Mautone, uomo di Di Pietro, coinvolto nello scandalo degli appalti e gare del comune di Napoli

Nello scandalo degli appalti truccati al comune di Napoli che ha investito in pieno la giunta di "centro-sinistra" capeggiata da Iervolino con 12 persone arrestate, fra cui 2 assessori in carica e due ex assessori, e due richieste di arresto a carico dei parlamentari Renzo Lusetti (PD) e Italo Bocchino (PDL), è pesantemente coinvolta anche l'Italia dei Valori del falso moralizzatore Antonio Di Pietro.
Fra gli arrestati del 17 dicembre scorso figura infatti anche il suo "uomo di fiducia" Mario Mautone, in qualità di ex provveditore alla Opere Pubbliche in Campania e Molise, mentre suo figlio Cristiano, consigliere provinciale a Campobasso, è chiamato a dar conto delle pressanti e ripetute richieste telefoniche rivolte a Mautone e intercettate dalla procura di Napoli per chiedere incarichi e consulenze a favore di architetti e ingegneri amici.
Nel vano tentativo di nascondere l'evidenza, il capobastone dell'Idv ha subito cercato di prendere le distanze da Mautone dichiarando che: "Mautone non è il mio uomo di fiducia, non lo è mai stato" e addirittura è arrivato a minacciare querele contro chiunque avesse osato accostare il suo nome e quello del suo partito all'indagato Mautone.
Sbugiardato dagli sviluppi dell'inchiesta e soprattutto dalle pubblicazioni inerenti le "ambigue" telefonate di suo figlio Cristiano a Mautone, Di Pietro cambia versione e confessa che appena ha avuto le "prime avvisaglie" dell'inchiesta, nell'estate del 2007, quando era ministro delle Infrastrutture, decise lui stesso il trasferimento "punitivo" di Mautone a Roma per porlo alle sue dirette dipendenze.
Giustificazioni a dir poco incredibili, che invece di fare chiarezza assumono il contorno di un vero e proprio giallo. Di Pietro infatti non spiega come faceva a sapere già nel 2007 dell'inchiesta di Napoli dal momento che all'epoca nessun organo di stampa ne aveva dato notizia e i fascicoli erano ancora sotto stretto riserbo degli inquirenti. Così come non spiega perché "quel funzionario con cui non avevo alcun rapporto" viene trasferito in tutta fretta a Roma "per impedirgli di nuocere" e messo alle dipendenze del ministero di cui Di Pietro stesso è titolare.
La verità è che Di Pietro, probabilmente, grazie alle sue conoscenze in campo investigativo e giudiziario acquisite quando faceva il poliziotto e poi il Pm, una volta venuto a conoscenza dei risvolti che andava assumendo l'inchiesta di Napoli e, probabilmente, avendo saputo che il telefono di Mautone era intercettato, sia corso ai ripari e abbia cercato in tutti i modi di tenere fuori dai guai giudiziari suo figlio il quale è ritenuto "troppo esposto" e quindi non più adatto a tenere i rapporti con Mautone.
Delle due l'una: se Di Pietro non sapeva nulla dell'inchiesta di Napoli come mai decise di trasferire in fretta e furia un perfetto sconosciuto come Mautone al ministero? Se invece sapeva delle pratiche corruttive del suo uomo e di quanto stava accadendo nel Comune di Napoli, perché l'ex Pm di Mani Pulite non ha denunciato tutto alla magistratura?
Altro che "partito degli onesti"!
La verità è che Di Pietro e il suo partito rappresentano soltanto l'altra faccia della stessa medaglia di questo marcio sistema capitalista e delle sue istituzioni borghesi corrotte fino al midollo.

14 gennaio 2009