Oceaniche manifestazioni in Cile per la scuola pubblica gratuita

Il 19 ottobre due oceaniche manifestazioni nella capitale cilena Santiago hanno rilanciato la lotta degli studenti per la scuola "pubblica, gratuita e di qualità", per tutti dopo la rottura delle inconcludenti trattative con la delegazione governativa nominata dal presidente Piñera.
La due giorni di lotta degli studenti universitari e delle scuole superiori ha avuto l'appoggio del principale sindacato cileno e di tante organizzazioni sociali e ambientaliste che hanno contraddistinto grossi spezzoni dei cortei a Santiago e in molti altri centri del paese. Come nelle proteste del 18 ottobre, durante i "cazerolazos", i cortei con lo sbattimento di coperchi e pentole, nei quartieri popolari.
Le manifestazioni del 19 ottobre hanno rilanciato la lotta degli studenti che da sei mesi sono mobilitati per chiedere un cambio radicale del sistema educativo, ereditato dalla dittatura di Pinochet e lasciato inalterato negli ultimi 20 anni dei governi di "centro-sinistra" e dall'ultimo governo di destra del miliardario Piñera. Per primi si sono mobilitati gli studenti liceali, seguiti dagli universitari, per denunciare gli altissimi costi dell'istruzione privata, l'unica che funziona decentemente nel paese. Meno della metà degli studenti delle secondarie frequenta le scuole pubbliche, che sopravvivono con pochissimi fondi e con salari da fame per gli insegnanti. La maggior parte di licei e delle università sono private e hanno rette salatissime tanto che molte famiglie sono costrette a indebitarsi per pagarle.
La mobilitazione degli studenti per la scuola pubblica ha trovato un largo consenso popolare e nel tempo ha allargato le sue richieste a maggior democrazia fino all'abolizione della costituzione di Pinochet lasciata intonsa dai governi di Santiago. E che viene applicata dal presidente Piñera nella parte relativa alle leggi repressive contro le manifestazioni studentesche e popolari.
A fronte delle richieste studentesche il regime cileno rispondeva con l'offerta di uno stanziamento di altri 4 miliardi di dollari supplementari al budget per l'educazione ma respingeva qualsiasi richiesta di modifica del sistema di istruzione privato. Nel contempo metteva in cantiere una nuova legge per inasprire le pene contro chi occupa scuole e atenei, carcere da 1 a 3 anni, e riesumava la vecchia "Legge di sicurezza dello Stato" che prevede pene da 3 a 15 anni contro i manifestanti che disturbano "l'ordine pubblico".
Ai primi di ottobre si interrompevano le trattative fra la commissione governativa e i rappresentanti delle organizzazioni studentesche che denunciavano come la delegazione governativa metteva sul tavolo proposte già rifiutate nei mesi scorsi con la evidente volontà di far fallire il negoziato. E organizzavano per l'8 e il 9 ottobre un referendum in appoggio alla protesta.
Le domande contenute nella scheda erano: sei a favore di una educazione gratuita per tutti? Sei d'accordo che collegi e istituti debbano tornare a dipendere dall'amministrazione centrale? Vuoi proibire ogni forma di lucro sull'educazione? Al referendum partecipavano oltre un milione di persone e il 90% si esprimeva per il sì, a favore delle richieste studentesche.
Richieste che tornavano in piazza con gli scioperi e le manifestazioni in programma il 18 e 19 ottobre.

26 ottobre 2011