Cortei in oltre 80 città
Migliaia di studentesse e studenti di nuovo in piazza
Convocati dall'UdS chiedono a gran voce di tagliare "grandi opere" e spese militari per finanziare la scuola pubblica. Forte condanna dell'ecatombe di Lampedusa. Cariche poliziesche a Milano
Uniamoci per la scuola e l'universitą pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti

A meno di dieci giorni dalla precedente mobilitazione studentesca, la prima dell'autunno, che era stata indetta con successo dalla rete "StudAut" per il 4 ottobre, l'11 ottobre sono nuovamente scesi in piazza migliaia e migliaia di studentesse e studenti rispondendo all'appello dell'Unione degli Studenti (UdS) e della Rete degli Studenti medi (ReDS) dal titolo: "Non c'è più tempo". "Gli studenti - ha scritto l'UdS facendo il punto della giornata - hanno sfilato per le strade delle città per chiedere una legge quadro sul diritto allo studio, per dire basta alla dequalificazione e all'assoggettamento ai mercati della scuola e dell'università pubblica, per chiedere un futuro libero da ricatti, per costruire una scuola e un'università diversa, pubblica di qualità, ma soprattutto accessibile a tutti".

Oltre 80 cortei in tutta Italia
Sono stati circa 100mila gli studenti scesi nelle piazze di oltre 80 città per la scuola pubblica, il diritto allo studio, l'edilizia scolastica e contro le misure di austerità, le "grandi opere" dagli F35 alla TAV per le quali il governo Letta sottrae così tanti fondi al rifinanziamento del diritto allo studio, ed è stata sentita (come già del resto il 4 ottobre) la condanna dell'ecatombe di migranti a Lampedusa, il cui cimitero marino proprio in quei giorni assisteva ad una nuova strage col rovesciamento dell'ennesimo barcone.
5.000 studenti sono scesi in piazza a Roma dietro lo striscione "Le scuole pagano le spese delle crepe del Paese", perché come afferma l'UdS, "i 400 milioni stanziati quest'anno nel decreto scuola bastano a malapena a ristrutturare tutti i licei della capitale". Presenti i migranti con barchette di carta con su scritto: "Respingiamo la Bossi-Fini".
I migranti sono stati ricordati anche a Bologna, con un flash mob, e a Milano dove gli studenti hanno osservato un minuto di silenzio. Nel capoluogo lombardo i 5.000 studenti hanno chiesto lo stop dei finanziamenti alle private e all'Expo e assaltato la sede del Ministero delle Infrastrutture dietro lo slogan: "Una sola grande opera: scuola e reddito per tutti". Le "forze dell'ordine" hanno impedito coi manganelli agli studenti di avvicinarsi alla sede della Provincia.
Oltre 2.500 studenti a Napoli hanno accostato alla lotta per la scuola pubblica quella contro lo scempio ambientale della città e indetto per il 16 novembre "un grande corteo che raccoglierà tutti i giovani e tutte le realtà impegnate sul territorio per dire no al biocidio e per esigere una bonifica controllata dalle comunità territoriali".
In diverse località erano presenti il Coordinamento universitario Link e l'Unione degli Universitari (UdU).
Gli studenti sono poi scesi in piazza anche l'indomani 12 ottobre al fianco della FIOM e delle altre migliaia di manifestanti che a Roma hanno gridato NO allo scempio neofascista, presidenzialista e federalista della Costituzione del '48.

Uniamoci per la scuola e l'università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti
La grande partecipazione a due giornate di mobilitazione studentesca a distanza molto ravvicinata, per non parlare poi della vasta partecipazione alla già citata manifestazione del 12, sono molto incoraggianti e potrebbero essere l'inizio di un autunno incandescente. Affinché ciò avvenga, è necessario portare la lotta in ogni scuola e ogni ateneo, andare a fondo nelle rivendicazioni e nei metodi di lotta portandoli ad un livello sempre più elevato, trovare punti di convergenza con tutte le masse in lotta, a partire dalla classe operaia, per dar vita ad un grande fronte unito contro il governo Letta, il nemico comune di tutti coloro che si battono per il cambiamento, che non ha deviato di una virgola dal programma antipopolare concordato con Berlusconi nonostante le recenti vicissitudini che hanno attraversato la compagine governativa borghese, in particolare stringendo i tempi della controriforma della Costituzione e prospettando una nuova finanziaria di lacrime e sangue per le masse lavoratrici e popolari.
Resta un nodo da sciogliere, su cui richiamiamo l'attenzione del movimento studentesco già da tempo. Noi riteniamo deleterio per la lotta comune che autonomi e "sindacati" studenteschi continuino a indicare giornate diverse di mobilitazione senza nemmeno dare notizia gli uni degli altri, quando sappiamo per certo che la maggioranza delle masse studentesche hanno partecipato ad entrambe. A chi giova questa divisione? Di certo non al movimento studentesco. Anche se non si condividono certi aspetti delle reciproche piattaforme, è comunque necessario unirsi su ciò che si condivide, nell'interesse esclusivo della lotta per la scuola pubblica.
L'elaborazione della linea, delle piattaforme, delle parole d'ordine e dei metodi di lotta dovrebbe essere condotta direttamente dagli studenti su base unitaria. Ciò sarebbe possibile dando vita alle Assemblee generali delle studentesse e degli studenti fondate sulla democrazia diretta, dove discutere ed elaborare gli indirizzi politici, programmatici e organizzativi del movimento. Nelle Assemblee generali devono trovare piena e libera espressione i collettivi e le varie organizzazioni studentesche, ma alla fine le decisioni prese a maggioranza devono essere vincolanti per tutti.
Bisogna lottare anche perché le Assemblee generali diventino il contraltare degli "organi collegiali", asserviti alle autorità scolastiche e accademiche borghesi, aziendaliste, filogovernative e baronali.
Su questo invitiamo gli studenti a riflettere e confrontarsi già nel corso delle prossime lotte. A loro rinnoviamo l'appello lanciato dal PMLI col documento "Giovani, date le ali al vostro futuro": "È principalmente da voi giovani, soprattutto operaie e operai, che dipende il successo della lotta per il cambiamento sociale, perché il mondo vi appartiene e il futuro è vostro. E allora prendete in mano il vostro futuro, osate ribellarvi contro il capitalismo, i suoi governi, la sua cultura, le sue proposte, le sue idee e i suoi stili di vita, gettatevi nella lotta di classe e battetevi in prima fila per l'Italia unita, rossa e socialista, per realizzare un futuro privo dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, la disparità tra la donna e l'uomo, le disuguaglianze territoriali, la disoccupazione, il razzismo, la povertà, la guerra imperialista, e per creare le condizioni per l'abolizione delle classi. Non c'è nulla di impossibile al mondo per chi osa scalare le vette più alte".

16 ottobre 2013