Nuova conferma della natura opportunista dei trotzkisti
Menichini da "il manifesto" a "Europa" della Margherita
In precedenza Barenghi, ex direttore del quotidiano trotzkista, era passato a "La Stampa" degli Agnelli
Il quotidiano trotzkista "il manifesto" sembra diventato una fucina di pennivendoli per la borghesia di destra e di "sinistra". Questa volta è il caso di Stefano Menichini che da via Tomacelli ha preso il volo per diventare il neodirettore di "Europa" il giornale della Margherita, dopo le dimissioni di Nino Rizzo Nervo, entrato nel CdA della Rai.
Menichini, 45 anni, a "il manifesto" della Rossanda e Pintor c'era nato e cresciuto giornalisticamente fin dal '79 quando vi approdò con la spinta di Ritanna Armeni, oggi editorialista di "Liberazione" e conduttrice nella passata stagione di "Otto e mezzo" su La7, alla corte di un altro voltagabbana, Giuliano Ferrara.
Menichini è andato persino vicino ad assumere la direzione de "il manifesto" quando nel 1995 ne era uno dei tre aspiranti direttori assieme a Pierluigi Sullo e Franco Carlini. Non ce la fece e, allora dalemiano, accettò la proposta di andare a lavorare in una rivista che D'Alema voleva realizzare con Giuliano Amato (che per Menichini è l'unico vero statista in circolazione, "potrebbe andare al Quirinale"). Non se ne fece di niente e quindi accettò la proposta di Paolo Gentiloni di andare a dirigere l'ufficio comunicazione del sindaco di Roma, Rutelli. Così da dalemiano diventò rutelliano, che in pratica significa democristiano.
Nel suo editoriale di presentazione su "Europa", Menichini dichiara "Senza giri di parole, Europa vorrà essere il giornale della costruzione del Partito democratico, in Europa e in Italia". E aggiunge: "Non c'è alternativa migliore che completare la transizione al bipolarismo maturo e riprendere la strada del Partito democratico".
Di questo programma a "il manifesto" non si rammaricano affatto, tant'è che Menichini continua ad avere ottimi rapporti con i vecchi colleghi di un tempo. Del resto non è né il primo né l'ultimo a lasciare il quotidiano falso comunista per lidi più "prestigiosi" e "redditizi", anche se formalmente opposti a quelli di partenza.
All'inizio di quest'anno a lasciare "il manifesto" per trasferirsi al giornale degli Agnelli, "La Stampa", era stato nientemeno che l'ex direttore Riccardo Barenghi, 49 anni, che nel quotidiano trotzkista stava fin dal 1980, dopo aver avuto trascorsi anche in Lotta continua.
Barenghi che era diventato direttore de "il manifesto" nel marzo 1998 ed era stato sfiduciato dalla redazione nel novembre 2003, ha così motivato la sua scelta di saltare il fosso: "Volevo andare in un giornale vero, con un editore vero". Del resto erano già note le sue posizioni di destra, come quando si era schierato con gli imperialisti americani scrivendo proprio su "il manifesto" : "Tra gli americani e i tagliatori di teste iracheni preferisco gli americani". è sempre la stessa storia. I voltagabbana Menichini e Barenghi sono solo la conferma della natura opportunista dei trotzkisti: vestono i panni di sinistra fino a che non hanno l'opportunità di manifestare la loro vera natura di destra.

7 settembre 2005