Prodi invita il mondo della giustizia a "tranquillizzarsi" e ribadisce nel Consiglio dei ministri "piena fiducia al Guardasigilli e alle politiche del governo sulla giustizia"
Mastella indagato per abuso d'ufficio e massoneria
L'inchiesta scippata a De Magistris che accusa: "addio Stato di diritto. Siamo tornati all'epoca fascista"
Che il ministro si dimetta

Per aver osato ficcare il naso nell'inquietante intreccio politico-mafioso-massonico-imprenditoriale che da almeno 4 anni (2004/2007) gestisce in modo illecito la montagna di finanziamenti pubblici stanziati dallo Stato e dalla Comunità europea per favorire lo sviluppo della Calabria, il 20 ottobre il Pm di Catanzaro Luigi De Magistris è stato duramente colpito dalla lupara politico-giudiziaria proprio nel momento in cui si apprestava a chiudere il cerchio delle indagini su Prodi e Mastella i cui nomi figurano già da tempo nel registro degli indagati dell'inchiesta "Why Not".
"Indagavo su un sistema di potere e mi hanno spogliato di tutte le inchieste - ha denunciato De Magistris in una intervista a 'Repubblica' - Il segnale che hanno lanciato è molto chiaro: la magistratura non può più indagare in alcune direzioni. Questo è evidente. Poi è anche la conferma di come una parte del potere giudiziario sta dentro il sistema. Una parte della magistratura è funzionale a certi sistemi oggetto di investigazioni, è fondamentale capire questo. Ecco perché si pone in discussione l'agibilità democratica all'interno della magistratura. Da un lato c'è un ritorno alla magistratura degli Anni Trenta, con segni sintomatici di quel periodo del prefascismo e del fascismo. E cioè la possibilità del ministro di trasferire in via cautelare dei magistrati. Si ritorna al periodo in cui il potentino del paese, il signorotto che chiede l'allontanamento del pretore che magari dava fastidio e poi arrivavano gli ispettori e in una settimana quel pretore lo cacciavano via. Si torna alla magistratura ipergerarchizzata, l'avocazione senza alcuna giustificazione, la magistratura in una posizione di avvilimento totale. Immaginate il messaggio che sta passando in questo momento nei confronti di tutti i colleghi".

Una lunga e complessa indagine
Da circa tre anni infatti il Pm di Catanzaro lavorava a tre importanti filoni d'inchiesta denominate "Poseidone", in cui fra gli altri risulta indagato il segretario dell'UDC Lorenzo Cesa, "Why Not" e "toghe lucane" (vedi Il Bolscevico numeri 13, 29, 33 e 36). Sul registro degli indagati finiscono uno dopo l'altro decine di esponenti politici locali e nazionali appartenenti a quasi tutte le cosche parlamentari: AN, DS, UDC, Margherita e Forza Italia che sono in stretti rapporti d'affari con alcuni esponenti della massoneria, alti magistrati, uomini dei servizi segreti e delle "forze dell'ordine" e vari boss e imprenditori legati alla 'ndrangheta tutti indagati e/o finiti in galera.
I primi guai seri per De Magistris cominciano a partire dal 18 giugno scorso quando, nell'ambito dell'inchiesta "Why Not" (dal nome di un agenzia di lavoro interinale fondata dall'ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria Antonio Saladino e principale indagato in tutte le inchieste) ordina 26 perquisizioni e firma una raffica di avvisi di garanzia fra cui uno, con l'accusa di abuso d'ufficio, indirizzato anche al premier Romano Prodi. Inoltre tra i faldoni dell'inchiesta comincia a fare capolino anche il nome del Guardasigilli Mastella in riferimento ad alcune intercettazioni telefoniche con Saladino, con cui Mastella intrattiene stretti rapporti.
Colpito nel segno, il boss di Ceppaloni corre subito ai ripari e ordina immediatamente un'ispezione ministeriale contro De Magistris col chiaro intento di sabotare le indagini prima che il bubbone scoppi in tutto il suo fragore.
Il 21 settembre, sulla base delle risultanze dell'ispezione ministeriale che avrebbe "rilevato gravi anomalie" nella gestione delle inchieste da parte di De Magistris, accusato fra l'altro di non aver informato degli sviluppi investigativi il suo procuratore capo Mariano Lombardi, Mastella avvia un'azione disciplinare e chiede il trasferimento d'ufficio del Pm.
La richiesta viene girata al Csm che in un primo momento la mette all'ordine del giorno dell'8 ottobre. Poi però, di fronte allo sconcerto dell'opinione pubblica e delle masse calabresi che davanti al tribunale di Catanzaro organizzano diverse manifestazioni di solidarietà con il Pm e chiedono a gran voce le dimissioni di Mastella, decide di rinviare l'esame del provvedimento al 17 dicembre.
Per niente intimorito dalla pesante spada di Damocle che pende sul suo collo, De Magistris continua a lavorare sugli sviluppi dell'inchiesta e il 14 ottobre scrive ufficialmente anche il nome di Mastella nel registro degli indagati con l'accusa di Abuso di ufficio e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete.

Un nuovo filone d'inchiesta
Nel frattempo si apprende che l'inchiesta si è arricchita di un nuovo interessante filone. A partire dalla metà di ottobre, sulla base di quanto riferito da un nuovo testimone, spunta anche l'ipotesi di voto di scambio a carico di Prodi. Dalle risultanze investigative salta fuori che Saladino non solo aveva stretti rapporti d'affari con Prodi e i suoi collaboratori fin dai tempi della presidenza alla Commissione europea; ma anche che durante un colloquio telefonico, in cambio dei favori ricevuti, promise a Prodi il proprio appoggio elettorale. Cosa che poi effettivamente avvenne, sottolinea il teste, una volta ufficializzata la candidatura di Prodi alle elezioni politiche del 2006.
Fatti e circostanze confermate da numerose altre risultanze investigative fra cui il numero di cellulare di Prodi trovato nell'agenda personale di Saladino.
Mentre per quanto riguarda Mastella è venuto fuori che Saladino si vantava pubblicamente della sua grande amicizia col Guardasigilli proprio perché si sentiva in una botte di ferro anche perché fra le altre cose poteva disporre del pieno appoggio dell'Udeur nel Consiglio regionale calabrese.
A tal proposito va sottolineato anche lo sporco ruolo giocato dai mass media di regime ed in particolare dal quotidiano di Feltri "Libero" che, come ha denunciato lo stesso De Magistris, per primo ha pubblicato "la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati di Mastella" chiedendosi come mai "una notizia così riservata, è uscita su Libero? Io credo che faccia parte di una vera strategia della tensione. Prima la fuga di notizie su Prodi, poi la revoca delle indagini, poi l'articolo di Libero che è servito a scatenare un processo mediatico per arrivare all'avocazione. Senza questa fuga di notizie su Mastella, non sarebbe accaduto tutto questo".
E sempre a tal proposito aggiunge: "Prima mi tolgono l'inchiesta Poseidone, poi il tentativo di allontanamento, poi ancora l'avocazione dell'inchiesta Why Not, faccio le corna ma dopo rimane solo l'ipotesi della soppressione fisica". In riferimento alle recenti lettere minatorie con tanto di proiettili indirizzate a lui e alla collega di Milano Clementina Forleo lo scorso 17 ottobre.

Come e peggio di Berlusconi
Infatti dalla pubblicazione della notizia dell'avviso di garanzia a Mastella passano solo 4 giorni e il 20 ottobre il procuratore generale facente funzioni di Catanzaro Dolcino Favi con un decreto di avocazione che, come ha ricordato lo stesso Pm chiama alla memoria i tribunali fascisti di Mussolini, scippa l'inchiesta dalle mani De Magistris per ragioni di incompatibilità e all'insaputa dello stesso Pm nel giro di appena 48 ore trasferisce tutti i faldoni dell'inchiesta "Why Not" al tribunale dei ministri a Roma. Un provvedimento in perfetto stile neofascista che nemmeno Berlusconi ebbe mai il coraggio di adottare contro i giudici di Milano che lo "perseguitavano".
Segno evidente che col "centro-sinistra" al governo la realizzazione del "Piano di rinascita democratica" della P2 di Gelli che prevedeva proprio l'assoggettamento del potere giudiziario al potere esecutivo si può dire ormai pienamente realizzato e attuato.
Altro che "cancellazione delle leggi ad personam" emanate da Berlusconi per tirarsi fuori dai guai giudiziari! Altro che inviti al mondo della giustizia a "tranquillizzarsi" come ha detto Prodi che nel frattempo continua a difendere a spada tratta Mastella a cui, nel Consiglio dei ministri del 23 ottobre ha ribadito "piena fiducia al Guardasigilli ed alle politiche del governo sulla giustizia che sono sempre state approvate all'unanimità". Sapendo benissimo che ormai la sorte del suo governo dipende proprio dal boss di Ceppaloni che invoca solidarietà e protezione minacciando apertamente la crisi. Questi sono ancora peggio! E se avessero ancora un minimo di dignità e di rispetto verso tutti quegli elettori che li hanno votati con la speranza di poter cambiare in meglio le cose, l'unica cosa giusta che dovrebbero fare è rassegnare le dimissioni e sparire per sempre dagli scranni della politica.

24 ottobre 2007