Rinnovo del parlamento e di amministrazioni locali
In Messico il 57% dell'elettorato ha disertato i seggi
Il 5% di quanti hanno ritirato la scheda l'ha annullata
La destra batte la "sinistra" borghese

Alle elezioni del 5 luglio per il rinnovo del parlamento e di amministrazioni locali il 57% degli elettori messicani ha disertato le urne. Sui 77 milioni di aventi diritto al voto ben 43 milioni non sono andati a votare e dei restanti 34 milioni che si sono recati ai seggi altri 2 milioni, pari al 5% dei votanti, ha annullato il voto. Nella capitale, Città del Messico, l'annullamento della scheda, propagandato da una quarantina di organizzazioni, ha raggiunto la quota del 10% dei votanti.
Le elezioni si sono tenute durante la peggiore crisi economica degli ultimi quindici anni segnata dal dilagare della povertà che colpisce la metà della popolazione e dalle crescenti proteste sociali in tutto il paese. Il presidente Felipe Calderon aveva invece impostato la campagna elettorale sul tema della sicurezza e aveva spinto affinché queste elezioni fossero una sorta di plebiscito a suo favore per tentare di recuperare consensi dopo lo scandalo dei brogli con cui aveva conquistato la presidenza nel 2006. Aveva ricercato un largo consenso per portare in fondo negli ultimi tre anni della propria amministrazione le riforme strutturali previste dal suo governo, dalla riforma fiscale alla riforma della legge sul lavoro, alla riforma della politica economica. E rilanciarsi in vista delle elezioni presidenziali del 2012.
Calderon e il suo partito, il Partito di azione nazionale (Pan), e il suo governo escono sconfitti dalla tornata elettorale, puniti dalla valanga della diserzione del voto e dai voti annullati.
Sul computo dei voti validi la vittoria è andata ai partiti della destra borghese, fra i quali il Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), il partito che aveva governato il paese per oltre 70 anni fino al 2000. Il Pri può avere la maggioranza assoluta del parlamento con i deputati dell'alleato Partito Verde.
Con il Pan, che perde 60 deputati, esce sconfitta anche l'altra formazione della "sinistra" borghese, il Partito della rivoluzione democratica (Prd) che ne perde 54 e da seconda forza politica del parlamento si ritrova al terzo posto, scavalcata dal Pri. Solo tre anni fa il suo candidato Andres Manuel Lopez Obrador aveva conteso la poltrona presidenziale a Calderon, ritenendosi il vero vincitore delle elezioni ma truffato dai brogli.

15 luglio 2009