In una Torino militarizzata
Quasi 10mila manifestanti contro Israele imperialista e sionista e per la liberazione della Palestina
Delegazioni da tutta Italia e anche dall'estero. Sfilano pure "gli ebrei contro l'occupazione". I giovani in maggioranza. Silenzio davanti all'ospedale delle Molinette per non disturbare i malati. Bertinotti non si presenta alla Fiera del libro dove doveva presentare la sua rivista per paura di essere contestato
La delegazione del PMLI diretta da Urban, anima antimperialista della grande giornata di lotta, tiene alto il cartello "Uno Stato due popoli"
Dal corrispondente della Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo
Sabato 10 maggio circa 10mila manifestanti hanno percorso le vie di Torino a sostegno del boicottaggio della Fiera del libro inaugurata dal rinnegato del comunismo Giorgio Napolitano e dedicata alla nascita di Israele, macchiatosi in sessant'anni di storia della cacciata dei palestinesi dalle loro terre e costringendo coloro che sono rimasti in Palestina, al di là del muro della vergogna, a convivere con la paura dei bombardamenti e dei rastrellamenti, nonché con la ferocia di un crudele embargo sui generi di prima necessità. Uno Stato, quello di Israele, che costringe a vivere in una sorta di apartheid gli stessi arabo-israeliani che vivono al suo interno.

Un corteo riuscito
Ebbene, i 10mila manifestanti che hanno attraversato, da corso Marconi al Lingotto, dove si svolgeva la Fiera, le vie di una Torino calda e militarizzata, sostenendo e appoggiando la piattaforma rivendicativa della "Assemblea Free Palestine", hanno rappresentato quella parte di antagonismo sociale e politico che non si è fatto per nulla abbindolare dalla retorica borghese che in ogni sua componente vuole spacciare Israele come il baluardo della democrazia e della libertà nell'intera regione mediorientale. Anzi, il corteo è riuscito a smascherare Israele per quello che esso è realmente: l'avamposto dell'imperialismo occidentale in Medio Oriente, un'area strategica dal punto di vista geopolitico per le sue immense ricchezze energetiche.
La manifestazione è pienamente riuscita, tant'è che sabato sera le grandi case editrici piangevano sulla diminuzione di afflussi e quindi di guadagni, mentre le piccole arrivavano a proporre, per recuperare i mancati introiti, di aprire la Fiera lunedì senza far pagare il biglietto. Non c'è dubbio quindi: il corteo ha vinto, sotto numerosi profili. In primo luogo, la partecipazione è stata superiore alle più rosee previsioni, che non si spingevano oltre le 5mila presenze per gli organizzatori e le 2.500 per la questura. Inoltre, lo spessore politico dei partecipanti si è rivelato molto alto e non poteva essere diversamente, dato che coloro che sono scesi in piazza hanno saputo resistere all'infame campagna terroristica orchestrata dai mezzi di propaganda borghesi che per giorni hanno millantato una nuova Genova 2001, riuscendo soltanto da un lato a spaventare i commercianti delle vie del corteo, che in grande maggioranza hanno tenuti chiusi i negozi, e dall'altro a provocare una militarizzazione della città degna dell'Italia della dittatura fascista di Mussolini. Soltanto la maturità e l'intelligenza dei manifestanti ha tutelato la città di Torino, non certo gli oltre mille agenti in assetto antisommossa agli angoli di ogni strada e via di fuga, o gli uomini dei servizi segreti israeliani del Mossad che s'aggiravano in incognito chissà dove "a difesa" della Fiera, o gli allarmismi della questura che aveva invitato gli ospedali torinesi a prepararsi a raccogliere i cocci dei manifestanti dopo gli scontri di piazza. Anzi, va rilevato il silenzio del corteo quando è sfilato davanti all'ospedale delle Molinette per non disturbare i malati.
Certo, non tutte le sigle che hanno preso parte allo storico corteo hanno denunciato il sionismo israeliano con coerenza. Infatti, gli spezzoni dei partiti trotzkisti, Partito comunista dei lavoratori di Ferrando e Partito di alternativa comunista di Ricci, hanno approfittato della manifestazione per rilanciare la necessità della cosidetta "IV internazionale", un vecchio arnese controrivoluzionario di stampo antioperaio e antimarxista-leninista, non a caso già storicamente catalogato dal movimento operaio mondiale sotto la voce di infiltrazione borghese. Per il PRC erano presenti solo i militanti della Valsusa, che dal palco allestito in piazza Fabio Filzi, dove ha avuto termine il corteo, hanno denunciato con forza l'opportunismo dei vertici del proprio partito. A loro volta, i militanti del PdCI hanno sfilato senza manifestare una particolare combattività, indeboliti nello spirito militante dalle ambiguità croniche del proprio gruppo dirigente, peraltro totalmente assente alla manifestazione.

Il formidabile spirito militante del PMLI
Per l'ennesima volta, le bandiere rosse più combattive, vivaci e come sempre più fotografate e in grado di catturare maggiormente l'attenzione e l'interesse dei manifestanti, sono state quelle della delegazione del PMLI, diretta dal compagno Gabriele Urban, presente con compagne e compagni militanti e simpatizzanti di Biella, Cuneo, Viggiù, Milano e Bergamo. In corso Marconi, prima dell'inizio del corteo, le compagne e i compagni hanno distribuito il volantino preparato dal Partito, a favore del boicottaggio della Fiera del libro e magistrale nella denuncia sia della politica sionista e imperialista di Israele sia delle condizioni feroci in cui è costretto a vivere l'eroico popolo palestinese. In esso si legge tra l'altro che "Israele non ha più ragione di esistere. Sia perché le condizioni non sono più quelle che permisero la sua nascita. Sia perché non ha rispettato la risoluzione dell'Onu che richiedeva la fondazione contestuale dello Stato palestinese. Sia perché in questi 60 anni della sua esistenza, Israele si è comportato verso il popolo palestinese come i nazisti fecero con gli ebrei".
Positiva anche la diffusione di copie de "Il Bolscevico" n.19 dedicato al 1° Maggio. Durante il corteo la delegazione del PMLI ha sventolato con gioia e orgoglio le rosse bandiere dei Maestri e del Partito, ha cantato "Bella ciao" e "Fischia il vento", nonché l'amato Inno del PMLI ("Il Sole Rosso"), a dimostrazione della capacità delle compagne e dei compagni di muoversi nelle piazze come nel proprio elemento naturale, mostrando un'unità e una coerenza di cui si sono mostrati privi i partiti falsamente comunisti. La delegazione del PMLI è riuscita a coinvolgere alcuni manifestanti non soltanto grazie alle storiche canzoni di lotta del movimento operaio, ma anche tramite gli apprezzati slogan che hanno arricchito lo spessore politico della manifestazione. Tra questi, i più sentiti dai manifestanti, sono stati "Palestina libera", "Uno Stato due popoli", "Olmert boia", "Contro Israele razzista e invasore, l'Italia rompa subito ogni relazione".

Le bugie della stampa borghese
I giornali borghesi dell'11 maggio (Repubblica, Unità) hanno trattato con spocchiosa sufficienza la manifestazione, cercando di rimanere sul vago o di ridimensionare nei titoli di prima pagina il numero di partecipanti o addirittura spingendosi in un paio di casi a parlare di flop (il Giornale, la Stampa), continuando così a fare il mestiere per cui sono pagati dallo Stato borghese, scrivere menzogne su menzogne sulle realtà antagoniste del sistema capitalistico.
Qualcuno, come il manifesto, pur non accennando nemmeno di straforo alla presenza in piazza del PMLI, ha preso atto della riuscita del corteo, seppure a malincuore. "L'obiettivo è stato raggiunto: far sentire la voce della Palestina alla Fiera del libro - ha commentato il quotidiano trotzkista che nei giorni precedenti aveva tentato di boicottare non l'edizione filosionista della Fiera del libro, ma il movimento pro Palestina -. Si poteva fare in mille modi diversi, ma si poteva anche discuterne da subito semplicemente per quello che poi è stato. Un semplice riuscitissimo corteo. Fine. Del resto, come aveva previsto una vecchia volpe del movimento quando ancora aleggiavano le settemila spranghe, 'è una giornata, poi passa... ormai siamo diventati filosofi'".
E no, cari falsi comunisti, il corteo tutto è stato tranne che la passeggiata di un giorno da parte di gente disillusa giunta a Torino da Padova, Milano, Genova, Pisa, Perugia, Napoli e altre città ancora, e persino dalla Francia, dalla Svizzera e da Israele (Ebrei contro l'occupazione) soltanto per farsi un giro "turistico". Il corteo, composto in maggioranza da giovani, è stato chiaro: gli agenti della borghesia non riusciranno con il loro opportunismo a cancellare anche la storica giornata di sabato 10 maggio 2008 e l'elevata coscienza politica dei suoi artefici.
Bertinotti non si è presentato alla Fiera dove doveva presentare la sua rivista per paura di essere contestato come è accaduto il 1° Maggio.
Insomma, per la più classica eterogenesi dei fini, gridando al lupo al lupo, i partiti e i giornali borghesi hanno invece aiutato i manifestanti a vincere la loro battaglia più importante: riuscire a boicottare la Fiera del libro, che nel corso della giornata di sabato, in passato la più frequentata dai visitatori, ha registrato un forte calo degli ingressi e delle vendite, spezzando il debole cuore da bottegaio del suo direttore Rolando Picchioni, che a fine giornata s'è ritrovato con la cassa più vuota che piena, per la felicità della delegazione del PMLI, consapevole di essere stata protagonista di una giornata storica, segnata dalla solidarietà militante e dall'internazionalismo dei popoli, due valori che non si imparano di certo sui libri selezionati da un fiera borghese intenta a legittimare e sostenere "culturalmente" il sionismo e l'imperialismo.
Ai membri della delegazione del PMLI alla manifestazione di Torino è giunta una lettera di ringraziamenti dalla Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del Partito nella quale tra l'altro si legge: "Sotto la direzione del compagno Gabriele Urban voi avete mostrato ai manifestanti una bella immagine internazionalista proletaria, antimperialista e antisionista del PMLI. Voi siete stati i primi a portare in piazza la parola d'ordine del Partito 'Uno Stato due popoli', che è maturata anche tra gli ebrei israeliani. Per questo fatto e perché per la prima volta sono scese in piazza sotto le insegne del Partito tre storiche compagne di Cuneo, la vostra Delegazione sarà ricordata negli annali della storia del PMLI".

21 maggio 2008