10 mila donne in piazza contro la violenza maschile
Presenti molti uomini

Sabato, 28 novembre, 10 mila donne in piazza a Roma per dire "Basta" alla violenza maschile sulle donne, ma anche al razzismo e all'omofobia, alla mancanza di lavoro, al precariato, alla politica della "sicurezza" del governo.
La manifestazione nazionale è stata organizzata via internet da molte associazioni femministe, femmilini, lesbiche e transessuali in occasione della Giornata internazionale contro la violenza maschile. Il corteo si snoda da piazza Repubblica a piazza San Giovanni. In testa lo striscione con scritto "Basta", lo stesso slogan riportato poi su cartelli e magliette su iniziativa delle promotrici.
Ci sono donne giovani e meno giovani. Le lavoratrici dell'ex Eutelia e le donne metalmeccaniche della Fiom Cgil, della Uil e della stampa romana, precarie e studentesse perché "anche lo sfruttamento è violenza". Ci sono pure le indomabili partigiane dell'Anpi. Le rappresentanti delle organizzazioni delle trans che ricordano l'assassinio di Brenda, "bruciata viva come nel Medioevo".
A sorpresa ci sono, pur non invitati dalle organizzatrici, molti uomini. È un fatto molto positivo che smentisce nei fatti le teorie separatiste che indicano gli uomini genericamente e senza alcuna distinzione di classe, ideologica e politica, come nemici del genere femminile.
Striscioni fatti a mano che esprimono la rabbia contro "la violenza, il razzismo, l'omofobia". Cartelli contro il governo Berlusconi che ha bloccato l'introduzione della pillola Ru486, ma anche che strumentalizza la violenza sulle donne per far passare la sua politica fascista della "sicurezza" e le ronde di mussoliniana memoria: "Alla vostra sicurezza rispondiamo: la notte è nostra e ce la riprendiamo". "Chi ci difende dalle ronde? Nessuna azione razzista in nostro nome". "No alla violenza che uccide, al familismo che ci opprime".
Sotto accusa il familismo imperante alimentato dalle campagne reazionarie oscurantiste del papa nero Ratzinger e dalla Cei di Bagnasco, ma anche dal nuovo Mussolini, Berlusconi. Un familismo mussoliniano che reputa la famiglia come un luogo sacro e inviolabile anche se al suo interno si compiono ogni tipo di violenza, da quella sessuale a quella psicologica e fisica. La prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne europee tra i 16 e i 44 anni è la violenza dei mariti, dei fidanzati, dei compagni, dei padri. È dentro casa che avviene il 90% di stupri, maltrattamenti, violenze fisiche e psicologiche degli uomini sulle donne. Ogni 4 minuti in Italia, ogni 90 secondi negli Stati Uniti, una donna viene stuprata.
Le radici della violenza maschile sulle donne non stanno né nella "crisi dei rapporti fra i sessi", né nel "potere maschile", ma nella cultura borghese e nella mancanza di diritti per le donne che sono a fondamento del regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista. La battaglia contro la violenza degli uomini sulle donne è dunque parte integrante della battaglia contro la cultura borghese e cattolica e il suo modello di famiglia e per difendere i diritti femminili acquisiti e conquistarne dei nuovi a cominciare dal lavoro e dalla socializzazione del lavoro domestico.
Nell'immediato occorre impegnarsi per liberarsi del nuovo Mussolini che soffia forte sul vento del maschilismo e del familismo borghese e cattolico facendo arretrare di decenni la condizione economica, politica, sociale, culturale, morale e familiare delle donne nel nostro Paese.

2 dicembre 2009