Interessata iniziativa repressiva del ministro della giustizia
Mastella: trasferite De Magistris
Si tratta del magistrato che indaga su Prodi e su di lui
Manifestazioni in difesa del pm
Ispezione, azione disciplinare e trasferimento d'ufficio: in tre mosse il 21 settembre il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha decapitato la procura di Catanzaro con l'intento chiaro e inequivocabile di demolire le importanti inchieste giudiziarie condotte dal Pm Luigi De Magistris in cui risultano coinvolti fra gli altri lo stesso Guardasigilli e il premier Romano Prodi già iscritto nel registro degli indagati.
La richiesta di trasferimento per "gravi violazioni deontologiche" nella conduzione di "più procedimenti penali" a carico di De Magistris e del suo procuratore capo Mariano Lombardi è stata sollecitata da Mastella a conclusione dell' inchiesta amministrativa ordinata dallo stesso Guardasigilli che nel giugno scorso sguinzagliò i suoi ispettori tra gli uffici giudiziari di Catanzaro e Potenza.
La relazione di 300 pagine è stata inviata alla prima commissione del Csm e riguarda l'inchiesta avviata circa un anno fa da De Magistris sulle "toghe lucane" (vedi Il Bolscevico n.13) che ha portato alla luce un vero e proprio comitato di affari politico-giudiziario che agiva in Basilicata.
Nell'ambito di questa inchiesta in cui sono indagate 13 persone, fra cui spiccano importanti esponenti politici di AN, DS e Margherita, alti magistrati, imprenditori e ufficiali delle "forze dell'ordine", gli ispettori di Mastella avrebbero rilevato "gravi anomalie" nella gestione del fascicolo contestando a De Magistris il suo rifiuto a riferire gli sviluppi dell'inchiesta al procuratore capo Lombardi, mentre quest'ultimo sarebbe "incolpato" per non aver esercitato alcun controllo sul suo sostituto.
Nel registro degli indagati di questa inchiesta figurano fra gli altri: il sottosegretario allo Sviluppo Economico, il DS Filippo Bubbico, ex presidente regionale della Basilicata; il senatore di AN Emilio Nicola Buccico, ex consigliere del Csm nonché membro della commissione Giustizia a Palazzo Madama dove è membro anche della commissione d'inchiesta sulla criminalità organizzata mafiosa e il presidente della giunta della Basilicata, Vito De Filippo della Margherita.
La richiesta di trasferimento sarà esaminata l'8 ottobre prossimo dalla sezione disciplinare del Csm e, in caso di accoglimento, trattandosi di un provvedimento d'urgenza che può essere adottato prima dell'esito di un procedimento disciplinare, De Magistris sarà costretto fin da subito a rinunciare ad ogni ulteriore azione investigativa.
L'insabbiamento dell'inchiesta sulle toghe sporche lucane rappresenta però solo un "effetto collaterale" delle cannonate di Mastella contro la procura di Catanzaro. Il suo vero obbiettivo è il sabotaggio di un'altra importante inchiesta condotta sempre da De Magistris nel capoluogo calabro e su cui a giorni si attende l'esito della seconda ispezione ministeriale ordinata da Mastella. Si tratta del fascicolo denominato "Why not" (vedi Il Bolscevico n. 29 e 33) contenente le risultanze di indagine su un inquietante intreccio politico-massonico-mafioso-imprenditoriale dedito alla gestione illecita dei fondi pubblici statali e europei. In questa inchiesta, insieme a Prodi, figurano nel registro degli indagati una trentina di persone fra cui Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia della Opere in Calabria; Nicola Adamo, vicepresidente diessino del Consiglio regionale, e sua moglie Enza Bruno Bossio, braccio destro di Saladino; Giancarlo Pittelli, senatore di FI; Piero Scarpellini, consulente della Farnesina e Paolo Poletti, generale della GdF.
Per 6 di loro, appena una settimana prima della richiesta di trasferimento di Mastella, De Magistris aveva chiesto l'arresto.
Evidentemente Mastella, che ancora non è ufficialmente indagato, ma il cui nome compare più volte nelle intercettazioni telefoniche di questa inchiesta, è intervenuto d'anticipo per evitare a Prodi e a se stesso ulteriori guai giudiziari. Infatti De Magistris è stato bloccato proprio mentre stava valutando l'iscrizione di Mastella nel registro degli indagati.
Insomma, peggio di Berlusconi!
In due mesi Mastella è riuscito a fare ciò che il neoduce tentò invano per 5 anni, ossia ottenere il trasferimento e la messa sotto accusa dei giudici di Milano che indagavano sul suo conto. Tant'è vero che alla fine, per farla franca, Berlusconi fu costretto a imporre al parlamento l'approvazione delle famigerate "leggi ad personam" sul falso in bilancio, sulla scadenza dei termini di prescrizione dei reati di cui era accusato, sull'impossibilità di processare le più alte cariche dello Stato e sull'inappellabilità delle sentenze assolutorie. Invece Mastella e il governo Prodi, che tra l'altro in campagna elettorale avevano promesso di abolire le vergognose leggi di Berlusconi, non solo se ne avvalgono ma addirittura vanno oltre e, invece di perseguire i magistrati e le persone che risultano inquisite nelle inchieste della procura di Catanzaro, si scagliano contro De Magistris reo di aver osato indagare sugli sporchi affari suoi e di Prodi.
Contro la vergognosa richiesta di Mastella migliaia di studenti e manifestanti sono scesi in piazza a più riprese a Catanzaro per esprimere solidarietà al Pm e chiedere le dimissioni del Guardasigilli. Davanti alla procura è stato organizzato un presidio di protesta. È stata avviata anche una raccolta di firme, che in pochi giorni ha superato le 16 mila sottoscrizioni, a sostegno di De Magistris. La mobilitazione delle masse e degli studenti calabresi continuerà con varie iniziative fino al prossimo 8 ottobre e, nel caso in cui il Csm dovesse dare seguito al trasferimento del Pm, la mobilitazione sarà estesa a livello nazionale con una grande manifestazione di protesta a Roma.

3 ottobre 2007