Scritto su dettatura della BCE e dell'UE e con la supervisione di Napolitano
Dietro il maxiemendamento un massacro sociale senza fine
Niente sulla patrimoniale, sui tagli ai parlamentari e sull'evasione fiscale

È apparso a tutti evidente che il maxiemendamento di 23 pagine e di 25 punti nel testo definitivo, alla Legge di stabilità, ossia la vecchia legge finanziaria, approvato da Camera e Senato nei giorni scorsi in tre balletti, senza dibattito e senza modifiche, con la complicità delle cosiddette "opposizioni" il governo lo ha scritto, di fatto, sotto dettatura dei tecnocrati della BCE e dell'UE e su diretta pressione e supervisione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Basti dire che prima di portarlo in Senato per il primo passaggio di approvazione, Tremonti è salito al Quirinale per illustrarlo a Napolitano e ai suoi esperti che lo hanno passato a setaccio.
Questo maxiemendamento, a dire del neoduce Berlusconi e dei suoi ministri economici, Tremonti in testa, doveva contenere solo ed esclusivamente misure per la crescita economica e la ripresa produttiva ed occupazionale del Paese. Niente di tutto questo. In realtà i nuovi provvedimenti varati in prevalenza possono essere considerati integrativi della manovra economica approvata in estate di 54 miliardi di euro, porta lo stesso segno di profonda iniquità sociale, rientra nella stessa politica economica di lacrime e sangue e di massacro sociale; tutto a danno dei lavoratori delle masse popolari perché, ancora una volta ai ceti ricchi, ai possessori dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari, ai grandi evasori fiscali non viene tolto un euro.
Un esame anche veloce dei principali punti contenuti nel maxlemendamento conferma, senza timori di smentite, questo giudizio. A partire dalle pensioni, un ossessione ormai presente in ogni manovra economica governativa, nonostante che il bilancio dell'INPS sia in attivo e che l'incidenza della spesa previdenziale sul Pil sia in calo. Insomma, dal 2026 si andrà tutti in pensione a 67 anni e, poi, col tempo a 70. Il che non faciliterà la riduzione della disoccupazione giovanile che ha raggiunto il 30% in Italia, più la massa immensa di precariato giovanile. Ma è al pubblico impiego che il governo riserva un colpo demolitore. Dopo avergli bloccato la contrattazione collettiva nazionale e le retribuzioni per tre anni, dopo avergli chiuso quasi totalmente il turn over, dopo aver varato la "riforma" vessatoria e punitiva di Brunetta, arriva la mobilità obbligatoria e la cassa integrazione. In pratica, vengono superate le piante organiche, sulla base non si sa di che cosa le amministrazioni individuano il personale in "soprannumero" che viene spostato d'autorità in altri luoghi di lavoro. Qualora questa mobilità non avvenga (o sia rifiutata dal lavoratore) scatta questa sorta di cassa integrazione per un massimo di due anni con una paga pressoché dimezzata; poi il licenziamento. La CGIL scuola ha calcolato in 10 mila i lavoratori a rischio.
Di perle nel maxiemendamento ce ne sono in abbondanza. Particolarmente grave quella che impone ai comuni e agli enti locali di liberalizzare, leggi svendere e privatizzare, i servizi pubblici locali, trasporti, gas, acqua e altro ancora; un provvedimento questo che i pescecani capitalisti aspettano con l'acquolina in bocca. In assenza di iniziativa il governo si arroga il diritto di intervenire in loro vece in modo autoritario. Dello stesso tenore, la decisione di dismettere, ossia svendere a privati, immobili pubblici, comprese le caserme e le carceri e anche terreni agricoli "inutilizzati". L'unico scopo di questa operazione, che impoverirà il patrimonio pubblico a tutto vantaggio della grande speculazione finanziaria e immobiliare, è fare cassa, punto e basta.
Anche il capitolo che riguarda l'Abruzzo è finalizzato a questo scopo. In quel territorio colpito da un tremendo sisma e ancora in ginocchio, con la ricostruzione in gran parte da fare, il governo ha pensato di riattivare il pagamento delle tasse "dovute" sia pure attraverso una rateizzazione e uno sconto del 40%. Ma le se le attività produttive non sono tornate alla normalità, gli abruzzesi delle zone colpite come potranno pagare quanto gli viene richiesto?
C'è un punto di domanda sull'aumento dell'accise su benzina e gasolio nei prossimi due anni per garantire il bonus fiscale ai gestori dei distributori: chi garantisce che i petrolieri non scarichino tale aumento sui consumatori, con conseguenti effetti inflattivi? Non poteva mancare inoltre un regalo ai grandi costruttori che potranno godere della defiscalizzazione (Irap e Iva) per realizzare nuove autostrade.
Di facciata formalmente e ridicoli e inefficaci nella sostanza i punti dedicati all'occupazione giovanile e femminile. In tema di part-time per incentivarne l'uso, il governo non trova di meglio che svincolarlo dalla contrattazione collettiva, lasciando solo il lavoratore di fronte al padrone, e aumentarne la flessibilità nell'organizzazione oraria giornaliera e settimanale. Per i giovani è previsto uno sgravio dei contributi previdenziali per i primi tre anni per le aziende fino a 9 dipendenti che facciano contratti di apprendistato. Basterà ad aumentare l'utilizzo dell'apprendistato? È noto che fino a qui le imprese hanno preferito ricorrere a contratti precari. Per le donne si parla genericamente di contratti d'inserimento in quelle zone dove l'occupazione femminile è inferiore a quella maschile di 20 punti. Non sono chiari quali sono gli incentivi, quali le condizioni di lavoro e l'incidenza in termini di posti di lavoro.
Nell'ottica della controriforma contrattuale è previsto che le regioni possano, dal 2012, dedurre dalla base imponibile Irap delle imprese le somme erogate ai lavoratori del settore privato derivanti da contratti collettivi aziendali o territoriali di produttività.
Vigliacca e fascista la misura per stroncare la lotta dei No-tav della Val di Susa. Il maxiemendamento strumentalmente conferisce "interesse nazionale strategico" ai lavori Torino-Lione. Così, chi si introduce in modo non autorizzato (per protesta) nei cantieri rischia la denuncia penale, il carcere e l'ammenda.
Il maxiemendamento poteva essere un'occasione per recuperare, per fare ciò che il governo non aveva fatto in precedenza, per chiedere qualche sacrificio ai ceti più abbienti, tagliare privilegi, intervenire per colpire le illegalità. E invece di patrimoniale, anche minima non c'è traccia; di prelievo una tantum sui conti correnti ricchi manco l'ombra; di reintroduzione dell'Ici sulle abitazioni di gran valore nulla; di taglio degli stipendi dei parlamentari, manco a parlarne. E gli evasori fiscali possono continuare tranquillamente ad evadere.

16 novembre 2011