Nel manifesto "Per un'Europa più forte: il ruolo dell'Italia"
La Confindustria indica le priorità ai nuovi parlamentari europei italiani per tutelare gli interessi del "nostro" capitalismo
Un manifesto indirizzato ai futuri parlamentari europei è stata l'idea della Confindustria per dettare loro le priorità per tutelare gli interessi del capitalismo nostrano. A totale conferma della nostra analisi, sintetizzata dal Documento dell'Ufficio politico del PMLI per le elezioni europee del 6-7 giugno prossimi, il capitalismo italiano pur non sapendo ancora chi e di quale fazione della borghesia saranno gli eletti che occuperanno gli scranni di Strasburgo, parla indistintamente a tutti questi politicanti borghesi augurandogli "buon lavoro", nella più che fondata convinzione che tutti, sia rappresentino la destra che la "sinistra" borghese fino ai falsi comunisti, faranno gli interessi dell'Unione europea imperialista, nata, cresciuta e tuttora operante in funzione degli interessi dei rispettivi monopoli che stanno dietro ai governi nazionali che la compongono.
"Per un'Europa più forte: il ruolo dell'Italia" è il titolo del manifesto indirizzato ai 72 nababbi che rappresenteranno l'Italia al parlamento europeo. E già nella sua prefazione la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, sintetizza linea e obiettivi del capitalismo italiano: "Nel nuovo mondo che uscirà dalla crisi - si legge - l'Europa potrà far sentire la sua voce solo se agirà unita. Questa Europa può e deve costituire - ancor più in questo momento - il nostro punto di riferimento. L'Europa di cui abbiamo bisogno è quindi un'Europa forte. E l'Italia, confermando la sua tradizione di paese fondatore dell'Unione, deve acquisire ancor più autorevolezza nel contesto europeo". In definitiva per la Marcegaglia "L'Europa che vogliamo deve essere più sensibile alle imprese" e al tempo stesso occorre "una forte coesione sociale". E anche il futuro parlamento europeo dovrà fare di tutto per "supportare l'economia e il tessuto imprenditoriale europeo, garantendo le condizioni per rafforzarne la competitività".
Temi sviluppati nell'introduzione del vice presidente di Confindustria Andrea Moltrasio, incentrata sulla crisi economica e finanziaria mondiale, che richiede all'Ue "interventi più coraggiosi e incisivi", maggior accesso al credito per le aziende, più "riforme strutturali" e "competitività". In particolare promuovere "la riforma dei sistemi sociali e dei mercati del lavoro e la definizione di una politica dell'immigrazione comune". La crisi generata dal capitalismo è dunque il pretesto per accelerare le politiche neoliberiste e di lacrime e sangue che hanno contraddistinto il cammino della superpotenza europea dal Trattato di Maastricht del 1991 fino ad oggi. Per Moltrasio anche "La lotta al cambiamento climatico non deve tradursi in un vincolo che comprometta la competitività dell'industria europea".
Il manifesto del capitalismo italiano per l'Europa esalta poi in 6 punti il mercato interno, che deve diventare ancor "più aperto e competitivo", le privatizzazioni dei servizi pubblici essenziali, lo sviluppo selvaggio delle reti transeuropee di trasporto, uno "strumento prioritario per supportare le imprese italiane nel mercato comunitario", e il "rafforzamento dei rapporti tra università e imprese" assieme alla richiesta di "ricoprire un ruolo più incisivo nell'orientamento dei sistemi nazionali di istruzione e di formazione" (leggesi affossamento dell'istruzione pubblica e gratuita per tutti). Fino ad arrivare alle lacrime di coccodrillo per l'impennata della disoccupazione, che secondo le stime dell'Unione europea nel 2009 dovrebbe salire all'8,7% contro il 7% del 2008, con una perdita di oltre 3 milioni e mezzo di posti di lavoro, per aumentare ancora nel 2010.
Per Confindustria è il prezzo della crisi mondiale a cui bisogna rispondere con "politiche sociali moderne". "In questo quadro - secondo il padronato - l'Ue avrà il compito fondamentale di incoraggiare la riforma e la modernizzazione dei mercati del lavoro" e "stimolare" la flessibilità e competitività capitalistiche. Il tutto da coniugare necessariamente "con una riforma dei sistemi di welfare e delle pensioni" divenute "imprescindibili per tutti gli Stati membri".
La posizione del capitalismo italiano sull'Europa è chiara e limpida. Per la classe operaia, i lavoratori, gli studenti, le masse popolari del nostro Paese non resta che dare una sonora batosta astenendosi alle elezioni europee. Non legittimare l'Europa imperialista significa anche dire no all'Europa dei padroni e al "posto al sole" che va ricercando il capitalismo nostrano al suo interno e a cui i parlamentari eletti, fossero anche tutti della "sinistra" borghese e dei falsi comunisti, dovranno rendere conto, eseguendone i voleri imperialisti, capitalisti, antidemocratici e nemici dei popoli.

13 maggio 2009