invitato ad "andare a casa" e per questo non è stato esente da critiche l'ambizioso presidente della Camera nera, Gianfranco Fini, che si erge a paladino di certi diritti degli immigrati ma è firmatario della famigerata legge Bossi-Fini che ha aperto la strada all'ondata razzista e alla legge razziale vigente.
Sono stati diversi gli interventi dal palco, poi, in cui è stato detto chiaramente che la contraddizione principale non è tra lavoratori italiani e migranti, ma tra i lavoratori (si è fatto riferimento a volte esplicitamente alla classe operaia) e i padroni.
Il PMLI è stato presente per tutto il corteo con le proprie insegne. Sul cartello, preparato ad hoc per questa giornata di lotta, vi era scritto: "Fermiamo il razzismo, la xenofobia, l'omofobia, il precariato, la disoccupazione, abbattendo il governo del neoduce Berlusconi", ossia una sintesi puntuale delle nostre posizioni.
Interesse verso la Delegazione, comprendente compagne e compagni da Roma, Milano, Gabicce Mare, Civitavecchia, provincia di Bologna e provincia di Bergamo e diretta dal compagno Angelo Urgo, è stato rilevato soprattutto da parte di studenti e da parte di alcuni gruppi di migranti che a volte rilanciavano gli slogan del Partito. Anche ciò ha esaltato lo spirito internazionalista proletario che animava i marxisti-leninisti.
Nel corso della manifestazione è stato diffuso in buon numero di copie Il Bolscevico, alcune direttamente richieste ai compagni della Delegazione. Sono stati presi dei contatti.
Nella lettera di ringraziamenti inviata dalla Commissione centrale di organizzazione ai compagni presenti a Roma, i dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi tra l'altro scrivono: "Sotto la direzione del compagno Angelo Urgo, tenendo ben alta la bandiera dell'internazionalismo proletario, voi avete reso un importante servizio all'intero Partito e agli immigrati... avete dato un qualificato sostegno politico proletario e marxista-leninista agli immigrati e contribuito a denunciare la politica razzista e xenofoba del governo del neoduce Berlusconi".

21 ottobre 2009