Matteo Renzi (PD), il rampante che piace alla destra e al grande capitale

Redazione di Firenze
Il neopodestà fiorentino Matteo Renzi (PD, ex Margherita) si è imposto alla ribalta mediatica cercando di farsi passare per un innovatore. Ma cosa c'è dietro l'uso intensivo di Internet, Twitter e FaceBook, il linguaggio fatto di iperboli, le battute finto demenzial-giovanilistico e pseudo spiritose con cui liquida più o meno tutte le problematiche?
Renzi cerca di farsi spazio e candidarsi come futuro premier ripetendo l'esperienza della campagna elettorale a sindaco, quando si impose come outsider del PD, sostenuto da una forte corrente borghese rappresentata da personaggi come Paolo Fresco (gruppo Fiat), Giovanni Gentile (fascista, allora presidente cittadino di Confindustria), gli industriali Fratini, Bona Frescobaldi e Wanda Ferragamo, democristiani di lungo corso come Giuseppe Fioroni, che lo aveva lanciato, sponsorizzandolo come presidente della provincia di Firenze, tutti appoggi ottenuti sostanzialmente perché era il più destro fra i candidati possibili del "centro-sinistra".
La parola d'ordine "rottamare" la vecchia dirigenza PD è uno slogan a effetto, ma di "nuovo" Renzi non ha niente. Nelle sue prese di posizione e nella sua pratica politica si trovano solo iperliberismo, arroganza, gestione neofascista e personalistica del potere, caratteristiche che lo hanno fatto subito bollare dalla Firenze popolare come un "berluschino". Ma potremmo definirlo controfigura di Berlusconi. Anche l'idea di "rottamare" è una vecchia fissa di Renzi, che da liceale sul giornalino scolastico (da lui co-fondato) invocava la "rottamazione" dei vecchi vertici DC. Profetico uno dei suoi primi titoli "Ghe Renzi mi".
Renzi è supercoccolato dalla borghesia, compreso Berlusconi con cui ha un feeling speciale, il suo tentativo di farsi incoronare candidato premier puntando tutto sulle primarie è in perfetto stile berlusconiano, basato sul rapporto diretto e personalistico con la base elettorale; lo sostengono forti lobby: secondo notizie apparse sulla stampa la fondazione Craxi gli garantirebbe la caccia al voto a Genova, Milano, Torino, avrebbe il sostegno dell'imprenditoria lombarda vicina a Comunione e Liberazione, degli imprenditori Salini, attualmente impegnati alla scalata del gruppo Impregilo; fra i suoi impegni una cena di autofinanziamento al Four Season di Firenze (70 presenti a 1.000 euro ciascuno), e iniziative simili con gli industriali a Lucca e in Versilia. Evidentemente il suo sostegno a Marchionne contro gli operai Fiat sta dando i suoi frutti.

Il forum del "Big Bang"
Basta vedere anche il risalto dato alla sua convention "Big Bang" tenutasi il 28, 29 e 30 ottobre a Firenze, costata circa 150 mila euro e si sono sprecati gadget anti-dinosauri. Gli interventi "dal basso" che hanno fornito le basi per una piattaforma in 100 punti (una fissa di Renzi, che ancora deve concludere buona parte dei "100 punti" del patto con gli elettori fiorentini e riqualificare i "100 luoghi da salvare" della città) sono stati di amministratori, uomini della Fininvest, manager, industriali e intellettuali borghesi. Fabrizio Cicchitto (PDL) lo accredita preconizzando all'orizzonte della politica italiana un tandem Renzi-Alfano rispettivamente alla guida del "centro-sinistra" e del "centro-destra" nel dopo-Berlusconi.
La Firenze popolare lo ha invece contestato. Sabato 29 ottobre davanti alla stazione Leopolda si sono dati appuntamento i dipendenti Ataf, quelli del Maggio Musicale, i dipendenti comunali, i No tunnel Tav e No inceneritore nella Piana, armati di striscioni e cartelli ironici e colorati, hanno bersagliato il rampante neopodestà per la sua politica di supersfruttamento dei lavoratori, privatizzazioni, cementificazione e sfruttamento del territorio.
In un intervento del 5 novembre sul "Corriere della Sera", Renzi ha condensato le sue ricette politiche. Sotto il titolo "Il centrosinistra sarà credibile se smetterà di essere conservatore" sostiene: "Ci sono alcune cose da fare ora. Non tra un anno ... Il centro sinistra non abbia paura di intervenire sulle pensioni, subito, senza incertezze ... Privatizzare le maggiori aziende del Paese ... Tagliare sussidi e agevolazioni alle imprese ... Riformare il mercato del lavoro introducendo il contratto unico a tutele progressive ... Portare finalmente la parola merito nelle scuole e nelle università italiane".

Il libro "Fuori"
Queste sono le idee di Renzi da sempre. Nel suo libro "Fuori" uscito a febbraio scorso, a cui è seguita una girandola sempre più intensa di apparizioni televisive, cerca di accreditarsi come politico "innovatore" con queste idee di fondo, insieme a un calderone di richiami e frasi altisonanti che dovrebbero essere accattivanti. In spregio all'intelligenza di chi legge Renzi mescola nelle citazioni a capocapitolo José Mourinho, Pierluigi Collina, Steve Jobs, Johnny Stecchino (cioè Roberto Benigni) insieme a pensatori cattolici. È infatti una costante di Renzi il credo cattolico oscurantista.
La prima cosa che emerge è la megalomania del neopodestà fiorentino: "Provate a immaginare che guazzabuglio di emozioni si possa provare guidando una città di cui mezzo mondo è innamorato. Una responsabilità struggente e straordinaria ... La migliore destinazione culturale del mondo, secondo le principali riviste turistiche e anche secondo gli utenti TripAdvisor, una nazione di 44 milioni di cittadini. Nel palazzo dove lavorarono i Medici e Machiavelli, dove Leonardo e Michelangelo si sfidarono adesso ci siamo noi". Il che, tradotto in pratica, significa sacrificare tutte le risorse, la viabilità, ecc., al servizio del turismo, lucidando il centro e abbandonando periferie e popolazione; significa pavoneggiarsi quando Obama lo nota perché sindaco di Firenze.
Poi cerca di gabellarsi per finto tonto, "scoprendo" che anche la "sinistra" del regime fa parte della "casta" solo quando glielo fa notare un elettore di Fucecchio che ha letto un libro in proposito. Proprio Renzi, che da presidente della provincia si è circondato di "amici", comprese quattro segretarie senza titoli, per la cui assunzione è ora indagato dalla Corte dei Conti; "amici" che si è portato dietro come Filippo Bonaccorsi, ora presidente Ataf e parte del gruppo di "consiglieri" che gli suggeriscono look e battutine.
Poi si passa al nazionalismo di bassa lega. "Ho imparato l'inno di Mameli in occasione delle partite di calcio... La bandiera tricolore rappresenta il peso di una storia che la politica ha il dovere di consegnare al domani".
Sotto il titolo "La frontiera più bella, la scuola" invoca qualità e merito, criticando l'ennesima riforma (della Gelmini) perché non viene portata fino in fondo, quindi da destra.
Illuminante il capitolo "Decidere". Qui richiama la sua esperienza di arbitro di calcio e sentenzia: "Decidi. E ti assumi la responsabilità di ciò che fai. Bisognerebbe entrare nella giungla di norme e regolamenti con il decespugliatore e il diserbante". Decisionismo sperimentato dai dipendenti comunali, Ataf, Maggio Fiorentino dove le relazioni sindacali sono state praticamente tagliate dal sindaco e sono in corso dure vertenze. Anche il segretario della CGIL Toscana Daniele Quiriconi denuncia: "da Renzi idee di destra".
E poi l'amore di Renzi per "Silvio". "In tanti mi dicono che dovrei essere più antiberlusconiano. Ma io non ci riesco a odiare Berlusconi, neanche sforzandomi. Non ce la faccio. È più forte di me. È anche e soprattutto la reazione a un atteggiamento di antiberlusconismo viscerale che giudico dannoso più che inutile. E poi, è giusto dirlo, c'è anche il rispetto per una personalità oggettivamente incredibile, fuori della media, in tutti i sensi". Non a caso a curargli l'immagine e il programma politico c'è quel Giorgio Gori che è stato capo dei palinsesti delle reti televisive berlusconiane, dirigente chiave della Fininvest e architrave della campagna mediatica che ha accompagnato l'ascesa del neoduce Berlusconi.
Che altro dire di questo squallido politicante borghese talmente destro che la stessa base del PD lo ha contestato a Roma sabato 5 novembre, ripetendo il grido ormai ricorrente nei cortei "Renzi vai ad Arcore".

9 novembre 2011