La Merkel e Sarkozy dettano la linea per salvare la moneta unica dalla crisi
"Servono un governo per l'euro e il pareggio di bilancio in tutte le Costituzioni"

L'intesa tra il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva dato il via libera, nel vertice straordinario dei paesi dell'Eurozona dello scorso 21 luglio a Bruxelles, al secondo intervento finanziario da 158 miliardi di euro per salvare la Grecia dalla bancarotta e con essa l'euro. Sono gli stessi due protagonisti che dopo gli ulteriori scossoni generati in Borsa dalla speculazione finanziaria, che colpivano i titoli di Stato dell'Italia e arrivavano a minacciare persino quelli francesi a inizio agosto, intervenivano di nuovo e dettavano la linea per salvare la moneta unica dalla crisi.
Il vertice franco-tedesco del 16 agosto a Parigi lanciava alcune proposte di intervento fra le quali la creazione di un "governo economico" per l'Europa diretto da un presidente in carica per due anni e mezzo; "Io e la signora Merkel - spiegava Sarkozy nella conferenza stampa - proponiamo che il candidato sia Herman Van Rompuy", l'attuale presidente del Consiglio europeo. L'organismo sarebbe costituito dai capi di Stato e di governo e si dovrebbe riunire almeno due volte l'anno, precisavano la Merkel e Sarkozy in una lettera che il 17 agosto inviavano a Van Rompuy, con la richiesta ufficiale dell'assunzione dell'incarico di presidente del nuovo organismo di governo della zona euro.
Un organismo che nelle intenzioni dei due paesi promotori dovrebbe "guidare" almeno in questa fase la difesa politica e economica dell'euro. Non è certo possibile per le due potenze imperialiste che parte di queste responsabilità siano assunte autonomamente dalla Banca centrale europea (Bce), che da novembre sarà guidata dall'italiano Mario Draghi, intervenuta direttamente sui mercati finanziari per comprare, dopo quelli greci, i titoli di stato italiani e spagnoli. Dopo aver imposto al governo Berlusconi di dare il via alla superstangata, di concerto con Berlino e Parigi.
Tanto che nella conferenza stampa a fine vertice Sarkozy e Merkel hanno avuto parole di elogio per i governi di Italia e Spagna: "Hanno preso in questi giorni decisioni molti importanti per la credibilità della zona euro", ovvero hanno fatto quello che gli abbiamo chiesto.
E pretendono che sia eseguito anche il secondo "consiglio" messo a punto nel vertice parigino, il pareggio di bilancio, una regola obbligatoria da inserire nella carta costituzionale quantomeno dei 17 paesi membri dell'eurozona, poiché è indispensabile un "rafforzamento della sorveglianza e dell'integrazione delle politiche di bilancio".
Il pareggio di bilancio è la "regola d'oro" che la Merkel e Sarkozy intendono imporre a tutti gli altri paesi entro la metà del 2012. La Germania l'ha già inserita nella sua costituzione e chiede agli altri paesi di fare altrettanto: "ci deve essere un obbligo nazionale, anche se si forma all'interno delle varie nazioni un'opposizione", ha spiegato la Merkel. Per salvare l'euro che "resta il nostro avvenire", ha sostenuto la cancelliera, bisogna porre fine ai bilanci statali in deficit. Anche se c'è un prezzo da pagare, come quello che è stato messo nel conto della Grecia e dell'Italia e che i governi scaricano sulle masse popolari.
Il pareggio del bilancio pubblico deve diventare un obbligo e chi non lo rispettasse dovrebbe incorrere in sanzioni secondo l'asse franco-tedesco. Che sono previste nella lettera inviata a Van Rompuy nella quale Sarkozy e Merkel sostengono che "in futuro i pagamenti provenienti dai fondi strutturali e di coesione dell'Unione Europea (destinati agli interventi di sviluppo, ndr) dovrebbero essere sospesi nei paesi della zona euro che non si conformeranno alle raccomandazioni sulle procedure di riduzione dei deficit eccessivi".
Tutta la serie di proposte avanzate, scrivono nel messaggio, "dovranno essere messe in atto in modo da rafforzare la coesione dell'Unione Europea nel suo insieme. Il Parlamento europeo, la Commissione europea e i parlamenti nazionali dovranno associarsi a questo processo in conformità alle loro rispettive prerogative". Ovvero seguire la linea da loro dettata.


31 agosto 2011