Gloria eterna al fondatore del socialismo scientifico nel 120° Anniversario della morte, avvenuta il 14 marzo 1883
SEGUIAMO GLI INSEGNAMENTI DI MARX CONTRO LA DEMOCRAZIA BORGHESE E PER LA DITTATURA DEL PROLETARIATO
In occasione del 120° Anniversario della morte di Karl Marx, avvenuta il 14 marzo 1883, pubblichiamo estratti dalla "Critica al programma di Gotha" scritta da Marx nel maggio 1875.
Quest'opera è insieme al "Manifesto del Partito Comunista" una delle più importanti opere programmatiche di Marx, attraverso cui egli ha posto sinteticamente le basi teoriche del programma del partito del proletariato. Prendendo posizione contro i gravi errori opportunistici commessi dal vertice della socialdemocrazia tedesca nelle questioni programmatiche di principio, Marx non si limita a dichiarare esplicitamente che insieme a Engels, "non condividiamo assolutamente i principi del suddetto programma e che non abbiamo niente a che fare con esso" ma coglie l'occasione per precisare ed esporre alcuni capisaldi della dottrina marxista specie alla luce dell'esperienza maturata all'indomani della Comune di Parigi. In particolare ci preme evidenziare la puntigliosa critica che Marx rivolge allo Stato e alla democrazia borghesi e la definizione del socialismo come "dittatura rivoluzionaria del proletariato".
Questa definizione del socialismo come dittatura del proletariato non è mai andata giù alla socialdemocrazia né ai tempi di Marx ed Engels, né tantomeno, quando Lenin la difese e sviluppò in un'opera fondamentale per trasformare il mondo e noi stessi come "Stato e rivoluzione". Quando attaccano l'esperienza della dittatura del proletariato iniziata da Lenin e proseguita da Stalin, i socialdemocratici, i revisionisti e i trotzkisti in realtà finiscono per attaccare e rinnegare gli stessi fondatori del socialismo scientifico Marx ed Engels.
(...)
"Il Partito operaio tedesco, per avviare la soluzione della questione sociale, chiede l'istituzione di cooperative di produzione con l'assistenza dello Stato, sotto il controllo democratico del popolo lavoratore. Le cooperative di produzione si debbono creare, per l'industria e l'agricoltura, in tali proporzioni che da esse sorga l'organizzazione socialista del lavoro complessivo". (dal Programma di Gotha, ndr)
Dopo la "legge bronzea del salario" di Lassalle, lo specifico del profeta. La via viene "spianata" in degna maniera. In luogo della esistente lotta di classe, subentra una frase da gazzettiere: "la questione sociale" di cui "è avviata" la "soluzione". Invece che da un processo di trasformazione rivoluzionaria della società, l'"organizzazione socialista del lavoro complessivo" "sorge" dall'"assistenza dello Stato", che lo Stato dà a cooperative di produzione, che esso, e non l'operaio, "crea". Che si possa costruire con l'assistenza dello Stato una nuova società, come si costruisce una nuova ferrovia, è degno della fantasia di Lassalle.
Per un resto di pudore l'"assistenza dello Stato" viene posta sotto il controllo democratico del "popolo lavoratore".
In primo luogo, "il popolo lavoratore" in Germania consta nella sua maggioranza di contadini e non di proletari.
In secondo luogo, "democratico" in tedesco significa "di potere del popolo". Ma che cosa vuol dire "il controllo di potere del popolo", del popolo lavoratore? E poi proprio per un popolo di lavoratori, il quale ponendo allo Stato queste rivendicazioni dimostra di avere piena coscienza di non essere al potere e di non essere maturo per il potere!
è superfluo qui scendere ai particolari nella critica della ricetta prescritta da Buchez(1) sotto Luigi Filippo, in antitesi ai socialisti francesi e accettata dagli operai reazionari dell'Atelier(2). La cosa principale inoltre non consiste nell'avere fatto entrare nel programma questa specifica cura miracolosa, ma in generale nell'essere ritornati indietro, dal punto di vista del movimento di classe, a quello del movimento di sètte.
Il fatto che gli operai vogliono instaurare le condizioni della produzione collettiva su scala sociale e, per cominciare, nel loro paese, su scala nazionale, significa soltanto che essi lavorano alla trasformazione delle attuali condizioni di produzione, e non ha niente di comune con la fondazione di società cooperative assistite dallo Stato. Ma, per ciò che riguarda le odierne società cooperative, esse hanno valore soltanto in quanto sono creazioni operaie indipendenti non protette né dai governi né dai borghesi.
Vengo ora al capitolo democratico.
A. "Base liberale dello Stato". (Dal Programma di Gotha, ndr)
In primo luogo, secondo il II capitolo, il Partito operaio tedesco mira allo "Stato libero".
Stato libero, che cosa è?
Non è affatto scopo degli operai, che si sono liberati dal gretto spirito di sudditanza, rendere libero lo Stato. Nel Reich tedesco lo "Stato" è "libero" quasi come in Russia: la libertà consiste nel mutare lo Stato da organo sovrapposto alla società in organo assolutamente subordinato ad essa, e anche oggigiorno le forme dello Stato sono più libere o meno nella misura in cui limitano la "libertà dello Stato".
Il Partito operaio tedesco - almeno se fa proprio questo programma - mostra come le idee socialiste non gli siano penetrate nemmeno sottopelle; perché, invece di considerare la società presente (e ciò vale anche per ogni società futura) come base dello Stato esistente (e futuro per la futura società), considera piuttosto lo Stato come un ente autonomo, che possiede le sue proprie basi spirituali, morali, liberali.
E ora veniamo allo sciagurato abuso che il programma fa delle parole "Stato odierno", "società odierna" e al malinteso ancora più sciagurato che esso crea circa lo Stato a cui dirige le sue rivendicazioni!
La "società odierna" è la società capitalistica, che esiste in tutti i paesi civili, più o meno libera di aggiunte medioevali, più o meno modificata dallo speciale svolgimento storico di ogni paese, più o meno evoluta. Lo "Stato odierno", invece, muta con il confine di ogni paese. Nel Reich tedesco-prussiano esso è diverso che in Svizzera; in Inghilterra è diverso che negli Stati Uniti. "Lo Stato odierno" è dunque una finzione.
Tuttavia i diversi Stati dei diversi paesi civili, malgrado le loro variopinte differenze di forma, hanno tutti in comune il fatto che stanno sul terreno della moderna società borghese, che è soltanto più o meno evoluta dal punto di vista capitalistico. Essi hanno perciò in comune anche alcuni caratteri essenziali. In questo senso si può parlare di uno "Stato odierno", in contrapposto al futuro, in cui la presente radice dello Stato, la società borghese, sarà perita.
Si domanda quindi: quale trasformazione subirà lo Stato in una società comunista? In altri termini: quali funzioni sociali persisteranno ivi ancora, che siano analoghe alle odierne funzioni statali? A questa questione si può rispondere solo scientificamente, e componendo migliaia di volte la parola popolo con la parola Stato non ci si avvicina alla soluzione del problema neppure di una spanna.
Tra la società capitalistica e la società comunista vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell'una nell'altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico di transizione, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato.
Ma il programma non ha niente a che fare né con questa ultima né col futuro Stato della società comunista.
Le sue rivendicazioni politiche non contengono nulla oltre all'antica litania democratica nota in tutto il mondo: suffragio universale, legislazione diretta, diritto del popolo, armamento del popolo, ecc. Esse sono una pura eco del partito popolare borghese(3), della Lega per la pace e la libertà. Sono tutte rivendicazioni che, nella misura in cui non sono esagerate in una rappresentazione fantastica, sono già realizzate. Ma lo Stato in cui esse sono realizzate non si trova entro i confini del Reich tedesco, ma nella Svizzera, negli Stati Uniti, ecc. Questa specie di "Stato futuro" è uno Stato odierno benché esistente fuori "dell'ambito" del Reich tedesco.
Si è però dimenticata una cosa. Poiché il Partito operaio tedesco dichiara espressamente di muoversi entro l'"odierno Stato nazionale" e quindi entro il suo Stato, entro il Reich prussiano tedesco - altrimenti le sue rivendicazioni sarebbero in massima parte prive di senso, perché si rivendica solo ciò che non si ha - esso non dovrebbe dimenticar la cosa principale, e cioè che tutte quelle belle cosette poggiano sul riconoscimento della cosiddetta sovranità del popolo e perciò sono a posto solo in una repubblica democratica.
Poiché non si ha il coraggio - e saviamente, giacché le circostanze impongono prudenza - di esigere la repubblica democratica, come fecero i programmi operai francesi sotto Luigi Filippo e sotto Luigi Napoleone, non si sarebbe dovuto ricorrere alla finta, che non è né "onesta"(4) né "dignitosa", di richiedere cose, che hanno senso solo in una repubblica democratica, a uno Stato che non è altro se non un dispotismo militare guarnito di forme parlamentari, mescolato con appendici feudali, già influenzato dalla borghesia, tenuto assieme da una burocrazia, tutelato da una polizia; e per giunta assicurare a questo Stato che ci si immagina di potergli imporre cose del genere con "mezzi legali".
La stessa democrazia volgare, che vede nella repubblica democratica il millennio e non si immagina nemmeno che appunto in questa ultima forma statale della società borghese si deve decidere definitivamente con le armi la lotta di classe, la stessa democrazia volgare sta ancora infinitamente al di sopra di questa specie di democratismo entro i confini di ciò che è permesso dalla polizia e non è permesso dalla logica.
Che, in realtà, s'intende per "Stato" la macchina del governo, ossia lo Stato in quanto costituisce un organismo a sé, separato dalla società in seguito ad una divisione del lavoro, lo mostrano già le parole: "Il Partito operaio tedesco richiede come base economica dello Stato: un'imposta progressiva unica sul reddito, ecc.". Le imposte sono la base economica della macchina governativa e niente altro. Nello Stato dell'avvenire, esistente in Svizzera, questa rivendicazione è quasi soddisfatta. Una imposta sul reddito presuppone le diverse fonti di reddito delle diverse classi sociali, quindi la società capitalista. Non vi è quindi nulla di sorprendente nel fatto che i fautori della riforma finanziaria di Liverpool - borghesi col fratello di Gladstone alla testa - avanzino la stessa rivendicazione. (...)
(Karl Marx, Critica al programma di Gotha, maggio 1975, Opere scelte, Editori Riuniti, pagg. 968-972)
NOTE:
(1) Storico e pubblicista francese (1796-1865), capo del socialismo cattolico francese che, per combattere il movimento operaio rivoluzionario allora in ascesa, avanzò la rivendicazione della creazione, con l'appoggio dello Stato, di cooperative di produzione. Ndr.
(2) Prima rivista operaia in Francia (Parigi 1840-1848). Il gruppo dell'"Atelier" era sotto l'influenza del socialismo cattolico reazionario di Buchez. Politicamente esso appoggiava i liberali borghesi. Ndr.
(3) Il "Partito popolare tedesco" o "Partito democratico" venne fondato nel settembre 1865 a Darmstadt e riorganizzato al suo Congresso di Stoccarda nel 1868. In sostanza esso era il partito della piccola borghesia d'opposizione, e in parte anche rivoluzionaria, dei piccoli e medi Stati tedeschi per lo più della Germania meridionale. Alla politica bismarckiana di unificazione della Germania sotto l'egemonia della monarchia prussiana basata sulla nobiltà fondiaria, esso opponeva la creazione di una repubblica democratica tedesca. Ndr.
(4) Gioco di parole: ehrlich (onesti) si chiamavano gli eisenacchiani. Ndr.