Le cosche borghesi si fanno le scarpe a vicenda
Marrazzo ricattato e bugiardo costretto a dimettersi da governatore del Lazio
I governanti di destra e di "sinistra" del capitalismo sono corrotti e inaffidabili
Solo il socialismo può fare totale pulizia e dare luce all'Italia

Il caso Berlusconi e il caso Marrazzo sono l'ennesima prova provata che le cosche dei partiti borghesi per non perdere il potere politico o per conquistarlo si fanno le scarpe a vicenda.
Gli interessi delle masse sono completamente estranei a queste vicende. Ai partiti borghesi interessa unicamente curare i propri affari, quelli dei capitalisti da cui dipendono e del sistema capitalistico nel suo insieme.
Hanno cominciato La Repubblica e l'Espresso dell'editore e magnate Carlo De Benedetti sputtanando Berlusconi. Questi ha replicato duramente sputtanando il governatore del Lazio Piero Marrazzo tramite Il Giornale, Libero, e Chi. Ma lo sputtanamento non è avvenuto sul piano politico, bensì su quello personale al fine semplicemente di screditare e mettere fuori gioco un avversario politico senza metterne in discussione l'operato e la linea politica.
La novità rispetto al recente passato è che in questa guerra fra bande, oltre a utilizzare dossier su mazzette, corruzioni e concussioni, si utilizzano al momento opportuno anche quelli che documentano le abitudini di vita e sessuali dei vari esponenti politici borghesi, ivi compresi l'uso e l'abuso di prostituzione e di droga pesante.
I tempi ovviamente non sono mai casuali. Non può sfuggire infatti la coincidenza di certe "rivelazioni" - che pure circolavano da mesi negli ambienti politici e giornalistici - con la bocciatura del lodo Alfano da parte della Corte costituzione e la spada di Damocle dei processi giudiziari che pendono sulla testa del presidente del Consiglio, e l'inizio della lunga campagna elettorale per il rinnovo della carica di governatore e dei consigli regionali in regioni strategiche fra cui il Lazio.

Il caso Marrazzo
Il 23 ottobre esplode il caso Marrazzo. Un video ritrarrebbe il governatore del Lazio in un'abitazione di via Gradoli in compagnia di una transessuale con cui ha pattuito una ricompensa di 5 mila euro. Nel video si vede anche della cocaina. Ma c'è di più. Quattro carabinieri, Luciano Simeone, Carlo Tagliente, Nicola Testini e Antonio Tamburrino, vengono arrestati con l'accusa di aver tentato un'estorsione nei mesi precedenti nei confronti di Marrazzo che avrebbe pagato almeno 20 mila euro in assegni per impedire l'uscita della notizia. Secondo la versione messa a verbale da Tagliente, uno dei carabinieri che fece irruzione in via Gradoli, Marrazzo "ci pregò con gli occhi lucidi di non fare nulla perché ci diceva 'io ho una mia dignità e la mia posizione.... Vi prego aiutatemi... saprò ricompensarvi, vi aiuterà nell'arma'".
Il punto della questione, ovviamente, non sono i gusti e le abitudini sessuali di Marrazzo. Il fatto è che il governatore è sotto ricatto e non denuncia. Soggiace al ricatto dei carabinieri e a quello politico e morale. Non denuncia pubblicamente i fatti nemmeno quando il 18 ottobre viene "amichevolmente" avvisato da Berlusconi che esiste questo video compromettente sul mercato. In sostanza, accetta di essere tenuto sotto scacco dai suoi avversari politici. Sembra che Marrazzo abbia addirittura tentato di entrare in possesso del video rivolgendosi, fra gli altri, all'intermediazione di Giampaolo Angelucci, il proprietario dei quotidiani Libero e Il Riformista e re delle cliniche private del Lazio (ma anche della Puglia) con il quale il governatore nonché commissario straordinario alla sanità, fino a qualche giorno prima era in piena rotta di collisione.
Pur diventata pubblica la notizia, Marrazzo continua spudoratamente a mentire. "È stato inventato un tentativo di estorsione basato su una bufala", è la sua prima dichiarazione. Di fronte all'evidenza comincia ad ammettere. Ma solo per gradi, via via che viene messo alla corda dagli inquirenti. In un primo tempo ammette di aver conosciuto la trans due giorni prima di incontrarla, poi viene fuori che la frequenta da sette anni e oltre che con lei si incontrava regolarmente almeno con altre due. I soldi servivano solo per pagare la prestazione sessuale, poi, solo nell'interrogatorio del 2 novembre, ammette che servivano anche per l'acquisto di cocaina di cui era un consumatore frequente. E a tutt'oggi a detta dei pubblici ministeri titolari dell'inchiesta, Giancarlo Capaldo e Rodolfo Sabelli, vi sono nelle versioni dei fatti di Marrazzo lati oscuri e contraddittori.
Comunque sia Marrazzo alla fine è costretto a dimettersi da governatore pur avendo tentato fino all'ultimo di rimanere aggrappato alla poltrona. All'inizio va avanti e dichiara: "Io resto al mio posto". Successivamente sceglie la soluzione più soft dell'autosospensione per motivi di salute e, infine, solo perché pressato dal PD e forse dalla moglie, la giornalista Rai Roberta Serdoz, è costretto a dimettersi. Nella sua lettera di dimissioni scrive: "Le mie condizioni personali di sofferenza estrema non rendono più utile per i cittadini la mia permanenza alla guida della Regione". Più tardi però ammetterà indirettamente che questa decisione la prende solo perché è rimasto isolato. "Mi è stato riservato un trattamento che non ha precedenti - è il suo sfogo -. Si è lasciato che giornali, riviste e televisioni si cibassero di me e di questa storia. In altre epoche e ad altri personaggi non sarebbe successo". In sostanza, denuncia Marrazzo, è venuto meno quel muro di omertà che regna nel palazzo e che fa agire ogni politicante borghese in modo così imprudente e sfacciato perché certo di una sorta di impunità collettiva.
Questo comunque è per noi solo l'ultimo inglorioso capitolo della carriera di governatore di Marrazzo. Nei suoi quasi cinque anni di governo non ha risolto uno solo dei problemi più urgenti delle masse popolari laziali. Al contrario, egli si è puntualmente rimangiato ciò che aveva promesso in campagna elettorale finendo per favorire gli interessi delle consorterie sue amiche nel campo dei rifiuti e dell'energia, come in quello della sanità, dell'edilizia e delle infrastrutture. Consorterie fra cui vanno annoverate la Co.ge.ma di Manlio Cerroni, la società energetica del gruppo Cir di De Benedetti, Sorgenia, e la multinazionale Enel.

Corrotti e inaffidabili
Tutta questa vicenda dimostra che i politicanti borghesi, siano essi di destra o di "sinistra", non meritano alcuna fiducia e sono privi di qualsiasi credibilità non solo e non tanto per il comportamento personale, ma soprattutto per quello politico e morale.
È inevitabile che sia così, perché chi accetta di partecipare ai governi della borghesia, siano questi centrale, regionali o locali, per gestire gli interessi e gli affari del capitalismo, automaticamente ne accetta anche il sistema basato sulla corruzione, le tangenti, il clientelismo, il nepotismo ed ogni altro mezzo "lecito" o illecito atto a mantenere ed estendere il proprio potere e fare gli interessi delle proprie cordate di riferimento.
È l'essenza stessa del sistema capitalistico che genera incessantemente corruzione politica, conflitti di interesse e guerre per bande per il controllo del potere economico, finanziario, industriale, mediatico e politico. Bande che attraversano trasversalmente tutte le istituzioni politiche, economiche, finanziarie, giudiziarie, poliziesche e mediatiche borghesi, che fanno del complotto, del ricatto, della corruzione armi per mantenere il proprio potere e far fuori gli avversari politici.
Tutto questo non può essere ridotto a una semplice "questione morale", legata alla scarsa moralità di alcuni personaggi, alle loro "debolezze" e "leggerezze", ad alcune "mele marce" espulse le quali il raccolto torna ad essere sano e pulito.
Il marcio dilaga ovunque e coinvolge le cosche della destra come della "sinistra" borghese come dimostra clamorosamente lo scandalo "Quadra" che coinvolge il vertice del PD fiorentino, ma anche quello di Mastella e company in Campania, di Fitto e company in Puglia, ecc. ecc.
Il capitalismo è ormai giunto allo stadio della sua decadenza e putrefazione in tutti i campi, compreso quello morale. Se si regge in piedi è perché la "sinistra" borghese e i falsi partiti comunisti ancora lo difendono col riformismo e sabotando la lotta di classe e la lotta per il socialismo che al contrario è l'unica via d'uscita dalla melma, dal marciume e dagli scandali, per fare totale pulizia e dare la luce all'Italia.

4 novembre 2009