Emerge anche dalla circolare applicativa dell'INPS sulla "riforma" delle pensioni Monti-Fornero
Massacrato il sistema previdenziale pubblico

La controriforma pensionistica Monti-Fornero (legge 24 febbraio 2012 n.14) approvata con voto di fiducia dai partiti di Bersani, Casini ed Alfano, senza alcuna consultazione dei sindacati, è la peggiore tra quelle varate dagli anni '90 in poi. Un vero e proprio massacro del sistema previdenziale pubblico, vittime, specialmente donne e giovani.
Ecco perché. 1) Ha aumentato di colpo l'età pensionabile delle lavoratrici di 5, 6, e anche 7 anni. 2) Ha peggiorato notevolmente i requisiti per maturare il diritto alla pensione per coloro che stanno nel sistema contributivo (da 5 a 20 anni di contribuzione e per poter ottenere la pensione è necessario raggiungere un importo mensile pari a 643,50 euro) penalizzando così proprio i giovani, i lavoratori precari e le donne, che saranno costrette a lavorare fino a 70 anni dal momento che la pensione verrà corrisposta solo a tale età con 5 anni di contribuzione. 3) Ha legato tutte le età pensionabili all'incremento relativo alla speranza di vita senza alcuna certezza sul diritto della pensione. 4) Ha abolito il sistema delle quote (età anagrafica + anni di contribuzione) per la pensione di anzianità. 5) Ha aumentato il requisito dei 40 anni di contribuzione per il diritto alla pensione indipendentemente dall'età anagrafica. 6) Ha previsto pesanti penalizzazioni per coloro che maturano i nuovi requisiti per diritto a pensione anticipata prima del compimento del 62esimo anno di età. 7) Ha stabilito dei vincoli finanziari e numerici per coloro che sono stati derogati dall'applicazione normativa (lavoratori in mobilità ordinaria, in mobilità lunga, "esodati", esonerati, ecc.,) cosicché molti di loro rischiano di rimanere per lungo tempo senza sostegno economico e senza pensione. 8) Ha di fatto vanificato la normativa sui lavori usuranti. 9) Ha bloccato per due anni la rivalutazione automatica delle pensioni per coloro che sono titolari di una pensione pari a 3 volte il trattamento minimo INPS. 10) Ha confermato l'infame normativa approvata dal precedente governo Berlusconi sulle ricongiunzioni dei contributi versati a enti diversi, che prima erano gratuite e ora onerosissime, quasi impossibili da realizzare.

Deroghe per la pensione di vecchiaia
Come se tutto ciò non bastasse, c'è la Circolare dell'INPS n.35 del 14 marzo che, nel dare le prime indicazioni operative, interpreta le norme contenute nella controriforma Monti-Fornero in modo ancor più, con un particolare accanimento per le donne. In una nota congiunta, CGIL-INCA ne hanno evidenziato gli aspetti più negativi. A partire dalle deroghe rispetto ai requisiti per il diritto alla pensione di vecchiaia. Nella Circolare si sostiene che soltanto gli invalidi all'80% e i ciechi mantengono i precedenti requisiti. Il che significa che coloro , soprattutto le donne, che potevano andare in pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi (deroghe previste nel dlg 503/1992) non potranno più farlo, dovendone maturare almeno 20. Si tratta di un'interpretazione restrittiva non supportata da un punto di vista legislativo, visto che la controriforma non ha abrogato le precedenti deroghe.

L'opzione per il sistema contributivo
Altra questione. L'opzione per il sistema contributivo che, secondo l'INPS si può fare solo per avere il sistema di calcolo contributivo, mentre per il diritto alla pensione si applicano le nuove regole previste dalla legge 214. Una vera assurdità, denunciano CGIL-INCA: se un lavoratore o lavoratrice opta per il sistema contributivo ciò deve valere sia per il calcolo sia per il diritto alla prestazione pensionistica. Anche questo è un duro attacco nei confronti delle donne e dei lavoratori precari.
Per quanto riguarda le donne che optano per la pensione di anzianità col sistema di calcolo contributivo: la norma prevista nella controriforma prevedeva fino al 31 dicembre 2015 la possibilità per le lavoratrici dipendenti di andare in pensione con 57 anni di età e 35 anni di contributi. Ciò a prezzo di pesanti penalizzazioni sull'importo della pensione da percepire, con una riduzione del 40-50%. Questi requisiti ne escono peggiorati, poiché a quelli sopraindicati va aggiunto l'incremento dell'età relativo alla speranza di vita e l'apertura della relativa finestra per la decorrenza della pensione. Ancora un'interpretazione assurda e un accanimento contro le lavoratrici.

La pensione per i lavoratori extracomunitari rimpatriati
La legge 214/2011 non ha fatto alcun riferimento alla normativa speciale prevista per i lavoratori extracomunitari rimpatriati. Lo ha fatto l'INPS nella sua Circolare sostenendo che le nuove norme sull'aumento dell'età pensionabile e sull'incremento dell'età legato alla speranza di vita si applicano anche a questa fattispecie. Un'interpretazione questa non condivisa da CGIL-INCA.

Totalizzazione dei periodi assicurativi
Stessa musica per la totalizzazione dei periodi assicurativi. La legge 214 è intervenuta su questa materia solo per eliminare il vincolo dei tre anni per poter cumulare la contribuzione in enti previdenziali diversi ai fini di un unica pensione. Per cui i requisiti per avere diritto alla pensione dovevano rimanere invariati. Per l'INPS invece anche in questa fattispecie si applica per i requisiti anagrafici l'incremento dell'età legato alle aspettative di vita. Ancora un'interpretazione restrittiva basata su presupposti legislativi vaghi se non inesistenti.

Le deroghe alle nuove norme
La circolare dell'INPS non fa chiarezza sull'importante problema delle deroghe all'applicazione delle nuove norme di cui, per esempio, dovrebbero beneficiare i cosiddetti "esodati". Si limita ad una mera elencazione delle fatti-specie previste nella legge 214 del 2011 e nella legge 14 milleproroghe del 2012.
Il punto è che il monitoraggio avrebbe dovuto essere già fatto per tutti i soggetti indicati come derogati. Ciò per fare avere ai ministeri interessati il quadro esatto della situazione "per far capire loro - è scritto nella nota di CGIL-INCA - che il diritto a pensione non può e non deve essere trasformato in una lotteria e che nessun lavoratore deve essere lasciato senza alcun sostegno economico e senza pensione. Da gennaio invece ci sono lavoratori senza alcun sostegno economico. Mentre quelli che hanno avuto il prolungamento dell'indennità di mobilità - prosegue la nota - in quanto hanno maturato il diritto alla pensione nel 2011 non hanno più alcuna copertura figurativa. Appare vergognoso inoltre, il fatto che anche per questa fattispecie debba applicarsi l'incremento dell'età relativo alla speranza di vita, con la conseguenza che molti lavoratori potranno perdere il diritto al mantenimento della previgente normativa" visto che il suddetto aumento potrebbe far loro perdere il raggiungimento della pensione durante la percezione dell'indennità di mobilità.

18 aprile 2012