Media conniventi

Continua la strategia non dichiarata e non pubblica da parte della classe dominante borghese, delle sue istituzioni e dei suoi governi contro il PMLI. Non basta più il black-out stampa sulle posizioni e sulle attività del PMLI. Ora è la volta delle intimidazioni. Com'è accaduto il 3 marzo a Napoli e Catania dove la Digos ha identificato i militanti e i simpatizzanti del PMLI che stavano ai banchini per commemorare il 60° Anniversario della scomparsa di Stalin. Al banchino di Rimini invece l'intimidazione l'hanno compiuta i carabinieri affiancati dai soldati. Di questo vergognoso comportamento antidemocratico e anticostituzionale ne portano la responsabilità la ministra dell'Interno Anna Maria Cancellieri e il ministro della difesa Giampaolo Di Paola.
A Napoli la Digos ha operato, come afferma il Comunicato stampa della Cellula "Vesuvio Rosso", con "fare arrogante, come se si trattasse di un rastrellamento di antifascisti e di comunisti ai tempi di Mussolini".
I media hanno vilmente taciuto. A nulla sono servite le telefonate fatte alle redazioni dei quotidiani con la cronaca di Napoli per invitarle a dare la notizia ai propri lettori.
Ciò conferma che ormai i media sono completamente asserviti al regime neofascista e anticomunista. Sia quelli di destra sia quelli di "sinistra" hanno lo stesso interesse, che è quello di oscurare il PMLI, di non farlo conoscere alle masse, perché non possono permettere che il PMLI si sviluppi rapidamente in tutta Italia, consapevoli che esso è l'unico Partito in grado di combattere e abbattere il capitalismo e la dittatura borghese.
Questa strategia borghese e governativa del silenzio e dell'intimidazione si lega a quella degli anni '70 e '80 del secolo scorso quando tentò di soffocare nella culla il PMLI tramite una lunga catena di processi per reati di opinione, in particolare contro Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI. Poi, visto che seguendo quella strada non otteneva alcun risultato, in quanto il PMLI, per nulla turbato, continuava imperterrito nel suo lavoro rivoluzionario, ha dipinto a fosche tinte il Partito, negli anni 2000, accusandolo di essere coinvolto nel terrorismo, e di avere persino legami con Al Qaida. Persa la partita sul piano giudiziario, è di nuovo calato il silenzio stampa sul PMLI, rotto solo in occasione della solenne commemorazione di Stalin nel 2 marzo del 2003 promossa dal CC del Partito. Ma anche allora come ora il governo e i fascisti imbastirono delle provocazioni. Guarda caso, sempre quando il PMLI alza la bandiera di Stalin nelle piazze d'Italia.
I media hanno persino ignorato le vittorie riportate dal PMLI nelle trascorse elezioni contro le giunte di Prato, Monsummano Terme (Pistoia), Cadelbosco di Sopra (Reggio Emilia) e Castelnuovo di Sotto (Reggio Emilia), Cattolica (Rimini), Misano di Gera d'Adda (Bergamo) e Treia (Macerata), e nelle ultime elezioni contro le giunte di Benevento e di Rufina (Firenze) che avevano tentato di negare al Partito gli spazi sui tabelloni dove affiggere i propri manifesti astensionisti.
E ora che faranno? È probabile che si svilupperanno provocazioni di tutti i tipi, non solo governative e istituzionali, nel tentativo di dissuadere il PMLI, con le cattive, di occupare le piazze con i banchini, rivelatesi strumenti molto pericolosi per la tranquillità delle istituzioni, dei governanti e dei partiti del regime capitalista e neofascista.
Di sicuro diventerà ancor più rigido il black-out dei media conniventi.
Confidiamo solo in un sussulto antifascista da parte dei giornalisti democratici, che li induca a ribellarsi all'imposizione dei loro editori, direttori e capicronaca di non nominare nemmeno la sigla del Partito marxista-leninista italiano.
Rimane comunque un fatto storico e politico indimenticabile e vergognoso che i media non hanno speso nemmeno una parola sulla commemorazione di Stalin e sulla campagna elettorale astensionista del PMLI.

6 marzo 2013