Nel 90° Anniversario dell'immortale opera di Lenin e Stalin
I media borghesi uniti contro la Rivoluzione d'Ottobre
Insulti e calunnie della destra, capitolazione e rinnegamento totali della "sinistra" borghese. Vergognosa disinformazione del Tg2 diretto dal fascista Mazza

Il 90° Anniversario della Rivoluzione d'Ottobre non è passato inosservato tra i media borghesi. Se da una parte la destra del regime neofascista ha liquidato abbastanza seccamente l'evento, esprimendo i soliti abominevoli giudizi e considerazioni, cavalli di battaglia storici del fascismo e della reazione, la "sinistra radicale" e non, si è profusa in uno sforzo, in particolare con gli speciali pubblicati da "la Repubblica", "l'Unità", "il manifesto", "Liberazione" e "la Rinascita della sinistra", per dimostrare il "fallimento", l'"inattualità" e la "non riproponibilità" della Rivoluzione d'Ottobre e di conseguenza mettere una pietra sopra al socialismo e alla gloriosa esperienza del movimento comunista internazionale. Un'operazione ignobile atta a minare lo spirito e le coscienze dei tanti fautori del socialismo, in particolare i giovani, ancora sotto l'influenza di questa stampa e dei rispettivi partiti falsi comunisti.
Noi marxisti-leninisti non abbiamo cambiato idea sulla Grande Rivoluzione Socialista Russa. Lo hanno dimostrato l'eccezionale n. 40 speciale de "Il Bolscevico", il video su Lenin e l'Ottobre, l'affissione dello splendido manifesto, le diffusioni straordinarie e i banchini in tutta Italia laddove siamo presenti. Consci che i verdetti storici del proletariato non si cambiano; quando ciò avviene vuol dire che si è passati dalla parte del nemico di classe, della borghesia e dell'imperialismo.

Niente di nuovo dai fascisti vecchi e nuovi
Il veleno degli ascari del neoduce Berlusconi è sprizzato in questa occasione dalla penna dell'ex craxiano Paolo Guzzanti che nell'editoriale apparso su "Il Giornale" del 7 novembre sentenzia: "Quella che è passata alla storia come la 'Rivoluzione d'Ottobre' fu in realtà un colpo di stato militare, un golpe contro il primo governo e il primo libero parlamento del popolo russo, per di più di tendenze socialdemocratiche. Da quel colpo di Stato nacquero stragi ed esecuzioni di massa". E poi giù altri secchi di bile: "Già in Italia si cantava un inno che diceva 'E noi farem come la Russia, e noi farem come Lenin'. Lenin aprì i primi campi di concentramento e il suo successore Stalin li moltiplicò dedicandosi anche alla produzione di carestie artificiali" e via di seguito con i falsi numeri, triti e ritriti, delle "decine di milioni di morti a causa del socialismo".
Sulla stessa falsariga il fascista "Secolo d'Italia" che per attaccare la Rivoluzione d'Ottobre ha pubblicato (12 ottobre e 4 novembre) recensioni positive di due nuovi libri borghesi sul tema: "1917. La rivoluzione" di Marcello Flores e "La rivoluzione svelata" di Vittorio Strada. In particolare quest'ultimo aiuterebbe a dissolvere "parecchi equivoci", a partire "da quello che vorrebbe una rivoluzione leniniana 'buona' e una successiva 'degenerazione' nello stalinismo. Ebbene - continua il fogliaccio fascista - Strada dimostra che l'idea di una fase staliniana radicalmente diversa da quella leniniana è una leggenda. Il male era già nella radice bolscevica. Tant'è che la vera rivoluzione russa fu quella, liberale e democratica, di febbraio, non quella d'ottobre, che fu in realtà un colpo di stato, una prevaricazione resa possibile dall'ingenuità dei menscevichi".
La campagna fascista e reazionaria contro la Rivoluzione d'Ottobre ha ottenuto la sua massima audience la sera del 24 ottobre, allorché è andato in onda un vomitevole e vergognoso servizio nel Tg2 delle 20 e 30, diretto dal fascista di AN Mauro Mazza. Un editoriale firmato da Tommaso Ricci, pregno di messaggi devastanti, dove si arrivava ad affermare che il comunismo ha determinato la nascita e l'ascesa al potere di nazismo e fascismo e che successivamente alla caduta di questi è inspiegabilmente sopravvissuto, imbrogliando milioni di persone (etichettate come gente che credeva di poter cambiare il mondo ma in realtà sosteneva un regime totalitario) e causando un degrado morale di cui paghiamo ancora oggi le conseguenze. Citiamo testualmente dal servizio: "Le paure suscitate da Lenin e compagni favorirono in Italia l'avvento del fascismo. Qualche anno dopo la Germania, che pure aveva spinto Lenin a inoculare in Russia il debilitante virus comunista, si ritrovò di fronte l'imprevisto moloch rosso e partorì il mostro nazista". Poi con uno sfoggio di arte oratoria degno dei cinegiornali dell'Istituto Luce mussoliniano Ricci liquida la Rivoluzione come un colpo di stato sanguinario e controrivoluzionario, dato che la vera rivoluzione c'era già stata in febbraio.
Il vergognoso servizio del Tg2 è stato giustamente denunciato all'indomani nella seduta di Palazzo Madama da Fosco Giannini, senatore PRC e leader della corrente "L'Ernesto", che ha concluso il suo intervento inneggiando alla Rivoluzione d'Ottobre e al socialismo, ma anche, da buon revisionista, a Gramsci e Di Vittorio.
L'11 novembre è stato poi lo stesso Mazza a introdurre la puntata del Tg2 Dossier dedicata alla Rivoluzione d'Ottobre e alla conseguente nascita del PCI in Italia. Gongolante ha ricordato come il servizio della sua testata del 24 ottobre avesse fatto scalpore, ma che in definitiva aveva ragione lui, in quanto il 30 ottobre era stato lo stesso neosegretario del PD Veltroni a rilanciare il dibattito parificando per la prima volta i crimini del nazismo a quelli del comunismo. Senza dire una parola, come abbiamo prontamente denunciato sul n. 41 de "Il Bolscevico", sul fatto che i rinnegati ex dirigenti del PCI revisionista vogliono completamente ripulirsi del loro passato da "comunisti" per compiacere i loro padroni capitalisti.

Al soldo del governo del DC Prodi
"Ottobre. Il mito infranto della rivoluzione" è il significativo titolo dello speciale del "Diario di Repubblica" pubblicato il 23 ottobre. A firma Sandro Viola vi si legge che "Novant'anni dopo, della rivoluzione russa resta quasi soltanto il colore. Il pittoresco". Secondo il pennivendolo del governo del dittatore democristiano Prodi, "una cosa è certa. Dalla rivoluzione bolscevica non sorgerà, com'era stato promesso né una società giusta né un 'uomo nuovo', salvo che per uomo nuovo non s'intenda l'homo sovieticus: vale a dire l'uomo bianco più povero e oppresso del XX secolo''. E via poi con le stesse mistificazioni e falsità di fascisti e reazionari. All'interno due pagine intere di commenti e interviste in tema, di un manipolo di borghesi anticomunisti. Non pago il quotidiano, megafono del governo Prodi, torna sull'argomento il 30 ottobre con un nuovo speciale di "Diario", in cui tramite un'intervista ad Andrea Graziosi, autore della "Storia dell'Unione Sovietica" a volumi, di cui è uscito ora il primo "L'Urss di Lenin e Stalin (1914-1945)", viene attaccata violentemente e visceralmente tutta l'esperienza socialista dell'Urss.
All'appello anticomunista ha risposto presente anche l'"Unità", con due paginate nella rubrica "Orizzonti" del 15 ottobre e 5 novembre. Nella prima Bruno Gravagnuolo analizza il libro prima citato di Marcello Flores sposandone totalmente la chiosa conclusiva: "L'Ottobre bolscevico fu edificazione di una Chiesa mondiale, che Stalin rinsalderà come 'fortezza'. Sulle basi della pulsione volontaristica e militare leniniana. Quella 'Chiesa' scatenerà processi di liberazione, e al contempo li stroncherà. Evocando anche opposti totalitarismi. Con conseguenze incalcolabili sulla storia dell'intera umanità. E, come dice Flores nelle righe finali, con conseguenze incalcolabili per l'intero movimento operaio e per la stessa possibilità e credibilità del socialismo".
Nell'altra è Adriano Guerra ad offrire una visione artefatta dell'Ottobre attraverso la rilettura del libro del giornalista americano John Reed "I dieci giorni che sconvolsero il mondo", giocando artatamente sulle stesse contraddizioni vissute dallo stesso autore dopo l'affermazione della rivoluzione bolscevica. Il tutto farcito non a caso con citazioni riquadrate di Gramsci tratte dalla sua "La Rivoluzione contro il Capitale" del dicembre 1917, nella quale il maestro revisionista del PCI dette un primo e pesante saggio del suo antimarxismo-leninismo.

La capitolazione della "sinistra" borghese
Se qualcuno, in particolare i giovani rivoluzionari e fautori del socialismo, si attendeva una riscossa della "sinistra" borghese, nell'avocare a sé l'eredità della più importante Rivoluzione della storia dell'umanità, sarà rimasto senz'altro deluso. Non però noi marxisti-leninisti. Di spazio, certo, ne hanno dato al 90° Anniversario, attraverso i loro quotidiani e settimanali, ma lo hanno fatto unicamente per giustificare la loro scelta di rinnegamento del socialismo e del comunismo e la loro capitolazione al capitalismo e all'imperialismo.
Una galleria di interventi deprimenti e raccapriccianti che vogliamo aprire con "Liberazione" ("giornale comunista", sic!) che ha sparato le sue cartucce nell'edizione del 7 novembre con un'editoriale di Rina Gagliardi e uno speciale a latere. L'esponente trotzkista e luxemburghiana del PRC, già smascherata politicamente dal compagno Mino Pasca nel 2003 durante la trasmissione "Otto e mezzo" de La7 dedicata al 50° anniversario della morte di Stalin, si piange addosso vaneggiando di un "tradimento" e di uno "snaturamento" della Rivoluzione d'Ottobre già "un attimo dopo la presa del palazzo d'inverno". "Ma si può separare davvero una rivoluzione dai suoi esiti, - si chiede la Gagliardi - senza scaricarli addosso alla sua scintilla originaria, alle sue intenzioni, alle sue finalità? Questa, certo, è tutto fuorché una domanda 'semplice', è anzi un interrogativo drammatico, che ci pesa addosso quasi come il carattere irreversibile e necessario della rivoluzione stessa. A tutt'oggi, siamo in grado - forse - soltanto di dar conto delle tante singole cause che spensero presto la spinta rivoluzionaria e liberatoria dell'Ottobre e trasformarono l'Unione Sovietica, sotto il lungo regno di Stalin, in un regime oppressivo, sanguinario, fondato sul terrore e la passività di massa. Ma non siamo in grado di spiegare davvero come e perché un'impresa di questa grandezza abbia potuto smarrirsi nel corso degli anni, fino al punto da convertirsi pressoché nel suo opposto".
Ed è per questo che, prosegue l'esponente del PRC, "Noi, novant'anni dopo, carichi di sconfitte e di tragedie" (doppio sic!) la Rivoluzione d'Ottobre "non la cancelliamo e non la idolatriamo: piuttosto, non smettiamo di interrogarla, di indagarla, di 'rammentarla', di impararne le lezioni necessarie... Compreso il male che lo stalinismo ha fatto a noi, al movimento operaio e comunista. Compresa la più difficile e la più necessaria delle revisioni, che ci ha portato - ha portato molti di noi - ad aderire alla scelta strategica della nonviolenza, della critica del potere, dell'idea di una Rivoluzione capace, finalmente, di non annientare i suoi nemici e di attraversare intiera la complessità delle contraddizioni umane".
Più chiara di così la Gagliardi non poteva essere. Altro che celebrazione! Il suo è un requiem, un de profundis alla Rivoluzione d'Ottobre, al socialismo e all'esperienza entusiasmante e piena di successi del movimento comunista internazionale. E l'approdo alla nonviolenza come forza motrice della storia non è che il suo degno epilogo di trotzkista, teorizzato addirittura il giorno seguente sulla stessa "Liberazione" da un lungo articolo di Giuseppe Prestipino, che tira in ballo, a supporto di questa tesi borghese e anticomunista, Gramsci e le sue teorizzazioni. Costui, infatti, di Gramsci enfatizza "la concezione 'revisionista' della rivoluzione" (come rileva anche "il manifesto" in uno dei suoi pezzi sull'Anniversario dell'Ottobre), ossia il passaggio da una visione della trasformazione incentrata sulla presa del potere a un'altra incentrata sulla lotta per l'egemonia: "tras-formare il mondo è meglio che ri-voltarlo, mettendolo sottosopra per lasciarlo, nella sostanza, quale era prima" ha sintetizzato lo stesso Prestipino all'apertura del convegno organizzato da "Transform" (una rete europea di gruppi movimentisti, associazioni culturali, riviste, intellettuali vicini alla "Sinistra europea") su "la riforma della rivoluzione" che si è chiuso a Roma il 10 novembre scorso.
Un'altra "perla" dello speciale di "Liberazione" è l'articolo di Franco Berardi "Bifo", autonomo storico, anarchico nella sostanza, "La depressione di Vladimir Ilich", in cui attacca ignobilmente Lenin, dandogli di depresso perenne e dipingendolo come uomo sempre in "fragile equilibrio psichico", per arrivare a sentenziare che "il XXI secolo sarebbe stato migliore senza di lui, soprattutto la sua conclusione".
Dello stesso tono capitolazionista ha fatto largo uso anche "il manifesto" nello speciale "La Rivoluzione ha 90 anni", pubblicato in tre puntate il 6, 7 e 8 novembre.
Interventi della professoressa Rita di Leo per dimostrare quanto "L'Ottobre operaio sia rimosso oggi dalla Russia", l'intervista della femminista trotzkista Ida Dominijanni all'operaista e trotzkista storico Mario Tronti, secondo il quale "L'Ottobre è irripetibile" e oggi "La Rivoluzione è davvero impensabile", per finire con la pubblicazione della prefazione di Rossana Rossanda al suo ultimo libro sul viaggio in Russia di due inviati del quotidiano trotzkista, anch'essa intrisa di giudizi liquidatori sul socialismo e sui "troppo clamorosi errori e le pesanti colpe della rivoluzione comunista".
Dulcis in fundo "la Rinascita della sinistra", settimanale del PdCI di Diliberto e Rizzo, che nella rubrica "lo scaffale" del 1° novembre ha pubblicato, a tutta pagina, alcuni passaggi tratti da un testo dell'attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, "L'insegnamento di Lenin nell'esperienza e nella prospettiva del PCI", apparso nel 1970 sui "Quaderni di critica marxista", allo scopo di avallare la giustezza del revisionismo originario di Gramsci, e poi di Togliatti e del PCI, e allo stesso tempo accreditare la tesi revisionista che la Rivoluzione russa è stata un'eccezione, non replicabile in occidente. Mentre Iacopo Venier, responsabile della politica estera del PdCI e membro della delegazione, capeggiata da Diliberto, alla manifestazione dei revisionisti svoltasi a Mosca il 7 Novembre, su "la Rinascita della sinistra" del 15 novembre scrive che "Ovviamente nessuno pensa alla presa del Palazzo d'Inverno. 'La storia si ripete in farsa' ci insegna Carlo Marx. Perciò nessuna nostalgia ma avanti con lo sguardo aperto verso il futuro, forti di un lucido legame con il nostro passato".
Insomma, falsi comunisti e servi del capitalismo.
È ora di abbandonarli alla loro deriva e dare tutta la forza al PMLI, l'unico Partito italiano a seguire la via dell'Ottobre per l'Italia unita, rossa e socialista.

21 novembre 2007